Il Comune,
nonostante le prescrizioni dell'Arpa, non ha provveduto in tutti in questi anni
a pretendere la bonifica da parte del Demanio. I dirigenti forniscono una
ricostruzione dei fatti che viene smentita dalle carte e il risultato è che
l'amianto, nonostante le condizioni scadenti di conservazione, è ancora lì, a
20 metri dalle case
ALESSANDRIA
- A distanza di una
settimana dal nostro primo articolo siamo pronti a fornire un aggiornamento della
situazione, che offre purtroppo uno spaccato sul funzionamento della nostra
città (e dell'Italia in generale), che mostra perfettamente i limiti di
un sistema in cui chi sbaglia difficilmente paga.
Stiamo parlando della nota vicenda delle coperture in eternit di alcuni tetti dell'ex caserma Valfré, posti a poche decine di metri dalle case e in condizioni scadenti, come accertato già nel 2011 da una relazione dell'Arpa, l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale. L'assessore all'ambiente Claudio Lombardi, interrogato da noi sul tema, dopo aver sentito il dirigente di riferimento ai tempi dei fatti, Marco Neri, offre una sua ricostruzione: "abbiamo indagato la vicenda e a noi risulta che l'Arpa abbia semplicemente prescritto di fare controlli periodici, ma senza fissare una data entro la quale realizzare la bonifica. In questi anni il monitoraggio è stato eseguito e da esso risulta che adesso le coperture si sono in effetti deteriorate. D'altronde prima la struttura non era quasi mai utilizzata, mentre ora il Demanio e la Sovraintendenza ai Beni Culturali si sono accordati perché in quegli spazi si trasferisca l'Archivio di Stato, e pertanto l'ex Caserma Valfré è stata inserita nell'elenco dei luoghi che dovranno essere bonificati".
In realtà sono le carte a smentire questa versione, poiché la relazione dell'Arpa, redatta nel 2011, prescrive chiaramente, secondo quanto previsto dalla legge, di effettuare la bonifica entro 24 mesi, date le condizioni delle coperture in amianto, che già allora vengono descritte come scandenti, con un elenco dettagliato di tutti i rilievi effettuati. (In fondo all'articolo è possibile trovare la relazione per esteso). E' lo stesso Lombardi, alla nostra obiezione, che prova allora a ricostruire come potrebbero essere andate le cose, con tutta la questione gestita 'all'italiana': "quello che potrebbe essere successo è che il Comune avrà parlato con il Demanio, il quale avrà detto che non aveva le centinaia di migliaia di euro che dovrebbero servire per una bonifica di quel tipo, e anche il Comune non avrebbe avuto la disponibilità economica necessaria per sostituirsi al Demanio per la bonifica (come prescriverebbe la legge, perché all'Amministrazione comunale spetta il compito della salvaguardia della salute) e pertanto è facile immaginare che si sia preso un accordo informale con l'Arpa secondo il quale per qualche anno si sarebbe proceduto al semplice monitoraggio della situazione, senza dar seguito a una bonifica". Questa ricostruzione viene però seccamente smentita dal responsabile provinciale dell'Arpa, Alberto Maffiotti, che esclude che possano essere avvenuti 'accordi sottobanco' in deroga alle leggi vigenti: "è una ricostruzione assurda, che non trova riscontro in alcun documento - commenta - quello che c'è è la nostra relazione del 2011, che prescrive la bonifica entro 2 anni. A dettare modalità e tempi per l'intervento è la legge e non si possono certo prendere accordi differenti a parole. Il Comune avrebbe dovuto emettere immediatamente un'ordinanza di bonifica al Demanio, e se questo non avesse adempiuto avrebbe dovuto proseguire con richiami periodici scritti e protocollati, fino a prendere la decisione di procedere in prima persona alla bonifica e poi rilaversi con il Demanio inadempiente".
Di questi documenti però a Palazzo Rosso, dopo giorni e giorni di ricerche, non vi è traccia. E adesso potrebbe anche partire un esposto dagli stessi cittadini che nel 2011 richiesero l'intervento dell'Arpa a tutela delle loro salute, visto che le case, come detto, si trovano a 20 metri da quei tetti.
Nel frattempo sull'Albo pretorio del Comune è stato pubblicato un documento in cui si annuncia un nuovo aggiornamento periodico del monitoraggio degli edifici pubblici che ancora contengono coperture in amianto, al fine di verificarne lo stato di conservazione. Fra i luoghi da monitorare ci sono scuole, circoli ricreativi, sedi di organizzazioni e perfino lo stesso lo stesso Palazzo Rosso, sede del municipio di Alessandria.
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