Ancora in Clarea. Rispetto a ieri sono aumentati sia mezzi e uomini delle ditte sia la presenza poliziesca.
La devastazione continua. In basso, dove c’erano radure, fitte macchie di sottobosco e quinte di betulle, si allarga, fino al torrente, una spianata vuota, percorsa dalle ruspe e dai mezzi di movimento terra; ai margini il bosco ferito, i tronchi accatastati di quelle che furono le betulle della Clarea.
In alto si allunga il muro della vergogna, progettato a protezione del cantiere contro le inevitabile frane prossime venture: si stanno gettando le fondamenta al piede di una frana millenaria, di cui, col procedere degli scavi , emergono i detriti millenari, gli enormi massi anticamente abbattutisi a valle.
La nostra piccola baita è ora imprigionata in una lingua di terreno tra il muro e le reti, quasi sezione di massima sicurezza di quella grande prigione che è il fortino.
A portare avanti la distruzione è arrivata la CMC di Ravenna ( i mezzi che lavorano al muro inalberano quel marchio e quel nome); gli uomini sembrano appendici meccaniche dei mezzi, si muovono apatici, apparentemente indifferenti, senza una parola, un gesto, neppure uno sguardo a quanti stanno oltre le reti, donne e uomini arrivati alla spicciolata con le bandiere NO TAV.
Si forma in breve una piccola folla, soprattutto di anziani; piccola ma preoccupante per chi vorrebbe devastare in tranquillità, senza testimoni scomodi: per questo arrivano immediatamente le forze armate a garantire l’ordine costituito seguendo a vista chi si muove lungo le reti e, in ultimo, identificando due nonne wraiter che si sono impegnate con testa, cuore e bombolette, a denunciare per iscritto lo scempio in atto.
Non dobbiamo lasciare che operino indisturbati: temono la nostra presenza, l’indignazione dei nostri sguardi e delle nostre voci, gli obiettivi delle nostre macchine fotografiche e cineprese, il sapere concreto che in tanti anni abbiamo acquisito. Temono perché conoscono la incorruttibile testardaggine con cui abbiamo deciso di difendere un futuro vivibile per noi e per tutti.
Si alzano i muri? Si alza la lotta! Ci vediamo in Clarea.
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