martedì 16 novembre 2010

pc quotidiano 16 novembre - editoriale.. dopo il 16 ottobre

Dopo la grande manifestazione che ha portato un milione di persone in piazza il 16 ottobre, con oltre il 70% costituito da operai di fabbrica è necessario tornarci a riflettere.
Padroni, governo e tutti i partiti parlamentari, i loro organi di stampa, l’hanno in parte già cancellata; dopo aver fatto del loro meglio per oscurarla, ridimensionarla, perfino portando avanti qualche tentativo di criminalizzarla.
Chiunque conosca il peso attuale dei massa media nella costruzione della formazione/informazione della coscienza di massa non si può stupire di questo, nè può sottovalutare il peso che questo esercita sulle stesse grandi masse che vi hanno partecipato direttamente ...
Ma chi ha un ruolo attuale di direzione, organizzazione di queste grandi masse di operai, lavoratori, in primis la Fiom, non sembra avere gli strumenti politici, culturali, progettuali, adatti ad affrontare lo scontro a questi livelli. E questo non solo per incapacità, ma per orientamenti politici e ideologici che pensano che le manifestazioni nazionali pacifiche e di massa siano di per sè lo strumento attraverso cui si possono combattere padroni e governo, sbarrare loro la strada, mutare i rapporti di forza, costruire un’alternativa.
Noi non la pensiamo così. Noi pensiamo che la stessa manifestazione di massa del 16 avrebbe dovuto puntare a far sentire quella che in Francia viene chiamata “la colere du peuple”, verso i Palazzi del governo, verso la sede della Confindustria nazionale, verso le sedi nazionali dei sindacati del padrone, o almeno avrebbe dovuto concludersi con un’aperta contestazione di massa del discorso di Epifani, se non altro con l’obiettivo minimo di imporgli la fissazione dello sciopero generale e non permettergli l’arrogante finta di raccogliere l’indicazione venuta anche dal segretario generale della Fiom. - cosa che noi di proletari comunisti con i giovani di Red block abbiamo fatto - Noi pensiamo che dopo la manifestazione di avere ancor più ragione in quello che abbiamo sostenuto, in sintonia con le centinaia di migliaia di operai, a Roma fino alla fine.
D’altra parte la Francia è là a dimostrarlo, la lotta o si fa o non si fa. I governi moderno fascisti, combinati in Italia col fascismo padronale aperto del piano Marchionne non si battono nè si mandano a casa senza una lotta prolungata, un braccio di ferro che preveda numerosi scioperi e non si fermi di fronte al feticcio delle “regole da rispettare”.
Nei giorni successivi, invece, abbiamo assistito al fatto che gli operai dalla parte della ragione sarebbero passati dalla parte del torto. Anche Nichi Vendola ha condannato perfino i cartelli che attaccavano i sindacalisti del padrone. Questi hanno fatto della negazione della democrazia, della violenza legalizzata del padrone i capisaldi del loro fare sindacato per conto de padrone.
Invece noi riteniamo che debba essere ripresa seriamente e rilanciata la lotta per isolare e mettere a tacere i sindacalisti del padrone nelle fabbriche e nei posti di lavoro, le proteste sotto le loro sedi - che non sono affatto le sedi storiche del movimento operaio ma gli uffici delle sue burocrazie corrotte e vendute- l'apertura in ogni fabbrica un vero e proprio braccio di ferro contro i padroni per il rispetto dei diritti, delle condizioni di vita e di lavoro, del loro salario e del loro posto di lavoro;
occorre un braccio di ferro prolungato contro il piano Marchionne negli stabilimenti Fiat, contro la disdetta del contratto di lavoro con la Federmeccanica, contro il ‘Collegato lavoro’ e la politica di sostegno ai padroni nei licenziamenti, cassintegrazione, precarietà con il governo Berlusconi/Sacconi.
Ma dal palco di Roma non sono venute queste indicazioni. Tocca quindi alle centinaia di migliaia di operai ragionare con la propria testa, pensare e sviluppare forme autorganizzate di mobilitazione che utilizzino anche le attuali strutture sindacali, in primis quelle della Fiom, per fare quello che si deve fare, per contribuire complessivamente allo sviluppo di un autentico sciopero generale.
Alcuni punti di chiarezza sono essenziali.
Bisogna approfondire la rottura con i sindacalisti del padrone, non è affatto vero che la riuscita della manifestazione li possa ricondurre alla ragione e all’unità, anzi li rende più determinati e aggressivi nell’utilizzare il potere concesso loro dal padrone, per andare ancora più avanti, in forme perfino provocatorie, nell’attacco ai diritti, alle libertà sindacali e nel fiancheggiare il padrone nella generalizzazione di quello che possiamo chiamare in forme riassuntive: piano Marchionne in tutte le fabbriche.
Bisogna sviluppare l’autonomia dalla Cgil, sia nazionale che locale. Da Landini all’ultimo delegato non possono far finta di non capire, la linea ieri Epifani, oggi Camusso è un’altra linea rispetto a quella espressa anche dallo stesso Landini dal palco di p.zza S. Giovanni.
L’obiettivo della nuova segreteria Cgil è ricostruire l’unità con i padroni e coi i loro sindacati, l’obiettivo della attuale direzione Cgil è di fiancheggiare l’opposizione parlamentare che lavora nella fase di crisi che attraversa Berlusconi per un nuovo, miglior governo dei padroni.
Bisogna perseguire la linea, come è stato per Roma, di raccogliere intorno alla lotta operaia un più ampio fronte, con i precari, i disoccupati, con i movimenti che si battono sul territorio, con gli studenti, con le voci di opposizione critica nel mondo della cultura, dell’informazione, che denunciano il moderno fascismo che avanza in questo campo come in tutti i campi. L’asse più importante e decisivo di questo fronte è l’unità operai/studenti
Ma gli operai, e in particolare le loro avanguardie, non possono nè devono confondere le masse con i loro rappresentanti riconosciuti, i loro ceti politici – disobbedienti della Sapienza,federazione della sinistra ecc. - che si occupano delle grandi manifestazioni operaie quando vedono che possono servire al loro riciclo, al loro ritorno nella scena politica e nel parlamento.

L’attivismo sindacale e politico della classe operaia espressosi con la manifestazione di Roma crea condizioni migliori per l’avanzamento del sindacalismo di classe e del partito di classe.
Sul piano del sindacalismo di classe bisogna fare avanzare nelle file della classe operaia l’autorganizzazione e l’autonomia dagli attuali gruppi dirigenti. Questo è un aspetto di contenuto più importante della forma organizzativa. Ancor più di fronte al fatto che il sindacalismo di base ha mostrato anche il 16 ottobre di non essere nè poter essere un interlocutore effettivo e generale della classe operaia, restando gli attuali metodi, linee e gruppi dirigenti.

Anche la questione del partito della classe operaia si muove in condizioni migliori. E’ la fase in cui gli operai ascoltano e guardano con attenzione a quello che effettivamente si dice e si fa in qualità di comunisti. Il fascismo padronale, il moderno fascismo statal/governativo, l’analisi della crisi, la lotta contro ogni governo dei padroni, la rottura/discontinuità con le forme politiche della sinistra parlamentare ed ex parlamentare sono un quadro generale che possono e devono farsi strada nella comprensione e nella coscienza operaia, e permettere l’incontro necessario tra avanguardie comuniste impegnate nella costruzione del partito e avanguardie di lotta della classe operaia, creando condizioni per un salto di qualità nella costruzione del partito comunista di tipo nuovo necessario oggi.

Proletari comunisti
novembre 2010

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