Csm, censura per il pm dei No Tav
Da una parte un’assoluzione,
dall’altra la sanzione della censura. Esito in chiaroscuro per Andrea
Padalino, per anni volto conosciuto della procura di Torino e oggi
giudice civile a Vercelli, che si trovava ad affrontare un procedimenti
disciplinare nei suoi confronti.
Questa mattina il Consiglio
superiore della magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati, ha
stabilito che il pm, noto soprattutto per i tanti processi ai No Tav,
doveva andare assolto per l’accusa di mancata iscrizione nel registro
degli indagati, ma doveva essere punito con la sanzione della censura
per aver avviato indagini nei confronti di alcuni carabinieri in
servizio alla polizia giudiziaria di Torino bypassando le regole di
assegnazione dei fascicoli (un magistrato non può auto investirsi di un
fascicolo) e senza avvertire i superiori e il responsabile dell’aliquota
carabinieri.
Il procedimento disciplinare
nei confronti di Padalino è arrivato sul tavolo del Csm nel 2018 su
segnalazione della stessa procura di Torino.
Il capitolo, tuttavia, non è
chiuso. Padalino è anche indagato a Milano con l’accusa di abuso
d’ufficio per altri episodi emersi a seguito del primo episodio di
indagini nei confronti dei carabinieri per il furto di un hard disk
all’ingresso del carcere delle Nuove. A breve è attesa la richiesta di
rinvio a giudizio della procura milanese.
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