Nonostante la “ripresa”
economica, i dati che arrivano dagli Stati Uniti sul “mercato del lavoro” sono
considerati preoccupanti dai politici, a cominciare da Biden e poi dai soliti
economisti che li considerano “molto sorprendenti” e addirittura “quasi
sconvolgenti” perché “Ci si aspettava che ad aprile l'economia Usa creasse oltre
un milione di posti [e alcuni – aggiungono gli economisti di lavoce.info
si erano addirittura azzardati a stimare una crescita di due milioni di unità] e
invece ne sono arrivati appena 226mila”. Cosa è successo agli altri?
Boh! Risponde l’economista Fabrizio Pagani, che citiamo a nome di tutti gli
altri che più o meno hanno la stessa reazione.
L’agenzia AGI del 7 maggio riporta la “spiegazione”: “La domanda di lavoro c'è, ma apparentemente manca l'offerta. Oppure, forse, la risposta è un po' più complessa. Il mondo del lavoro Usa esce frantumato da questa pandemia. C'è troppa volatilità sui dati e troppa dislocazione sul mercato del
lavoro, sulla logistica. Si tratta di fatti nuovi, che non si erano mai visti prima".Questo è il commento di Pagani
“esperto di macroeconomia, capo della segreteria tecnica dell'ex ministro
italiano dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, consigliere
economico dell'ex Presidente del Consiglio Enrico Letta ed ex sherpa del G20,
prova a spiegare all'AGI i deludenti dati del mercato del lavoro Usa.”
Questi dati dicono che a fronte di una perdita di posti di lavoro “di oltre venti milioni di posti di lavoro avvenuta ad aprile 2020.” e “Nonostante il recupero di oltre 14 milioni di occupati rispetto a un anno fa, continuano a mancarne all’appello circa 8,2 milioni rispetto a febbraio 2020, mese in cui si raggiunse un livello record per l’occupazione americana.” (la voce.info)
Pagani aggiunge che, visti i dati
sulla disoccupazione, la Banca centrale degli Usa, la Federal Reserve, aveva
ragione a “mantenere le politiche accomodanti” e cioè a continuare, come sta
facendo alla grande Biden, a immettere miliardi freschi nell’“economia”, per provare
a far ripartire la macchina del capitale, e che nonostante questa valanga di
soldi mai vita “non ci sono problemi di inflazione, perché certi aumenti dei
prezzi sono temporanei e non innescano aumenti a catena sul mercato del lavoro.
Non ci sono pressioni sui salari.”
Biden, questo lo sa bene, e per
questo, mentre ha deciso i megapiani di
investimenti pubblici e di sussidi, ha esortato le aziende ad aumentare i
salari e rendere i luoghi di lavoro sicuri per attirare i lavoratori, che
sicuramente non rifiutano il posto di lavoro perché ricevono un sussidio di
disoccupazione migliorato di 300 dollari a settimana! Questo per rispondere, visti
i dati deprimenti sull’occupazione, alle critiche di una parte dei padroni e dei
Repubblicani, secondo i quali, appunto, i disoccupati non vogliono lavorare perché
percepiscono i sussidi statali (questo è un argomento “storico” dei capitalisti!).
Nello stesso tempo Biden, però, ha minacciato i disoccupati che se non vogliono
perdere i sussidi, non devono rifiutare l’offerta di un “lavoro adeguato”.
Tutti questi dati, che valgono
più o meno per tutti i paesi, confermano la crisi e sono lo specchio di tutte le
contraddizioni che attanagliano intensamente l’economia mondiale, a cominciare
da quelle della crisi economica propriamente detta. Quando politici ed economisti,
infatti, dicono che c’è la ripresa, intendono che rispetto all’inizio della
pandemia che (insieme alla crisi precedente) ha fatto crollare la produzione
generale mondiale del 10 percento, una “ripresa” del 3 percento, riporta la
perdita di produzione ad un meno 7 per cento, quindi in realtà non
dovrebbero parlare di ripresa ma di leggero recupero rispetto alla perdita
precedente.
Ma i borghesi vivono di
incoraggiamenti, di fiducia nella futura ripresa… come dice Paolo Gentiloni commissario
all'economia dell’Unione europea, che prima “ha spiegato che l'incertezza
resterà elevata finché la pandemia pesa sull'economia…” e poi, con la stessa “certezza”
di Pagani, che “L'economia crescerà in modo robusto quest'anno e il prossimo.
Le prospettive sono migliori delle attese per due fattori: un rimbalzo
più forte del previsto nell'attività globale e nel commercio, e l'impulso del Recovery
che è stato incorporato alle previsioni".
Allora, prima bisogna sperare che
la pandemia passi e poi che il Recovery Plan funzioni! Niente di più incerto,
insomma!
Ciò che rimane certo, da questi
dati, sono le “prospettive” della disoccupazione che toccherà milioni di
lavoratori, ma anche la correttezza della lotta necessaria per la riduzione di
orario a parità di salario!
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