Blocco dei licenziamenti! Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario… sono alcune delle parole d’ordine delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta che si confermano necessarie di fronte agli scenari che ci si presentano.
Il Sole 24 ore di oggi riporta una indagine uno studio dei Consulenti
del lavoro che si occupano in questo caso di medie e piccole imprese, tra gli
ospiti dell’iniziativa, chiamata appunto Festival del Lavoro, il ministro del
Lavoro, Nunzia Catalfo, del Mise, Stefano Patuanelli, e degli Affari regionali,
Francesco Boccia.
“Tra il 2020 e il 2021 – dicono - il sistema delle Pmi
italiane potrebbe perdere circa un milione di posti di lavoro per effetto del
perdurare della crisi e dell’inevitabile sblocco dei licenziamenti,
colpendo particolarmente i dipendenti delle piccole imprese.”
I problemi maggiormente evidenziati sono la gestione della cassa
integrazione che padroni grandi e piccoli non vogliono pagare, le ristrutturazioni,
che significa altri licenziamenti, per recuperare la riduzione dei livelli di produttività!
“… la preoccupazione maggiore – continua l’articolo - espressa dai consulenti del lavoro non è tanto quella di dover gestire l’emergenza sanitaria - ritenendo il 59% degli intervistati che le aziende siano ad
oggi attrezzate a gestire il personale in caso di contagi - ma piuttosto quella di doversi trovare nuovamente alle prese con le procedure per la cassa integrazione (indicata come principale criticità da affrontare nelle prossime settimane dal 62,8% dei professionisti), di confrontarsi con l’avvio delle ristrutturazioni (42,8%), con l’inevitabile riduzione dei livelli di produttività (42,2%), con la gestione delle esigenze del personale, alle prese con conciliazione e quarantene, nonchè con la sua riorganizzazione.”Mentre rispetto allo smartworking i problemi nelle piccole e medie imprese non sono così pressanti, soprattutto perché c’è la necessità di “controllare meglio i dipendenti”.
“ … a poco servirà -
dicono - il ricorso allo smart working, visto che per la maggioranza dei
consulenti del lavoro (56,9 %) le imprese faranno di tutto per tenere i
membri dell’organico in sede (8 su 10 sono già tornati a fine settembre),
soprattutto a causa della tipologia di attività svolta (46,9%), ma anche per la
consapevolezza che l’azienda non è attrezzata per il lavoro agile (26,6%) o per
la necessità di controllare meglio i dipendenti (22,4%).”
Una cosa piacerebbe però ai padroni a proposito di
smartworking, “eliminare i riferimenti generalizzati al luogo e orario di
lavoro [cioè quelle dei contratti…] e trasformare queste variabili a livello di
contrattazione aziendale” per fare della lavoratrice o del lavoratore ciò che
vogliono quando vogliono e dove vogliono!
Il problema dei
problemi affrontati però sono i “Tempi lunghi per la ripresa”.
«Ciò che l’indagine evidenzia - sottolinea il presidente del
Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone - è
uno scenario di grande incertezza: ci saranno più chiusure … sarà un
percorso tutto in salita e che richiederà tempi lunghi per poter parlare di recupero.
Basti pensare che per il 38,6% dei professionisti intervistati i fatturati
delle imprese torneranno ai livelli pre-covid non prima di due anni, nel 2022,
mentre il 35,7% guarda come tempo di ripresa addirittura al biennio 2023-2024.”
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