vittorio pisani. indagine su un poliziotto al di sopra di ogni sospetto
Inserito il 6 luglio 2011 alle ore 16:24 da anna migliaccio
Il superpoliziotto Vittorio Pisani, niente meno quello che acchiappò Antonio Iovine, detto o’ ninno, superlatitante, quello grazie al quale il ministro dell’interno Maroni si fregia mediaticamente del titolo di “migliore ministro contro la criminalità organizzata”.
Che impazza comunque, non meno di sempre, perché, crediamo noi, sia figlia del sistema dei rapporti economici, che dovremmo cambiare, e che quest’ultimo è un compito che spetta alla politica e non solo alle forze dell’ordine.
Qualche cronista si chiedeva, non a torto, ma che hanno da ridere i superlatitanti quando passano a testa alta, e con la manette, con due uomini, a destra e a sinistra, a mò di angeli custodi?
Proprio lui, quindi, accusato di favoreggiamento, nelle confessioni del collaboratore di giustizia Lo Russo, già suo “ confidente”. Insomma qualcuno per antonomasia meno attendibile di lui. Ma anche nelle intercettazioni, valido e temuto strumento di indagine, tanto temuto che quegli stessi governanti da tempo scalpitano per sottrarlo all’uso delle magistrature…
Il lettore, pur non potendo trarre, per ora, conclusioni di sorta, prova curiosità, mista ad un senso avventuroso e filosofico, socratico, diremmo: quel punto esistenziale nel quale si dubita delle certezze, del bene e del male e le cose si fanno affascinanti, terrifiche, instabili. Il che spiega la fascinazione che sempre esercitano le notizie di cronaca nera.
Interdetto alla dimora nella città di Napoli, riceve una curiosa solidarietà dal sottosegretario Mantovano. Nella narrazione di quest’ultimo, certi PM dovrebbero astenersi dal fare il poliziotto, dovrebbero avallare l’esistenza di una “zona grigia”… Quanto grigia e quanto nera, rispondente a quali mandati ad agire o non agire? Nella carriera del super poliziotto, che naturalmente è solo indagato e (forse) riuscirà a chiarire tutto, niente è compromesso. Ergo: “promoveatur ut amoveatur”. Il lettore non può e non deve formarsi un’opinione definitiva, eppure se naviga solo un poco per archivi ADN Kronos non può fare a meno di formarsi un insieme di suggestioni, in guisa di un puzzle, dove in un’area grigia ci sta l’attacco a Roberto Saviano (a che gli serviva la scorta?) e a che serve a Belpietro, potremmo obiettare! In un’altra un poco più nera ci sta il legame con il prefetto di ferro De Gennaro, già reduce da condanna per la macelleria di Genova e altrettanto riconfermato in solidarietà. E ancora, in un altro punto dell’immagine ci mettiamo i tre colloqui informali, nei quali la procura aveva chiesto l’allontanamento del Pisani, e aveva tentato di farlo, ne concludiamo, evitando lo scandalo e la pubblicità. In un altro punto ancora, un poco più distante, potremmo ricordare che nel regime delle camicie verdi è più facile incontrare uomini di paglia che prefetti di ferro, e che chi ha tentato di fare sul serio ha poi dovuto cambiare mestiere… Infine potremmo metterci le inclinazioni politiche del Pisani, e farci di lui un ritratto psicologico, che naturalmente non è, né vuole essere una sentenza.
Il popolo è minorenne, la città è malata, ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà. Noi finiamo col somigliarci, noi poliziotti coi delinquenti. Nelle parole, nelle abitudini… qualche volta perfino nei gesti. Non sono frasi che potrebbe avere pensato egli stesso? Così lo descrive il ritratto dell’edizione napoletana di Repubblica, come di uno che cammina lungo un crinale, e forse ha perduto l’equilibrio ed è caduto.
Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano (F. Kafka
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