Lo
ha fatto il governo Berlusconi - l’art. 8 per la Fiat ha significato solo una
ratifica a posteriore di deroghe a leggi e contratti, agli stessi diritti
tutelati dalla Costituzione, nei fatti già applicate a Pomigliano e a Mirafiori
e via via estese anche agli altri stabilimenti Fiat – e ora lo sta facendo in
maniera se possibile ancora più indecente il governo Monti. E la fine come
allora era nota e drammatica, anche ora, senza che scenda in campo la lotta
degli operai Fiat (meglio e più di prima), rischia di essere tragica.
A
Marchionne che col suo solito stile da fascismo padronale sbatte la porta,
Monti risponde “la Fiat ha ogni diritto di scegliere dove investire”; la
Fornero aggiunge “il governo non può imporre scelte ad una impresa privata” –
ma ampiamente sostenuta dai soldi pubblici!
E
proprio per non abbandonare uno stile sobrio, informa che ne parlerà con
Marchionne al concerto di gala del “Prix Italia” a Torino – questo dovrebbe,
evidentemente, tranquillizzare le migliaia di operai Fiat, buona parte ancora
in cassintegrazione, che non hanno certo soldi neanche per andare ad un cinema…!
Se
possibile peggio sono le dichiarazioni del Sindaco PD di Torino, Fassino, il
quale ormai dà già per risolto il problema: la Fiat può chiudere, tanto…”
Torino è una città plurale, non a vocazione unica… abbiamo risorse
straordinarie su cui far leva e gli investitori sono interessati a venire qui…”
– A Termini Imerese gli operai Fiat stanno ancora aspettando “gli investitori
interessati”…
Ma
i più patetici e ipocriti sono i segretari di Cisl, Uil e Cgil, che dopo aver
accompagnato il piano Marchionne, in tutti i suoi effetti di smantellamento dei
diritti dei lavoratori, o, la Camusso, aver detto un giorno Ni e tutti gli
altri Si e aver bacchettato la Fiom per la sua “posizione estremista”, oggi si
fanno scavalcare anche da un padrone come Della Valle. La Cisl per non sputarsi
in faccia, si arrampica sugli specchi e continua a rivendicare gli accordi
fatti con Marchionne: “per fortuna che l’abbiamo fatto quell’accordo… Si devono
pentire quelli che fanno disfattismo. Noi con quell’accordo abbiamo costretto
la Fiat ad investire 800 milioni di euro a Pomigliano e a trasferire la
produzione della Panda dalla Polonia in Italia”; la Camusso parte sulla stessa
tangente di Fassino: “Se come tutto fa pensare, Fiat è intenzionata a ridimensionare
la produzione (il governo) deve interrogarsi su come attirare un altro
produttore…” – quale lotta di opposizione ai piani di chiusura di Marchionne la
Cgil potrà mai fare con questo “sguardo strategico”?
Infine,
il segretario della Uilm, facendo finta di non aver capito che Marchionne vuole
chiudere almeno due stabilimenti e basta, dice: “effettivamente la crisi di
mercato può costituire un motivo per rinviare investimenti e nuovi lanci… “ –
della serie: mai sei scemo o ci fai…?
A
QUESTO SQUALLIDO GIOCO DELLE PARTI NON POSSONO STARCI GLI OPERAI.
ESSI
DEVONO SUBITO ROMPERLO, MA OCCORRE ANCHE UN BILANCIO, UNA RAPIDA RIFLESSIONE
CRITICA E AUTOCRITICA INTERNA ALLA CLASSE, PER COMPRENDERE SUBITO E METTERSI IN
CAMPO.
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