giovedì 13 maggio 2021

pc 13 maggio - Stati Uniti: la “ripresa” c’è… l’economia cresce… ma crescono ancora di più la disoccupazione e la povertà

Nonostante la “ripresa” economica, i dati che arrivano dagli Stati Uniti sul “mercato del lavoro” sono considerati preoccupanti dai politici, a cominciare da Biden e poi dai soliti economisti che li considerano “molto sorprendenti” e addirittura “quasi sconvolgenti” perché “Ci si aspettava che ad aprile l'economia Usa creasse oltre un milione di posti [e alcuni – aggiungono gli economisti di lavoce.info si erano addirittura azzardati a stimare una crescita di due milioni di unità] e invece ne sono arrivati appena 226mila”. Cosa è successo agli altri? Boh! Risponde l’economista Fabrizio Pagani, che citiamo a nome di tutti gli altri che più o meno hanno la stessa reazione.

L’agenzia AGI del 7 maggio riporta la “spiegazione”: “La domanda di lavoro c'è, ma apparentemente manca l'offerta. Oppure, forse, la risposta è un po' più complessa. Il mondo del lavoro Usa esce frantumato da questa pandemia. C'è troppa volatilità sui dati e troppa dislocazione sul mercato del

lavoro, sulla logistica. Si tratta di fatti nuovi, che non si erano mai visti prima".

Questo è il commento di Pagani “esperto di macroeconomia, capo della segreteria tecnica dell'ex ministro italiano dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, consigliere economico dell'ex Presidente del Consiglio Enrico Letta ed ex sherpa del G20, prova a spiegare all'AGI i deludenti dati del mercato del lavoro Usa.”

Questi dati dicono che a fronte di una perdita di posti di lavoro “di oltre venti milioni di posti di lavoro avvenuta ad aprile 2020.” e “Nonostante il recupero di oltre 14 milioni di occupati rispetto a un anno fa, continuano a mancarne all’appello circa 8,2 milioni rispetto a febbraio 2020mese in cui si raggiunse un livello record per l’occupazione americana.” (la voce.info)

Pagani aggiunge che, visti i dati sulla disoccupazione, la Banca centrale degli Usa, la Federal Reserve, aveva ragione a “mantenere le politiche accomodanti” e cioè a continuare, come sta facendo alla grande Biden, a immettere miliardi freschi nell’“economia”, per provare a far ripartire la macchina del capitale, e che nonostante questa valanga di soldi mai vita “non ci sono problemi di inflazione, perché certi aumenti dei prezzi sono temporanei e non innescano aumenti a catena sul mercato del lavoro. Non ci sono pressioni sui salari.”

Biden, questo lo sa bene, e per questo,  mentre ha deciso i megapiani di investimenti pubblici e di sussidi, ha esortato le aziende ad aumentare i salari e rendere i luoghi di lavoro sicuri per attirare i lavoratori, che sicuramente non rifiutano il posto di lavoro perché ricevono un sussidio di disoccupazione migliorato di 300 dollari a settimana! Questo per rispondere, visti i dati deprimenti sull’occupazione, alle critiche di una parte dei padroni e dei Repubblicani, secondo i quali, appunto, i disoccupati non vogliono lavorare perché percepiscono i sussidi statali (questo è un argomento “storico” dei capitalisti!). Nello stesso tempo Biden, però, ha minacciato i disoccupati che se non vogliono perdere i sussidi, non devono rifiutare l’offerta di un “lavoro adeguato”.

Tutti questi dati, che valgono più o meno per tutti i paesi, confermano la crisi e sono lo specchio di tutte le contraddizioni che attanagliano intensamente l’economia mondiale, a cominciare da quelle della crisi economica propriamente detta. Quando politici ed economisti, infatti, dicono che c’è la ripresa, intendono che rispetto all’inizio della pandemia che (insieme alla crisi precedente) ha fatto crollare la produzione generale mondiale del 10 percento, una “ripresa” del 3 percento, riporta la perdita di produzione ad un meno 7 per cento, quindi in realtà non dovrebbero parlare di ripresa ma di leggero recupero rispetto alla perdita precedente.

Ma i borghesi vivono di incoraggiamenti, di fiducia nella futura ripresa… come dice Paolo Gentiloni commissario all'economia dell’Unione europea, che prima “ha spiegato che l'incertezza resterà elevata finché la pandemia pesa sull'economia…” e poi, con la stessa “certezza” di Pagani, che “L'economia crescerà in modo robusto quest'anno e il prossimo. Le prospettive sono migliori delle attese per due fattori: un rimbalzo più forte del previsto nell'attività globale e nel commercio, e l'impulso del Recovery che è stato incorporato alle previsioni".

Allora, prima bisogna sperare che la pandemia passi e poi che il Recovery Plan funzioni! Niente di più incerto, insomma!

Ciò che rimane certo, da questi dati, sono le “prospettive” della disoccupazione che toccherà milioni di lavoratori, ma anche la correttezza della lotta necessaria per la riduzione di orario a parità di salario!

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