info 20 ottobre 2020
IN NIGERIA CRESCE LA PROTESTA CONTRO LA POLIZIA
"Schiera i soldati per combattere Boko Haram, non i manifestanti"
I soldati nigeriani hanno continuato a sparare a manifestanti pacifici sull'autostrada Lekki-Epe a Lagos dopo il massacro al casello di Lekki, i soldati hanno continuato a sparare contro di loro anche mentre corrono per salvarsi la vita.
Buhari vattene! |
Migliaia di manifestanti dallo scorso 7 ottobre stanno protestando nelle principali città della Nigeria contro le forze dell’ordine, e in particolare contro la Special Anti-Robbery Squad (SARS), unità speciale della polizia nigeriana accusata di abuso di potere e violazioni di diritti umani. Amnesty
International riporta che ad oggi sarebbero 15 le persone uccise nelle proteste di queste settimane. E sempre secondo l’organizzazione non governativa le accuse riguardano condotte che vanno avanti almeno dal 2017, anno in cui nacquero i primi movimenti “EndSARS”. La settimana scorsa il presidente nigeriano Muhammadu Buhari avrebbe accolto la richiesta dei manifestanti – la cui composizione è trasversale, organizzata a livello federale e include diverse attiviste femministe – di smantellare la SARS, procedendo a riformare le forze dell’ordine del paese, ma la piazza è scettica e il movimento di protesta non sembra placarsi.La Special Anti-Robbery Squad venne istituita nel 1992 come unità del Dipartimento di Intelligence e Investigazione Criminale della Nigeria. Si tratta di un corpo di polizia che agisce a volto coperto contro crimini quali rapine a mano armata e rapimenti. Nel corso degli anni, SARS è stata accusata di esecuzioni extragiudiziali, arresti e detenzioni immotivati, oltre che vessazioni sessuali a danno di donne nigeriane. Amnesty International monitora l’operato di SARS da anni e la considera responsabile di diversi abusi a danno dei detenuti. A maggio di quest’anno ha diffuso un rapporto che documenta le torture subite da almeno 82 persone rinchiuse nei centri di detenzione SARS tra gennaio 2017 e maggio 2020. Si tratta di giovani di età tra i 18 e 35 anni, per lo più appartenenti ai gruppi più vulnerabili della società nigeriana, vittime di esecuzioni, tortura e sevizie. Le fattispecie documentate dall’organizzazione internazionale sono note da tempo in Nigeria e nel 2017 una petizione per l’abolizione di SARS raggiunse il parlamento di Abuja, con il sostegno di un movimento di protesta pacifico nelle principali città del paese che ebbe eco sui social grazie all’hashtag #EndSARS. La protesta è rinata lo scorso 7 ottobre, dopo la diffusione di un video che testimonia l’omicidio di un ragazzo.
L’11 ottobre, il presidente Buhari ha dichiarato che avrebbe smantellato SARS – cosa già successa in passato – istituendo una nuova unità, la Special Weapons and Tactics (SWAT). Ma per i manifestanti si tratta solo di un cambio di nome, e la protesta è proseguita. Amnesty International ha denunciato l’escalation di violenze nella giornata di ieri in varie unità federali del paese e alcuni governatori hanno imposto il coprifuoco di 24 ore per arginare le proteste. Secondo media locali, alcune centinaia di prigionieri sarebbero evasi dalla prigione dello stato di Edo.
E ora cosa vuole la piazza?
Ora che “#EndSARS” è un obiettivo raggiunto, almeno sulla carta, la piazza ha fatto altre cinque richieste: il rilascio immediato di tutti i manifestanti arrestati; giustizia per tutte le persone vittime della brutalità della polizia così come una compensazione per le loro famiglie; la creazione di un organo che indaghi su tutte le denunce a carico della polizia; un esame psicologico di tutti gli ex membri di SARS prima che questi assumano nuovi incarichi di polizia; un aumento dei salari dei poliziotti, affinché proteggano i cittadini e le loro proprietà. Sono queste le richieste poste dai giovani, il cui obiettivo finale è contribuire ad arrivare a una società più equa e giusta, senza corruzione e prevaricazione. Infine, è importante sottolineare che siano state le donne ad aver giocato un ruolo fondamentale nelle proteste. In particolare, la Feminist Coalition – ong di recente formazione che si batte per la parità di genere in Nigeria – avrebbe raccolto quasi 100mila euro per sostenere alcuni costi della protesta, come maschere, cibo, acqua e i ticket ospedalieri per i manifestanti feriti.
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