autore:
Marco Preve - La Repubblica Genova
Intanto in questo precedente post:
http://liguria.indymedia.org/node/6235
si possono trovare alcune interessanti informazioni sul dott. Toccafondi, un vile sadico torturatore (e all'occorenza assassino).
Se qualcuno fosse interessato a rendere visita al dottore o a chiamarlo, il telefono del suo ufficio è il seguente:
010 6449714
l'ospedale è il Gallino di Pontedecimo (Genova).
Sulla giovane donna lasciata morire dal dottore Giacomo Toccafondi:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/02/d...
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G8, premiato il medico delle torture
un "bonus efficienza" dalla Asl 3
Giacomo Toccafondi l'anno scorso è stato riconosciuto colpevole degli abusi nella caserma di Bolzaneto
di MARCO PREVE
La Asl 3 premia il medico genovese che, secondo i giudici della Corte d'Appello, è uno dei responsabili di quel "delirio di violenze, sopraffazioni, umiliazioni" che fu la caserma prigione di Bolzaneto durante il G8 del 2001. Nel 2010, a marzo, Giacomo Toccafondi, seppur i suoi numerosi capi d'imputazione siano andati in prescrizione, è stato però ritenuto civilmente responsabile per gli abusi che commise e i comportamenti che tenne, nella prigione speciale del G8.
Ma un anno dopo, quando la direzione generale dell'Asl 3 ha dovuto stilare la lista dei dirigenti medici più meritevoli, ecco che Toccafondi compare nell'elenco dei buoni. Non a tutti i suoi dirigenti, infatti, la Asl 3 ha riconosciuto la voce "retribuzione di risultato" che premia i dipendenti più efficienti che hanno centrato i loro obiettivi. Si tratta di 4548,79 euro consegnati al medico che, scrivono i giudici, "anziché lenire la sofferenza delle vittime di altri reati, l'aggravò, agendo con particolare crudeltà su chi inerme e ferito, non era in grado di opporre alcuna difesa, subendo in profondità sia il danno fisico, che determina il dolore, sia quello psicologico dell'umiliazione causata dal riso dei suoi aguzzini".
All'interno della Asl genovese e dell'ambiente medico il caso sta facendo discutere. Colpisce, soprattutto, il fatto che la valutazione sia stata effettuata senza, in apparenza, tenere in considerazione questioni etiche, morali o assai più semplicemente di buon senso ed opportunità. Anche se per il processo di Bolzaneto si attende ancora il verdetto della Cassazione, la sentenza per i fatti della caserma carcere è stata talmente dura che si pensava avrebbe indotto atteggiamenti più prudenti negli enti coinvolti, in questo caso la Asl 3 e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria presso cui era distaccato il "dottor mimetica", come era stato soprannominato per la sua predilezione per gli abiti militari.
Senza dimenticare che Toccafondi è stato condannato ad un anno per omicidio colposo per la morte, avvenuta nel 2002, di una detenuta sudamericana rinchiusa nel carcere di Pontedecimo. La donna era deceduta in seguito ad una malattia infettiva diagnosticata in ritardo. Sulla vicenda Toccafondi, tra l'altro, nonostante alcuni pubblici solleciti, anche l'Ordine dei Medici non è mai intervenuto.
Ma, a ben vedere, l'assenza di conseguenze per i condannati in appello per le vicende del G8 è pratica piuttosto diffusa, e lo racconta in dettaglio un dossier contenuto nell'ultimo numero della rivista Micromega. Al pari dell'Asl 3 si è, infatti, comportato il ministero dell'Interno nei confronti degli alti dirigenti di polizia condannati, anche loro in secondo grado, al processo per l'irruzione alla scuola Diaz. Anche in questo caso le parole della Corte d'Appello sono state terribili: "L'enormità di tali fatti, che hanno gettato discredito sulla nazione agli occhi del mondo intero, non rende seriamente rintracciabile alcuna circostanza attenuante generica".
Ma la raffica di condanne a quattro o cinque anni per i falsi, le prove inventate e le lesioni gravi, senza contare i reati caduti in prescrizione come la calunnia, non hanno arrestato la carriera di super investigatori come Francesco Gratteri, Gianni Luperi, Gilberto Caldarozzi, Vincenzo Canterini, o l'ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola di recente nominato questore. Tutti blindati da un capo, Antonio Manganelli che da tempo chiede di "dimenticare Genova" e da una politica che da destra a sinistra, passando per Di Pietro, è sempre stata contraria ad una commissione parlamentare d'inchiesta.
(08 luglio 2011)
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