giovedì 9 luglio 2020

pc 9 luglio - ArcelorMittal Taranto - tra cassaintegrazione permanente e polveri inquinanti in città - dal blog tarantocontro

Prosegue la cig per tutti i lavoratori dell'ArcelorMittal - ma qui c'è abuso

ArcelorMittal, ancora in maniera unilaterale, ha rinnovato la cassintegrazione pe 8100 lavoratori.
E ancora una volta la motivazione è per Covid-19.
Questo è un vero e proprio abuso, e se ci fosse un normale funzionamento dello Stato non gli dovrebbe essere autorizzata.
AM usa strumentalmente gli ammortizzatori sociale previsti per Covid, per una riduzione degli operai e una cassaintegrazione già ampiamente programmata prima e indipendentemente dall'emergenza pandemia, al solo scopo di beneficiare pro domo sua anch'essa di questa cig, e agganciare subito dopo il periodo di settimane per covid, la cassa integrazione ordinaria già prevista - in questo modo il periodo complessivo si allunga per i lavoratori!
E' veramente scandaloso che venga concessa una cig per Covid a una grande azienda come AM che per tutto il periodo del lockdown ha continuato a produrre, facendo lavorare a rischio 5mila lavoratori. Quando doveva mettere gli operai in sicurezza a casa non l'ha fatto, invece ora, in cui non c'è il lockdown, li mette fuori dalla fabbrica.
La crisi di sovrapproduzione, i problemi del mercato dell'acciaio vi erano da molto prima dell'emergenza coronavirus, questa l'ha solo intensificata; non può invece AM far passare questa cig addebitando le difficoltà tutte al Covid e scaricandola subito e come sempre sulle spalle degli operai. Così AM non perde niente.
Sono sempre gli operai a pagare la crisi dei padroni
Questa cassaintegrazione copre per i lavoratori una miseria del salario perso - solo il 58% - non ce la fanno a vivere!
Il Ministero/l'Inps non può autorizzare la cig per Covid - lo Slai cobas sc ha diffidato a darla.
Vi deve essere una integrazione alla Cig perchè copra il 100% del salario.

Su la tempesta di polveri in città


(Da Corriere di Taranto) - Ex Ilva, Procura apre inchiesta su nube di minerale
E’ giunta in serata la notizia secondo la quale la Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato, per gli eventi di sabato, quando durante una tromba d’aria proveniente da nord ha invaso l’area dello stabilimento siderurgico ex Ilva, in particolare quella dei parchi minerali primari e secondari, sollevando nubi di minerale che hanno invaso la superstrada che corre accanto al perimetro della fabbrica in quel punto e il rione Tamburi.
I magistrati della sezione Ambiente, guidati dal procuratore aggiunto e procuratore capo facente funzioni Maurizio Carbone, hanno affidato le indagini ai carabinieri del Noe per svolgere gli accertamenti del caso e comprendere cause ed eventuali danni e responsabilità rispetto a quanto accaduto sabato scorso

Condividiamo una parte delle dichiarazioni fatte da Marescotti, sulla tempesta di polveri che la città e il quartiere Tamburi hanno vissuto nella giornata di sabato, quando dice: “Sembrava impossibile che potesse accadere una volta coperti i parchi minerali, ma è accaduto. Questo dimostra che la copertura dei parchi minerali non è ancora risolutiva… chiediamo di darci una risposta avviando un’indagine conoscitiva sulle ragioni di quanto è successo”.

Primo, ci chiediamo noi, ma è davvero avvenuta la copertura dei parchi minerali? Da tempo non se ne parla più. L’opera su cui sono impegnati governo e azienda è davvero conclusa? Si stanno rispettando i tempi? Così come è valida la denuncia che dice che fuori dai parchi ci sono tante polveri.
La verità è che siamo di fronte ad un blocco della copertura dei parchi, finora realizzata solo in due su sette.
Aggiunge Marescotti: “I tempi della messa a norma sono diventati flessibili al punto di non essere più credibili… Non avete erogato neppure una sanzione così come per gli scarichi in mare, altiforni e cokeria che dovevano essere messi a norma entro la fine di giugno 2020”.
Siamo alle solite dei piani di padroni e governo per quanto riguarda la vicenda Ilva. fanno piani che essi stessi non rispettano, sia in materia ambientale, sia in materia di tutela di posti di lavoro – vedi la vicenda in corso di cassintegrazione Covid per tutti i lavoratori.
Ma noi siamo che su questo non ci si lamenti, né ci si limiti alla denuncia, ne nella ricerca dell’alibi che il problema è chiudere l’Ilva.
Operai e masse popolari in particolare dei Tamburi devono rivendicare c on la lotta la tutela reale di lavoro e salute. La cultura del lamento, della ricerca degli scoop mediatici non hanno portato nessun risultato concreto, ne agli operai ne alle masse popolari dei quartieri, ma diventano solo autopromozioni e sostegno alla politica dell’attuale Sindaco e Regione, con Emiliano impegnato in una campagna elettorale permanente e Melucci nello spingere verso attività economiche di altra natura.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe per ora “predica nel deserto”, ma certo questo non ci ferma nell’indicare una strada alternativa a padroni, governo, inquinatori, alle attuali Istituzioni locali, all’attuale stato del movimento, o meglio del falso movimento, in fabbrica e in città.

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