Torneremo sull'intervista rilasciata ieri da Marchionne su La Repubblica. Ma al di là dei contenuti ciò che vogliamo subito denunciare è il modo arrogante, da guitto con cui Marchionne risponde alle domande.
Per questo, pubblichiamo un passaggio di uno degli opuscoli: "Fiat le armi della critica contro il fascismo padronale", che tra breve saranno in uscita in un nuovo importante Libro - che invitiamo a prenotare.
“...La
fabbrica dei mostri
Marchionne
ha varato la NewCo a Pomigliano e ha espresso in modo chiaro l'idea
della fabbrica che egli vuole. Lo ha espresso in modo arrogante e
volgare dimostrando che nel capitalismo ogni novità finalizzata al
profitto non può che basarsi sulla nuda legge dello sfruttamento.
Questa arroganza e volgarità, però, hanno un merito, quello di
mostrare come si voglia marciare verso un'idea di fabbrica, che poi è
di società, in cui tutti i soggetti sono funzionali in forma nuda e
cruda alle leggi del capitale. Per questo assumono dietro un volto
umano vere e proprie sembianze mostruose.
Mostruosi
i padroni che ormai affidano la fabbrica a questi manager-apprendisti
stregoni e percepiscono gli eventuali dividendi frutto di questo; gli
Agnelli posavano ad industriali e perfino a sovrani dell'industria,
ora sono ridotti a ben misere comparse (misere, chiaramente, si fa
per dire). Neanche nelle descrizioni più felici e nelle denunce più
acute del movimento operaio si poteva arrivare a pensare a una realtà
che supera queste descrizioni sin da diventare delle vere e proprie
macchiette di una sorta di “teatro dei pupi”.
Mostruoso
il manager che descrive una fabbrica in cui esiste solo la produzione
e il “mercato”, e un mondo in cui ci sono solo macchine da
vendere; se il mondo fosse effettivamente come dice Marchionne,
davvero dovremmo dire che l'umanità ha concluso la sua discesa degli
inferi, cioè un mondo di soli padroni, di soli capi e di soli
venditori di macchine.
Se
il capitale avesse solo deciso di dire da sé che “il re è nudo”,
saremmo lieti e contenti e avremmo risparmiato la fatica, ma a questo
stadio dell'imperialismo globalizzato e di regime di moderno fascismo
in formazione, la questione preoccupante è che non si tratta
soltanto dei padroni, dei percettori di rendita che assumono queste
sembianze di mostri, ma in un processo molto simile a quello
descritto da film di fantascienza, queste sembianze e questa
trasmutazione l'assumono tutti. Quindi si assiste ad una
trasmutazione dei sindacati che pur nei loro statuti e perfino in
pezzi della loro storia avevano la tutela dei lavoratori. Certo,
avevamo sempre pensato che sindacati come la Cisl di ispirazione
cattolica e come la Uil di ispirazione socialista fossero assai
inconseguenti tutori degli interessi operai e della difesa sindacale,
ma una trasmutazione così rapida in sindacati del “sì senza se e
senza ma” (Bonanni) e in sindacalisti impegnati ad anticipare con
eccesso di zelo il piano e gli interessi del padrone (come è la Uil
di Angeletti e Palombella), davvero mostra una trasformazione
degenerante.
Perfino
i sindacati come la Fismic, considerati pallide riedizioni del
sindacato giallo di cui alla Fiat c'è il vero copyright, oggi
sembrano avere una nuova vita e illustri e ignobili sconosciuti
zompettano come grilli parlanti.
Ma
i mostri non si fermano ai sindacalisti. I giornali riportano
testimonianze di operai che inneggiano a Marchionne, sono meno di
quanto sembri ma sono vere, non siamo ancora ai livelli dei
sindacalisti americani, o degli operai americani ma ci marciamo
troppo celermente.
“Quando
si è trattato di organizzare la fabbrica per metterla in grado di
produrla, gli operai si sono offerti volontari per venire a pulire,
tinteggiare, riportare questo posto agli onori del mondo. E guardi
con quali risultati. Per questo parlo di orgoglio” (operaia
dirigente della Uaw – Unione Auto Workers della Chrysler).
“Sergio
è meraviglioso, ci ha aiutato a ritrovare l'orgoglio. Gliene siamo
grati, è uno di noi... noi siamo convinti sostenitori del Wcm... gli
operai hanno sospeso il lavoro per partecipare ai corsi di
formazione. Un gruppo di loro ha chiesto di poter utilizzare il tempo
libero per poter rinfrescare lo stabilimento” (operaio della
Chrysler).
Il
moderno fascismo padronale è e si basa su questa fabbrica dei
mostri. E se descriviamo questo, è per denunciarne la pericolosità,
il veleno strutturale diffuso nelle fila operaie che sono sulla
difensiva per rapporti di forza non certo favorevoli. Al moderno
fascismo corrisponde la diffusione e strutturazione nelle fila
operaie del sostegno al neocorporativismo.
In
questo, la lotta contro la fabbrica di Marchionne è vitale per la
classe operaia, è vitale per il presente e il futuro non solo delle
sue organizzazioni sindacali di classe ma anche delle sue
organizzazioni politiche e della continuità e permanenza del
conflitto di classe, del futuro della classe e della prospettiva di
una società libera dallo sfruttamento....”
Luglio
2010
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