Cominciano a saltare i nervi al governo del fascista indù Modi che da un lato si deve preparare alla annunciata manifestazione nazionale indetta dalle organizzazioni contadine per domani, 6 febbraio, e che viene definita “chakka jam”, blocco delle strade! e dall’altro deve rispondere alla crescente solidarietà internazionale.
La polizia, in massima allerta, ha già annunciato infatti di aver “predisposto tutto per impedire ai criminali di entrare nella Capitale”. E come abbiamo visto in questi giorni la polizia ha anche
predisposto una serie di barricate di ogni tipo tutto attorno a Delhi, immagini che stanno facendo il giro del mondo. "La rete di intelligence deve essere guidata per prendere le necessarie azioni preventive", si legge in un documento della Direzione generale della polizia di Haryana, un dipartimento che si definisce Legge e Ordine!Queste iniziative del governo, insieme al blocco delle
telecomunicazioni hanno scatenato anche la solidarietà di alcune personalità conosciute
a livello internazionale come Rihanna ed ecologisti come Greta Thunberg (ed entrambe,
si sa, trascinano con sé un sacco di “followers”): “Tutto è cominciato il 2
febbraio con un tweet della popstar Rihanna che, riportando un articolo
pubblicato da Cnn, si chiedeva «perché non stiamo parlando di questo?». Riferendosi
- come riporta anche il Manifesto di ieri - alla “notizia del blackout totale
delle telecomunicazioni imposto dalle autorità in gran parte dei distretti
dello stato dell’Haryana, al confine con la capitale New Delhi, per impedire
alle centinaia di migliaia di contadini di organizzare nuove proteste
coordinate.”
“Il blackout delle telecomunicazioni è una delle tecniche –
continua il Manifesto - predilette dal governo guidato dal premier Narendra
Modi, cui è ricorso sistematicamente per ostacolare il dissenso popolare: oltre
al Kashmir, dove blackout simili sono durati anche mesi, i manifestanti indiani
sono rimasti senza rete internet anche durante le proteste contro la legge
sulla cittadinanza dello scorso anno e nelle mobilitazioni nel nordest del
Paese.”
“Il tweet di Rihanna ha innescato una reazione a catena che
ha coinvolto decine di celebrità, tra cui l’attivista Meena Harris, autrice e
nipote della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, e Greta Thunberg,
tutte a ripostare articoli in lingua inglese dedicati alle proteste contadine.”
E ieri perfino l’amministrazione degli Stati Uniti è
intervenuta pubblicamente dicendo che il governo farebbe bene a riprendere i
colloqui con i contadini sulle leggi agricole e a ripristinare le comunicazioni
perché sono segno di “democrazia”. Ma, naturalmente, ha tenuto a precisare che
è d’accordo con le leggi “dando un generale sostegno alle misure del governo
tese a migliorare l’efficienza dei mercati dell’India e attrarre maggiori
investimenti del settore privato”. (https://www.reuters.com/article/india-farms-protests-idUSKBN2A415P)
A questo punto, il governo indiano ha i nervi così a fior di
pelle che prima ha cercato di giustificarsi, provando, con il ministero degli
interni, a sbloccare twitter (ma poi ribloccato) e poi facendo entrare in campo
addirittura il ministero degli esteri che “ha diffuso un comunicato in cui si
dice «dispiaciuto di vedere gruppi con interessi personali che provano a imporre
la propria agenda in queste proteste, deragliandole».” Mentre rispetto all’amministrazione
americana, sul Times of India si legge la riposta piccata: “Dopo che gli Stati Uniti hanno salutato le
proteste pacifiche e l'accesso senza controllo alle informazioni come segni
distintivi di una democrazia fiorente nel contesto dell'agitazione contro le
leggi agricole, l'India ha fatto un paragone tra la violenza della Festa della
Repubblica e l'"insurrezione" del 6 gennaio di Capitol Hill,
affermando che il primo aveva evocato sentimenti simili in India come la
rivolta a Washington.”
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