Il nuovo manager di Stellantis, Tavares, fa l’ottimista (e
dal suo punto di vista non c’è niente da dire visti i guadagni personali, che
per quanto se ne sa superano il milione e mezzo di euro all’anno!) ma deve
chiudere Melfi fino al 10 maggio a causa della crisi colpisce comunque tutto il
settore mondiale delle auto.
La crisi ha diverse facce, ma sono tutte interrelate: la prima è la crisi mondiale che dura da decenni e a causa della quale è necessario essere sempre più grandi per fare fronte alla concorrenza (le “fusioni e acquisizioni” si susseguono), la seconda è quella “dei semiconduttori, quei microchip parte essenziale
nell’elettronica che rappresenta un buon 40% del valore di un’auto.” (V. Il Sole24Ore del 6 maggio). Praticamente senza semiconduttori non si possono più costruire auto, tantomeno quelle elettriche.“Nei primi tre mesi dell’anno lo shortage è già
costato a Stellantis la mancata produzione di 190mila vetture e si
intensificherà nel secondo trimestre per poi allentare la presa nella seconda
parte dell’anno. Ma non abbandonerà l’automotive almeno fino al 2022.”
continua il quotidiano dei padroni.
Tavares fa l’ottimista perché i ricavi, che comunque nel
primo trimestre sono stati di 37 miliardi, ricavi che sono stati aiutati dalla
fusione con Psa e dagli aiuti di Stato (garanzia Sace per oltre 5,6
miliardi), ma a quanto pare non bastano: “44 stabilimenti sono attualmente
colpiti da questa penuria. (di seminconduttori) … Secondo la società di
consulenza AlixPartners la crisi potrebbe costare all’industria nel 2021
qualcosa come 3,9 milioni di auto in meno e 100 miliardi di dollari di perdita
potenziale di fatturato”
“Ci aspettiamo comunque – commenta Dario Duse, manager director
di AlixPartners – che i costruttori saranno in grado di assicurarsi volumi di
chip sufficienti per recuperare nel 2022 i veicoli persi quest’anno, sempre
che la domanda continui ad essere sostenuta in Nord America e in Cina e
recuperi in Europa”, appunto, sempre che…
È anche questo che preoccupa, per esempio, l’attuale
ministro leghista Giorgetti: possibili chiusure e possibili “delocalizzazioni”,
tanto da fargli dire, come riporta il Sole24Ore: “gli impegni presi a giugno
restano in vigore anche a seguito della fusione tra Fca e il gruppo francese
Peugeot, Psa … gli impegni sono quelli a non delocalizzare e la piena
occupazione entro 2023, assunti in sede di concessione della garanzia Sace per
oltre 5,6 miliardi.” Perché i “temi sul tavolo sono il futuro dello
stabiliemnto Stellantis di Melfi e dell’automotive in generale, considerato dal
Governo ‘strategico per l’economia italiana’”.
Se la Stellantis è strategica per il governo (anche questa è diventata un’assurdità, anche secondo i parametri del capitalismo, del “libero mercato”: per la sopravvivenza dell’economia borghese tutto è diventato strategico!), ma anche questo è un segno di debolezza per cui agli operai non resta che ragionare e sviluppare la propria strategia contro i padroni e i loro governi.
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