La delegazione di Proletari comunisti di Torino è partita per raggiungere la valle di Susa dove era prevista la manifestazione nazionale contro lo scempio e la distruzione del territorio che saranno provocati dai lavori per l’alta velocità (TAV) voluti fortemente dagli speculatori, dai mafiosi e, trasversalmente, dalla maggioranza all’opposizione, dai loro complici della politica
I luoghi per i concentramenti della manifestazione erano tre: la stazione ferroviaria di Chiomonte, il presidio di Venaus, Giaglione e direttamente il forte di EXIL, da dove sarebbero partiti tutti i manifestanti.
Ad EXIL si trovano già migliaia di persone provenienti da tutte le parti d’Italia, pronte ad assediare il cantiere per la TAV. Per attendere altri pullman in arrivo, la partenza è stata rinviata di circa 1 ora. Gli organizzatori della manifestazione invitavano le famiglie con i bimbi, a sistemarsi in testa al corteo, subito dopo i sindaci NO TAV della valle con le loro fasce tricolore e via, via tutti gli altri.
Alla partenza, migliaia di compagni dei Centri sociali si staccano dal concentramento per affrontare la via della montagna con l’obbiettivo di assediare il cantiere dalla parte di Rmats e riprendersi la baita costruita abusivamente e poi sgomberata e rinchiusa nelle recinzioni.
Il corteo ufficiale proseguiva lungo la statale che da EXIL portava alla centrale elettrica di Chiomonte (a ridosso delle recinzioni del cantiere) dove si sarebbero dovuti tenere i vari interventi. Ad un certo punto, però, altre migliaia di persone (circa 10.000) tra cui Proletari comunisti, si staccano dal corteo ufficiale per raggiungere su una strada asfaltata, Ramats per poi scendere lungo un sentiero e andare a dar manforte ai compagni che nel frattempo avevano già ingaggiato una dura battaglia con le forze di polizia. Le notizie che ci arrivavano erano che i compagni dei centri sociali, erano riusciti a conquistare la baita del presidio della Maddalena.
In molti quindi proviamo a scendere lungo il sentiero ma il folto lancio di lacrimogeni e la non adeguata attrezzatura, non ci permetteva di proseguire sino al luogo degli scontri. Il lancio di lacrimogeni era costante e impressionante, ne saranno stati lanciati migliaia. Un gas urticante insopportabile che prendeva fortemente agli occhi e alla gola. Ci si ferma per decidere il da farsi mentre arrivano notizie che la battaglia è già iniziata a Giaglione e alla centrale elettrica e che i valsusini hanno divelto la recinzione del cantiere adoperando funi e altri attrezzi.
Veniamo a sapere che all’atto di coprirsi il volto durante l’attacco della polizia, i compagni sarebbero stati insultati da alcuni rappresentanti sindacali che avrebbero cercato di mantenere pacifica la manifestazione istituzionale. Quindi un assedio su tre fronti. Dopo avere accertato che non erano presenti blocchi stradali della polizia al bivio per la centrale elettrica, ritorniamo sui nostri passi per raggiungere in fretta la centrale. Al nostro arrivo vediamo subito i fumi dei lacrimogeni e cerchiamo comunque di avvicinarci il più possibile alla recinzione per dare battaglia. Ci proviamo e ci riproviamo in migliaia ma i gas troppo potenti ci impedivano di respirare. Intanto arrivano altre notizie dagli altri fronti. Un carabiniere durante una carica alla baita (fronte Ramats) colpito e colto dalla confusione, sbaglia direzione per arretrare ed invece di raggiungere i suoi colleghi, si butta tra le braccia dei compagni che gli saltano addosso malmenandolo.
Gli altri carabinieri non si sono resi nemmeno conto della mancanza di un loro camerata e sono stati i compagni stessi ad avvisare che lo sbirro era da loro, tenendo conto deii 5 compagni arrestati sui vari fronti di battaglia. Decidono poi di liberarlo... I compagni riescono a tenere la baita sul fronte di Ramats e addirittura si fermano a fare merenda mentre a turno altri tengono a bada gli sbirri che ormai, attaccati su tre fronti, disorientati e confusi, vengono respinti più volte.
Dal fronte di Giaglione arrivano notizie di durissimi scontri mentre prosegue l’assedio alla centrale elettrica dove noi ci troviamo. Gli sbirri lanciano lacrimogeni dal cavalcavia dell’autostrada sovrastante la via per la centrale e dall’elicottero che non ha mai smesso di volteggiare sulla zona interessata. Facciamo vari tentativi ma i gas ci respingono ogni volta sino a che si riesce a sfondare di nuovo ma per pochi minuti perché si deve arretrare... il gas che scende a pioggia dopo che il proiettile esplode sopra le nostre teste, come le claster bomb adoperate dagli imperialisti per massacrare afgani ed iracheni.
Dopo ben 6 ore di assedio continuo, i compagni della baita si ritirano dovendo però affrontare in salita il sentiero che li ha portati sino al cantiere inseguiti dagli sbirri.
Alcuni mezzi della guardia di finanza, appostati sul cavalcavia dell’autostrada, si lanciano all’inseguimento dei compagni cercando di tagliare loro la strada attendendoli alla fine del sentiero a S. Antonino. Infatti i compagni che escono dal sentiero, vengono immediatamente caricati ma riescono a cavarsela e a fuggire giù per i pendii fuori dai sentieri.
L’assedio dalla parte della centrale intanto prosegue. Vi partecipano tutti compreso i residenti della valle, anche quelli che, sino allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, credevano ancora nella democrazia, nella nonviolenza e nel dialogo anche con le forze dell’ordine. E’ stata una sensazione stupenda, quasi di liberazione, vedere questi valsusini fianco a fianco ai compagni che combattevano con tutti i mezzi a disposizione.
La resistenza sui tre fronti d’assedio dura per sei ore, dopo di che i compagni defluiscono concludendo così una giornata di lotta fantastica. Oltre 100.000 persone hanno partecipato alla manifestazione e altre decine di migliaia non hanno avuto paura della reazione poliziesca e hanno combattuto con ogni mezzo a disposizione. Lo stesso Perino, portavoce del movimento NO TAV, incontrato al bivio della centrale a manifestazione conclusa diceva che l’assedio era riuscito in pieno e si complimentava con tutti i partecipanti.
Giornata particolarmente faticosa ma carica di soddisfazione.
Proletari comunisti Torino
3 giugno 2011
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