La Brexit (come tutte le “exit”) portata avanti dalle forze
reazionarie e moderno fasciste inglesi per gestire lo scontro con gli altri paesi
imperialisti nell’arena mondiale, e che necessita di politiche ancora più antioperaie
e antipopolari all’interno, ha approfondito ancora di più la crisi in cui
sprofondava il Regno Unito.
Le immagini della “guerra dei pescherecci” inglesi e
francesi nella Manica, con il minaccioso arrivo delle navi militari inglesi ne
sono un esempio chiaro, così come la partenza della flotta inglese verso l’Asia
in cerca di nuovi mercati!
Le “cifre” della crisi d’altronde sono molto chiare. Le riporta
il Sole24Ore del 6 maggio che si chiede “Qual è il prezzo della Brexit? … Nel
gennaio di quest’anno, secondo il britannico Office for National Statistics, le
esportazioni di beni dal Regno all’Unione sono calate di più del 40%,
mentre le importazioni del Regno Unito dalla Ue sono scese di poco meno del
30% rispetto allo stesso mese del 2020… La più grande contrazione del
commercio britannico da quando nel 1997 è cominciata la raccolta di questi
dati su base mensile...”
E questa “economica” è solo una delle “nuvole” nere. L’altra
sono i forti scontri che si sono scatenati in Irlanda del Nord che non si
vedevano da decenni. Tanto che sia Johnson che Biden, profondamente preoccupati,
hanno invitato al ritorno alla calma.
Insomma il fuoco della rabbia popolare che cova sotto la
cenere, quando trova la scintilla si riaccende! Il fatto scatenante, in breve,
sembra essere stato l’accordo mal digerito con l’Unione europea che ha creato
di fatto un “confine interno” al Regno Unito che ha anche rincarato tutti i
prezzi dei beni alimentari e non solo con i nuovi dazi doganali.
Ma il calcolo tra “costi e benefici di una decisione – la Brexit
- presa sulla tenue linea di confine tra esigenze economiche e politiche…” non è
facile, secondo il quotidiano dei padroni.
Le “esigenze economiche” spingono il sistema capitalista/imperialista
scosso dalla crisi infinita fin dalle fondamenta, a trovare vie “politiche” per
la soluzione, passando da una tendenza all’altra.
La tendenza della “politica protezionistica” (cavalcata
dal fasciopopulismo) per difendere gli interessi del proprio imperialismo e la tendenza
alla “politica del libero mercato”, tutte e due impossibilitate, nell’era della
“globalizzazione”, a trovare una via d’uscita dalle sabbie mobili di un sistema
di guerra permanente su tutti i piani, che distrugge uomini e cose, e che ad
ogni mossa non fa che sprofondare ancora di più.
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