Tra le dichiarazioni ipocrite sulla presunta "sorpresa" portata da Marchionne sulla cancellazione investimenti e piano "Fabbrica Italia" - prevedibilissima invece già dal 2010 - quelle più oscene vengono dal PD e dalla direzione della Cgil.
A chi ha oggi scarsa memoria, ricordiamo alcune delle frasi dette tra il 2010 e il 2011, in pieno dispiegamento del fascismo padronale di Marchionne.
A leggerle oggi sembrano quasi comiche, per come fanno dello "spirito ad un funerale" già annunciato...
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Stefano Fassina, responsabile economico
del PD: “L'investimento di Pomigliano è
fondamentale per l'Italia e per il mezzogiorno. Auspichiamo che il
senso di responsabilità prevalga affinchè il piano Fiat possa
partire come programmato”. E, a proposito del referendum a Pomigliano, dice: ”mi auguro che vincano i Si, perché questo
garantisce occupazione e prospettiva”.
Cgil
campana, Michele Gravano: "rivendica il
ruolo avuto dalla sua organizzazione per la vittoria del Si,
sollecita l'azienda a lavorare per ampliare il consenso intorno al
testo e chiede a Marchionne di procedere senza ripensamenti... Come Cgil abbiamo
contribuito all'affermazione dell'intesa per Pomigliano D'Arco anche
se non siamo tra le organizzazioni sindacali firmatarie. Ci siamo
espressi per un Si con critica... abbiamo partecipato alle assemblee
per difendere gli investimenti della Fiat perché il lavoro è la
priorità...
Camusso: in
un'intervista del giugno 2010 al Corriere della Sera dichiara: “All'azienda vorrei
dire che abbiamo molto apprezzato il piano industriale e la scelta di
confermare l'investimento dopo il risultato favorevole del referendum
e che da qui a quando andrà a regime la produzione della Panda c'è
tutto il tempo di riflettere e trovare una soluzione.
Attualmente
il partito più in sintonia con la Fiat è il PD. I suoi esponenti da
Bersani a Fassino a Chiamparino sono attivi protagonisti di questa
vicenda, condividono pienamente tutte le tappe dell'ultima fase:
l'alleanza con la Chrysler e quindi il piano di Fabbrica Italia. E
colgono ogni occasione per dimostrare la loro sintonia.
Fassino PD: “Forse
una certa rudezza di toni usati negli ultimi tempi dall'ad della Fiat
tradiscono il disagio proprio per il mancato
riconoscimento di aver salvato l'azienda... Sia da parte del governo
il quale ha assistito passivo alle scelte Fiat senza fare nulla per
accompagnarle, sia da parte dei sindacati che non hanno colto fino in
fondo la valenza strategica... Ricordo, per inciso, che per salvare
la Chrysler Obama è sceso in campo in prima persona. Anche in Italia
bisogna mettere in campo una adeguata politica industriale... nel
fare il proprio mestiere il sindacato non può essere insensibile al
futuro della Fiat, l'azienda deve continuare a vivere bene... A
Pomigliano rivedo alcuni atteggiamenti sindacali simili a quelli che
hanno caratterizzato la lotta di trent'anni fa... si dice Marchionne
vuole mettere in riga il sindacato oppure vuole fare un favore a
Sacconi. Non è questo un approccio utile. Se il problema di
Pomigliano è l'efficienza e misure che ne alzino il livello della
produttività, non si può liquidarlo buttandola in politica”.
Chiamparino PD (allora sindaco di Torino):
“... Chi glielo
fa fare a Marchionne di investire 20 miliardi in un paese in cui bene
che vada è sopportato... i sindacati devono garantire
l'affidabilità, devono assicurare il funzionamento della fabbrica.
Questo in America è stato fatto... Se fossi al posto di Marchionne
direi: io devo fare tante vetture, fate voi le proposte su come
evitare di perderci tutti....”. “... Il
sindacato deve garantire una maggiore affidabilità per accompagnare
un grande progetto come quello di Fabbrica Italia... ha ragione
Marchionne che si aspettava accoglienze molto diverse su un progetto
che rappresenta l'unica vera ipotesi di rivoluzione industriale
italiana. Invece è stato accolto con indifferenza generale,
scetticismo, problemi di rappresentatività sindacale... Marchionne
non può arrendersi di fronte alle prime difficoltà, si gioca con
chi ci sta, ci si organizza con chi accetta il progetto e la
sfida...”
Ed, ultimo, la ciliegina di Renzi, il sindaco di
Firenze, (che però come i vede non era affatto da solo...): in un’intervista andata in onda a gennaio 2011 sul Tg della 7,
ha espresso la sua posizione sulla questione: "Io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte
di chi sta investendo sul futuro delle aziende, quando tutte le
aziende chiudono, è un momento in cui bisogna cercare di tenere
aperte le fabbriche”.
”Diciamo
anche la verità: è la prima volta nella sua storia che la Fiat,
anziché chiedere i soldi degli italiani con la cassa integrazione,
prova a mettere dei quattrini per agganciare alla locomotiva
americana Mirafiori e anche la struttura italiana. Quindi, senza se e
senza ma stiamo dalla parte di chi crea lavoro e ricchezza. Poi,
naturalmente, rispettiamo i diritti dei lavoratori, ma che siano
lavoratori, e non cassintegrati”.
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