Qual è il nemico principale contro cui fare fronte comune?
di Manlio Dinucci
Subito dopo la fine della guerra fredda, in seguito allo scioglimento del Patto di Varsavia e alla disgregazione dell’Urss, Washington lanciava ad avversari e alleati un inequivocabile messaggio: «Gli Stati uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana». Sottolineava allo stesso tempo la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa.
Oggi 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della
Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva». Sempre sotto comando Usa: il Comandante supremo alleato in Europa è nominato dal Presidente degli Stati uniti e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave della Nato. Non si può dunque pensare di liberarci dai poteri rappresentati dalla Ue senza liberarci dal dominio e dall’influenza che gli Usa esercitano sull’Europa direttamente e tramite la Nato. Obiettivo fondamentale, sul piano nazionale, è costruire un forte movimento per l’uscita dell’Italia dalla Nato, per un’Italia indipendente e sovrana, per una politica estera basata sull’Articolo 11 della Costituzione.
La Nato sotto comando Usa ha inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Jugoslavia (demolita dalla Nato con la guerra), tre della ex Urss, e tra poco ne ingloberà altri (a partire da Georgia e Ucraina, questa di fatto già nella Nato), spostando basi e forze, anche nucleari, sempre più a ridosso della Russia.
Accusando la Russia di «destabilizzare l’ordine della sicurezza europea», Usa e Nato hanno riaperto il fronte orientale, trascinando l’Europa in una nuova guerra fredda, voluta soprattutto da Washington per spezzare i rapporti Russia-Ue dannosi per gli interessi statunitensi. E l’avanzata Usa/Nato ad Est già coinvolge la regione Asia/Pacifico, mirando alla Cina. È il tentativo estremo degli Stati uniti e delle altre potenze occidentali di mantenere la supremazia economica, politica e militare, in un mondo in forte trasformazione, in cui emergono nuovi soggetti statuali e sociali.
Allo stesso tempo Usa e Nato preparano altre operazioni sul fronte meridionale, strettamente connesso a quello orientale. L’imminente operazione in Libia «a guida italiana» è stata concordata dagli Stati uniti non con l’Unione europea, inesistente su questo piano come soggetto unitario, ma singolarmente con le potenze europee dominanti, soprattutto Francia, Gran Bretagna e Germania. Potenze che, in concorrenza tra loro e con gli Usa, si uniscono quando entrano in gioco gli interessi fondamentali.
Si prepara così un’altra guerra nel quadro della strategia Usa/Nato, dopo Iraq 1991, Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria dal 2013, accompagnate nello stesso quadro strategico dalle guerre di Israele contro il Libano e Gaza, della Turchia contro i curdi del Pkk, dell’Arabia Saudita contro lo Yemen, dalla formazione dell’Isis e altri gruppi terroristi funzionali alla stessa strategia, dall’uso di forze neonaziste per il colpo di stato in Ucraina funzionale alla nuova guerra fredda contro la Russia.
Da questi fatti dovrebbe essere chiaro qual è il nemico principale contro cui fare fronte comune.
È una questione dirimente a tutti i livelli, soprattutto nel processo di costruzione di un partito comunista. I comunisti dovrebbero porsi alla testa di un vasto fronte contro l’imperialismo Usa e i suoi alleati e non aderire, in modo confuso e in ordine sparso, a movimenti che tendono a mettere tutti sullo stesso piano di responsabilità, relegando in secondo piano gli Usa e la Nato.
Ritengo fuorviante a tutti i livelli proclamare una mobilitazione contro la guerra non nominando mai gli Stati uniti, facendoli così sparire dallo scenario mondiale. In tal modo la Nato diventa una entità vaga e, con la formula «UE-Nato» viene fatta apparire come subordinata alla UE, quando è vero il contrario. Tale impostazione è particolarmente grave in Italia che, imprigionata nella rete di basi Usa e di basi Nato sempre sotto comando Usa, è stata trasformata in ponte di lancio delle guerre Usa/Nato sui fronti orientale e meridionale. In tale quadro l’Italia, violando il Trattato di non-proliferazione, viene usata come base avanzata delle forze nucleari statunitensi in Europa, che stanno per essere potenziate con lo schieramento delle bombe B61-12 per il first strike nucleare.
A questo punto, anche nell’Associazione per la ricostruzione del partito comunista, ciascuno si assuma le sue responsabilità, dichiarando e dimostrando con i fatti da che parte sta.
Subito dopo la fine della guerra fredda, in seguito allo scioglimento del Patto di Varsavia e alla disgregazione dell’Urss, Washington lanciava ad avversari e alleati un inequivocabile messaggio: «Gli Stati uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana». Sottolineava allo stesso tempo la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa.
Oggi 22 dei 28 paesi della Ue, con oltre il 90% della popolazione dell’Unione, fanno parte della
Nato, riconosciuta dalla Ue quale «fondamento della difesa collettiva». Sempre sotto comando Usa: il Comandante supremo alleato in Europa è nominato dal Presidente degli Stati uniti e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave della Nato. Non si può dunque pensare di liberarci dai poteri rappresentati dalla Ue senza liberarci dal dominio e dall’influenza che gli Usa esercitano sull’Europa direttamente e tramite la Nato. Obiettivo fondamentale, sul piano nazionale, è costruire un forte movimento per l’uscita dell’Italia dalla Nato, per un’Italia indipendente e sovrana, per una politica estera basata sull’Articolo 11 della Costituzione.
La Nato sotto comando Usa ha inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, tre della ex Jugoslavia (demolita dalla Nato con la guerra), tre della ex Urss, e tra poco ne ingloberà altri (a partire da Georgia e Ucraina, questa di fatto già nella Nato), spostando basi e forze, anche nucleari, sempre più a ridosso della Russia.
Accusando la Russia di «destabilizzare l’ordine della sicurezza europea», Usa e Nato hanno riaperto il fronte orientale, trascinando l’Europa in una nuova guerra fredda, voluta soprattutto da Washington per spezzare i rapporti Russia-Ue dannosi per gli interessi statunitensi. E l’avanzata Usa/Nato ad Est già coinvolge la regione Asia/Pacifico, mirando alla Cina. È il tentativo estremo degli Stati uniti e delle altre potenze occidentali di mantenere la supremazia economica, politica e militare, in un mondo in forte trasformazione, in cui emergono nuovi soggetti statuali e sociali.
Allo stesso tempo Usa e Nato preparano altre operazioni sul fronte meridionale, strettamente connesso a quello orientale. L’imminente operazione in Libia «a guida italiana» è stata concordata dagli Stati uniti non con l’Unione europea, inesistente su questo piano come soggetto unitario, ma singolarmente con le potenze europee dominanti, soprattutto Francia, Gran Bretagna e Germania. Potenze che, in concorrenza tra loro e con gli Usa, si uniscono quando entrano in gioco gli interessi fondamentali.
Si prepara così un’altra guerra nel quadro della strategia Usa/Nato, dopo Iraq 1991, Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria dal 2013, accompagnate nello stesso quadro strategico dalle guerre di Israele contro il Libano e Gaza, della Turchia contro i curdi del Pkk, dell’Arabia Saudita contro lo Yemen, dalla formazione dell’Isis e altri gruppi terroristi funzionali alla stessa strategia, dall’uso di forze neonaziste per il colpo di stato in Ucraina funzionale alla nuova guerra fredda contro la Russia.
Da questi fatti dovrebbe essere chiaro qual è il nemico principale contro cui fare fronte comune.
È una questione dirimente a tutti i livelli, soprattutto nel processo di costruzione di un partito comunista. I comunisti dovrebbero porsi alla testa di un vasto fronte contro l’imperialismo Usa e i suoi alleati e non aderire, in modo confuso e in ordine sparso, a movimenti che tendono a mettere tutti sullo stesso piano di responsabilità, relegando in secondo piano gli Usa e la Nato.
Ritengo fuorviante a tutti i livelli proclamare una mobilitazione contro la guerra non nominando mai gli Stati uniti, facendoli così sparire dallo scenario mondiale. In tal modo la Nato diventa una entità vaga e, con la formula «UE-Nato» viene fatta apparire come subordinata alla UE, quando è vero il contrario. Tale impostazione è particolarmente grave in Italia che, imprigionata nella rete di basi Usa e di basi Nato sempre sotto comando Usa, è stata trasformata in ponte di lancio delle guerre Usa/Nato sui fronti orientale e meridionale. In tale quadro l’Italia, violando il Trattato di non-proliferazione, viene usata come base avanzata delle forze nucleari statunitensi in Europa, che stanno per essere potenziate con lo schieramento delle bombe B61-12 per il first strike nucleare.
A questo punto, anche nell’Associazione per la ricostruzione del partito comunista, ciascuno si assuma le sue responsabilità, dichiarando e dimostrando con i fatti da che parte sta.
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