lunedì 15 novembre 2010

pc quotidiano 15 novembre - editoriale ... la crisi di governo

Il gruppo di Fini si è ritirato dal governo e annunciato anche la eventuale sfiducia parlamentare, il governo è virtualmente in crisi. Berlusconi e Bossi da un lato e la composita opposizione parlamentare Fini-Casini-Rutelli neo alleanza di centro e il centro sinistra Bersani-Di pietro con appoggio esterno di Vendola e Federazione di sinistra - sotto la regia di Napolitano - vorrebbero una crisi pilotata senza elezioni.
Ma naturalmente ogni contendente vuole che sia pilotata diversamente, e con un diverso pilota.
Queste soluzioni restano tutte sul tappeto, dato che sono assolutamente convergenti sul programma, con l'eccezione della Federazione di sinistra, che conta poco, il programma della Marcegaglia, sotto il traino della Fiat di Marchionne e con un interlocutore proprio Montezemolo.
Su guerra, politica estera, repressione interna, stato di polizia, non ci sono mai stati contrasti veri.
Il soggetto forte della situazione resta Berlusconi, perché interprete più radicale e coerente delle esigenze della borghesia imperialista italiana e della sua frazione trainante, anche se la persona Berlusconi, la cricca berlusconiana è divenuta scomoda e mal accettata sul piano interno e internazionale - ma questo resta un problema secondario, ove non provocasse disordine costituzionale e disordine sociale
Questa dialettica è all'interno della marcia reazionaria della borghesia, che assume le forme del moderno fascismo come tendenza e soluzione di sistema.

Dal punto di vista del proletariato e delle masse popolari la questione non cambia.
C'è da lottare, c'è da costruire uno sciopero generale e una lotta prolungata, almeno del livello Grecia, Francia più recente.
C'è da affermare una estraneità e contraddizione con tutti i blocchi e coalizioni, che si esprima nel boicottaggio elettorale, nella forma dell'astensionismo di massa operaio e popolare, brodo di cultura della autonomia operaia e proletaria, che deve farsi partito di classe, partito comunista, partito rivoluzionario, per azione dei/di proletari comunisti, che agiscano nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, per costruire il reparto d'avanguardia organizzata della classe operaia, combattente politico d'avanguardia, necessario per la direzione e la marcia della lotta di classe.
I cultori dello spontaneismo operaio o movimentista e dell'autorganizzazione senza partito, così come i propagandisti alla coda del riformismo, sono in questa fase avversari politici da battere nel nostro campo per realizzare i compiti dei comunisti e l'avanzamento ideologico, politico, organizzativo necessario e possibile.

proletari comunisti
ro.red@libero.it
15 novembre 2010

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