giovedì 22 ottobre 2020

pc 22 ottobre - FORMAZIONE OPERAIA - ENGELS - CONTRO UNA DENUNCIA MORALE IMPOTENTE DEL CAPITALE... - Questa FO è interna alla celebrazione del 200° anniversario della nascita di Engels

Abbiamo detto che celebrare Engels è prima di tutto restituire agli operai, alle donne proletarie, ai giovani "ribelli controcorrente" il suo grande lavoro teorico immenso e su tutti i campi della scienza del proletariato, dell'umanità. 

In questi mesi potremo dare nella Formazione Operaia solo alcuni brevi riferimenti di questa immensa opera di Engels, maestro del proletariato.  

In questa Formazione Operaia pubblichiamo brevi passi da il Libro "Antiduhring" in cui Engels dimostra come il modo di produzione capitalista non è frutto della "violenza" - che è solo un mezzo per raggiungere il fine che è economico; smascherando in questo modo coloro che fanno una denuncia meramente "morale" del capitale, denuncia che diventa impotente e fuorviante, perchè il problema non è eliminare il "mezzo", ma eliminare il "fine": il monopolio dei mezzi di produzione e di sussistenza nelle mani di una sola classe poco numerosa, e la degradazione dell'altra classe, che costituisce l'enorme maggioranza, a classe di proletari impoveriti. 
All'inizio di questo passo, Engels utilizza la vicenda di Robinson Crusoe. Leggiamo...

ENGELS: “...ci si chiede... come Robinson sia arrivato ad asservire Venerdì. Per il semplice piacere di asservirlo? Assolutamente no! Vediamo invece che Venerdì "come schiavo o semplice strumento viene costretto a servigi economici e precisamente come strumento viene anche mantenuto". Robinson ha asservito Venerdì solo perché Venerdì lavori a profitto di Robinson. E come può Robinson trarre un profitto per sé dal lavoro di Venerdì? Solo per il fatto che Venerdì produce col suo lavoro più mezzi di sussistenza di quanto gliene debba dare Robinson perché resti atto al lavoro... 
...(ciò) dimostra che la violenza è solo il mezzo e che il fine invece è il vantaggio economico. Quanto il fine è "più fondamentale" del mezzo che si impiega per raggiungerlo, tanto più fondamentale è nella storia il fatto economico del rapporto, di fronte al lato politico... 
...Ritorniamo pertanto ancora una volta ai nostri due uomini. Robinson, "la spada in pugno", ha fatto di Venerdì il suo schiavo. Ma per riuscire a questo, Robinson ha bisogno... (di) avere a disposizione due cose: in primo luogo gli strumenti e gli oggetti per il lavoro dello schiavo ed in secondo luogo i mezzi necessari per il suo mantenimento. Quindi, prima che la schiavitù diventi possibile bisogna che sia raggiunto un certo livello nella produzione e che sia comparso un certo grado di disuguaglianza nella distribuzione. E perché il lavoro degli schiavi diventi il modo di produzione dominante di tutta la società, occorre un incremento ancora maggiore della produzione, del commercio e dell'accumulazione della ricchezza...
...Il soggiogamento dell'uomo in servitù... presuppone già il possesso di un certo patrimonio superiore alla media. Come è sorto questo patrimonio? È certo chiaro in ogni caso che è possibile che esso sia frutto di rapina e che quindi poggi sulla violenza, ma ciò non è affatto necessario. Può essere stato ottenuto col lavoro, col furto, col commercio, con la frode...
In generale la proprietà privata... nella comunità primitiva naturale di tutti i popoli civili... si sviluppa, dapprima nello scambio con stranieri, assumendo la forma di merce. Quanto più i prodotti della comunità assumono forma di merci, cioè quanto meno vengono prodotti da essa per l'uso personale del produttore e quanto più vengono prodotti per il fine dello scambio, quanto più lo scambio soppianta, anche all'interno della comunità, la primitiva divisione naturale del lavoro, tanto più diseguali divengono le fortune dei singoli membri della comunità...
...Dovunque si costituisce la proprietà privata, questo accade in conseguenza di mutati rapporti di produzione e di scambio, nell'interesse dell'aumento della produzione e dell'incremento del traffico: quindi per cause economiche. La violenza qui non ha assolutamente nessuna parte. È pur chiaro che l'istituto della proprietà privata deve già sussistere prima che il predone possa appropriarsi l'altrui bene; che quindi la violenza può certo modificare lo stato di possesso, ma non produrre la proprietà privata come tale.
Ma anche per spiegare "il soggiogamento dell'uomo allo stato servile" nella sua forma più moderna, cioè nel lavoro salariato, non possiamo servirci né della violenza, né della proprietà fondata sulla violenza... Marx ha provato con evidenza solare nel "Capitale"... che ad un certo grado di sviluppo la produzione di merci si trasforma in produzione capitalistica...
...In altri termini: anche se escludiamo la possibilità di ogni rapina, di ogni atto di violenza, di ogni imbroglio... con lo sviluppo progressivo della produzione e dello scambio, arriviamo necessariamente all'attuale modo di produzione capitalistico, alla monopolizzazione dei mezzi di produzione e di sussistenza nelle mani di una sola classe poco numerosa, alla degradazione dell'altra classe, che costituisce l'enorme maggioranza, a classe di proletari pauperizzati, arriviamo al periodico affermarsi di produzione vertiginosa e di crisi commerciale e a tutta l'odierna anarchia della produzione. Tutto il processo viene spiegato da cause puramente economiche senza che neppure una sola volta ci sia stato bisogno della rapina, della violenza, dello Stato, o di qualsiasi interferenza politica. La "proprietà fondata sulla violenza" si dimostra qui semplicemente come una frase da spaccone destinata a coprire la mancanza di intelligenza dello svolgimento reale delle cose.
Questo svolgimento, espresso storicamente, è la storia dello sviluppo della borghesia. Se le "condizioni politiche sono la causa decisiva dell'ordine economico", è d'uopo che la borghesia moderna non si sia sviluppata in lotta col feudalesimo, ma sia la sua diletta creatura, da esso volontariamente generata. Ognuno sa che è accaduto il contrario. Originariamente ceto oppresso, tributario della nobiltà feudale, reclutato tra i villani e i servi della gleba di ogni genere, la borghesia, con una lotta incessante contro la nobiltà, le ha strappato un posto di comando dopo l'altro, e finalmente, nei paesi più sviluppati, ha preso possesso del potere soppiantandola... E come è riuscita a far questo? Unicamente attraverso un cambiamento dell'"ordine economico", cui seguì, presto o tardi, spontaneamente o mediante la lotta, un cambiamento delle condizioni politiche. La lotta della borghesia contro la nobiltà feudale è la lotta della città contro la campagna, dell'industria contro la proprietà terriera, dell'economia monetaria contro l'economia naturale, e in questa lotta l'arma decisiva dei borghesi fu la loro potenza economica costantemente crescente mediante lo sviluppo dell'industria, prima artigiana, poi, progressivamente, manifatturiera, e mediante l'estensione del commercio. Durante tutta questa lotta la violenza politica stette dalla parte della nobiltà... 

Ma questo non basta: la borghesia, in tutta la sua produzione, era rimasta stretta nella morsa delle forme politiche feudali del medioevo superate da lungo tempo dallo sviluppo di questa produzione, non solo dalla manifattura, ma anche dall'artigianato: tutti i mille privilegi corporativi e le barriere doganali locali e provinciali, diventati, gli uni e le altre, semplici angherie e ceppi per la produzione. La rivoluzione della borghesia mise fine a tutto questo... perché gettò da una parte il vecchio e ammuffito ciarpame politico e creò condizioni politiche nelle quali il nuovo "ordine economico" poteva esistere e svilupparsi. Ed in questa atmosfera politica e giuridica ad essa confacente, la borghesia si è sviluppata splendidamente, tanto splendidamente che ormai non è molto lontana da quella posizione che la nobiltà occupava nel 1789: essa diventa sempre più non solo socialmente superflua, ma un ostacolo sociale; si allontana sempre più dall'attività produttiva e diventa sempre più, come ai suoi tempi la nobiltà, una classe che semplicemente intasca rendite; e questo rovesciamento della sua propria posizione e la reazione di una nuova classe, il proletariato, essa lo ha compiuto per via puramente economica, senza nessun intervento cabalistico della violenza. E c'è di più. Essa non ha affatto voluto questo risultato del suo operare che, al contrario, si è affermato con forza irresistibile contro la volontà e contro l'intenzione della borghesia, le cui forze produttive si sono sottratte al suo controllo, e spingono, come se fossero mosse da necessità naturale, tutta la società borghese alla rovina o al rovesciamento. E se la borghesia fa ora appello alla violenza per preservare dal crollo l'"ordine economico" che va in rovina, con ciò prova solo che essa è schiava dell'illusione... di potere... con la "violenza politica immediata", trasformare... l'ordine economico e il suo sviluppo ineluttabile, e quindi a sua volta cacciar via dal mondo... le conseguenze economiche della macchina a vapore e del meccanismo che essa mette in moto, del commercio mondiale e dell'odierno sviluppo bancario e creditizio...”

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