giovedì 22 ottobre 2020

pc 22 ottobre - Padroni e sindacati chiudono i contratti al'insegna del 'patto di fabbrica' collaborazionista

POCHISSIMI SOLDI E MASSIMA FLESSIBILITA'
Dopo la chiusura dei CCNL di vetro, gomma plastica e sanità privata, stanno per essere definiti quelli del legno e penne, spazzole e pennelli. Mentre ancora lontana è la chiusura del CCNL dei metalmeccanici.

Ma nessun lavoratore può gioire di come si stanno chiudendo i contratti.

I negoziati vengono fatti, come scrive Sole 24 Ore "nei binari del 'Patto di fabbrica' e in quelli della sostenibilità" dei padroni, che vuol dire accettare di porre a premessa delle richieste contrattuali il fatto che "molte aziende sono sottoposte allo stress test del mercato nazionale e internazionale fermo e della massimo flessibilità richiesta da alcune commesse internazionali o nazionali", e quindi gli operai devono accettare di avere aumenti irrisori e soprattutto essere flessibili secondo le necessità del "mercato".

Sarà che i sindacati confederali sanno bene che questi risultati, dopo anni che i contratti non si rinnovano, possono far arrabbiare i lavoratori che hanno preso "l'impegno comune tra FederlegnoArredo e Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil al riserbo sui contenuti". Gli operai li sapranno a firme concluse... 

D'altra parte se si guarda a come si stanno chiudendo altri contratti nazionali, sarebbe più che legittimo

una ribellione dei lavoratori. Per esempio, quello di "penne, spazzole, pennelli e scope" che riguarda comunque 5mila lavoratori, chiuso sempre all'interno della "cornice" del 'Patto di fabbrica' prevede un aumento complessivo (trattamento economico complessivo o Tec) della miseria di 76 euro lorde, e di 68 euro lorde (ma con riferimento al 3° liv. S) per Tem (trattamento economico minimo), dati in tre tranche fino a luglio 2022, le prime due di 25 euro lorde, la terza di 18 euro lorde - neanche un caffè al giorno! Per il welfare contrattuale vi è la bellezza di un incremento di circa 8 euro...!

Roba da criminali! La crisi/la pandemia la devono "piangere" i lavoratori. 

I sindacati confederali, una volta accettata la cornice del 'Patto di fabbrica', una volta accettato che bisogna salvaguardare i profitti dei padroni, ora hanno solo il problema di far passare questo habitat tra gli operai, al massimo tirando qualche centesimo in più. Nei CCNL, in primis quello dei metalmeccanici, dove le aziende pongono proposte vergognose, i sindacati confederali indicono qualche sciopero - come quello di 4 ore del 5 novembre dei metalmeccanici - ma su piattaforme anch'esse al ribasso e alla fine da conciliare con le richieste del padronato.

Il 'Patto di fabbrica' è l'ultima corda che lega l'impiccato, in una situazione in cui la Confindustria di Bonomi vuole tutto per l'azienda.

Il "patto di fabbrica" codifica un pesante attacco al salario della stragrande maggioranza dei lavoratori (oggi ancora più reclamato dai padroni con la giustificazione della crisi pandemica); il salario viene ridotto per tutti a "salario minimo" (ma oggi Bonomi chiede che sia anche meno del salario minimo), a cui si potranno eventualmente aggiungere forme di welfare, che di fatto sono soldi sottratti al salario dei lavoratori;

Questo Patto opera una divisione tra lavoratori che neanche ai tempi delle "gabbie salariali" era così rilevante, dato che non solo ogni territorio avrà il suo salario rapportato allo stato economico delle aziende, ma ogni azienda darà un salario diverso - fino, con la questione della produttività anche individuale, a  dare a stessi lavoratori che lavorano in una stessa fabbrica o posto di lavoro un salario differente.
Ciò che c'è di certo, e questo sì unificante, è l'aumento dello sfruttamento (nascosto dietro il nome "incremento della produttività", "flessibilità").
Questo "patto" mette il "catenaccio" alle rappresentanze sindacali, leggi sindacati di base, di classe (in particolare a quelli che non hanno accettato il TU sulla rappresentanza firmato il 10 gennaio 2014), che vuol dire nuovo pensante attacco ai diritti sindacali dei lavoratori, che impone ai lavoratori la dittatura dei sindacati confederali.

In questi rinnovi contrattuali i "manovratori" non devono essere "lasciati in pace". 
E a partire dal CCNL del settore centrale della class operaia, quello dei metalmeccanici, occorre rilanciare una lotta che scombini i piani dei padroni, della Confindustria, ma anche quelli scontati al ribasso, di Cgil, Cisl, Uil. 

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