...adesso che mancano terre alla vostra sete di totale devastazione, andate a frugare anche il mare. Avidi se il nemico è ricco, arroganti se è povero. Le terre dell'oriente e dell'occidente non vi possono saziare, solo voi bramate a possedere con tale smania ricchezza e miseria. Rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome, lo chiamano impero, rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome, lo chiamano ordine. E infine dove fanno il deserto dicono che è la pace" - da una canzone dei bisca-99posse
Saipem: la Procura chiede di nuovo il processo per Scaroni per le tangenti algerine
I pm De Pasquale e Palma hanno ribadito la richiesta di processo per Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni, per Antonio Vella, ex responsabile per il Nord Africa del gruppo petrolifero italiano e per la stessa multinazionale
MILANO - I pm milanesi, Fabio De Pasquale e Isidoro Palma, hanno rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell'Eni, società indagata in virtù della legge 231/2001, dell'ex amministratore Paolo Scaroni e dell'ex responsabile per il Nord Africa del Cane a sei zampe, Antonio Vella. A decidere sulla richiesta, per i reati - a vario titolo - di corruzione internazionale e dichiarazione fraudolenta dei redditi, sarà il gup del tribunale di Milano, Manuela Scudieri.
La richiesta rientra nell'ambito nel procedimento relativo al presunto pagamento di 198 milioni di euro di tangenti in Algeria per far ottenere a Saipem (partecipata da eni) appalti da 8 miliardi di euro.
Il 2 ottobre 2015 Scaroni, Vella e l'Eni erano stati prosciolti dalle stesse accuse da un altro gup, Alessandra Clemente; tuttavia, il 24 febbraio scorso la Cassazione ha annullato quella decisione, accogliendo il ricorso della Procura di Milano e ha rimandato gli atti a un altro giudice di Milano. Si è così tornati in aula per un nuovo procedimento.
Le prossime udienze sono state fissate per il 28 giugno e il primo luglio,
quando parleranno i legali di parte civile e le difese e poi il giudice deciderà se - come sostiene la Procura - ci siano indizi sufficienti per mandare a processo Scaroni, Vella e l'Eni, oppure se emettere una nuova sentenza di proscioglimento.
La procura, inoltre, ha rinnovato anche la richiesta di rinvio a giudizio per parte degli imputati già a giudizio per le presunti tangenti pagate in Algeria, che avevano come destinatario finale l'allora ministro dell'energia Chakib Khelil, in merito a una seconda condotta corruttiva relativa all'operazione del 2008 che portò Eni a comprare la società canadese First calgary petroleums ltd, che come unica attività aveva un giacimento di gas a Menzel, in Algeria, in comproprietà con l'azienda statale algerina Sonatrach. L'operazione è costata circa 923 milioni di dollari canadesi.
Gli imputati già rinviati a giudizio, e che in parte rischiano una nuova contestazione, sono l'ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l'ex direttore finanziario prima di Saipem poi di Eni, Alessandro Bernini, l'ex presidente e ad di Saipem, Pietro Tali, insieme a Farid Noureddine Bedjaoui, fiduciario dell'allora ministro dell'energia dell'Algeria e Samyr Ouraied, uomo di fiducia di Bedjaoui, oltre alla società Saipem. Il reato per cui sono già a processo tutti è quello di concorso in corruzione internazionale mentre a Varone, Bernini, Tali, Bedjaoui e Ouraied viene contestata anche la dichiarazione fraudolenta dei redditi. Nel processo già in aula davanti i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano è imputato anche Omar Habour, considerato il riciclatore delle presunte tangenti. Nell'inchiesta era stato coinvolto l'ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi, che ha scelto la strada del patteggiamento, dopo aver trovato un accordo con la procura di Milano per una pena a due anni e dieci mesi e la confisca di 1,3 milioni di franchi.
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