Prosegue la cig per tutti i lavoratori dell'ArcelorMittal - ma qui c'è abuso
ArcelorMittal, ancora in maniera unilaterale, ha rinnovato la cassintegrazione pe 8100 lavoratori.
E ancora una volta la motivazione è per Covid-19.
Questo è un vero e proprio abuso, e se ci fosse un normale funzionamento dello Stato non gli dovrebbe essere autorizzata.
AM usa strumentalmente gli ammortizzatori sociale previsti per Covid, per una riduzione degli operai e una cassaintegrazione già ampiamente programmata prima e indipendentemente dall'emergenza pandemia, al solo scopo di beneficiare pro domo sua anch'essa di questa cig, e agganciare subito dopo il periodo di settimane per covid, la cassa integrazione ordinaria già prevista - in questo modo il periodo complessivo si allunga per i lavoratori!
E' veramente scandaloso che venga concessa una cig per Covid a una grande azienda come AM che per tutto il periodo del lockdown ha continuato a produrre, facendo lavorare a rischio 5mila lavoratori. Quando doveva mettere gli operai in sicurezza a casa non l'ha fatto, invece ora, in cui non c'è il lockdown, li mette fuori dalla fabbrica.
La crisi di sovrapproduzione, i problemi del mercato dell'acciaio vi erano da molto prima dell'emergenza coronavirus, questa l'ha solo intensificata; non può invece AM far passare questa cig addebitando le difficoltà tutte al Covid e scaricandola subito e come sempre sulle spalle degli operai. Così AM non perde niente.
Sono sempre gli operai a pagare la crisi dei padroni
Questa cassaintegrazione copre per i lavoratori una miseria del salario perso - solo il 58% - non ce la fanno a vivere!
Il Ministero/l'Inps non può autorizzare la cig per Covid - lo Slai cobas sc ha diffidato a darla.
Vi deve essere una integrazione alla Cig perchè copra il 100% del salario.
E ancora una volta la motivazione è per Covid-19.
Questo è un vero e proprio abuso, e se ci fosse un normale funzionamento dello Stato non gli dovrebbe essere autorizzata.
AM usa strumentalmente gli ammortizzatori sociale previsti per Covid, per una riduzione degli operai e una cassaintegrazione già ampiamente programmata prima e indipendentemente dall'emergenza pandemia, al solo scopo di beneficiare pro domo sua anch'essa di questa cig, e agganciare subito dopo il periodo di settimane per covid, la cassa integrazione ordinaria già prevista - in questo modo il periodo complessivo si allunga per i lavoratori!
E' veramente scandaloso che venga concessa una cig per Covid a una grande azienda come AM che per tutto il periodo del lockdown ha continuato a produrre, facendo lavorare a rischio 5mila lavoratori. Quando doveva mettere gli operai in sicurezza a casa non l'ha fatto, invece ora, in cui non c'è il lockdown, li mette fuori dalla fabbrica.
La crisi di sovrapproduzione, i problemi del mercato dell'acciaio vi erano da molto prima dell'emergenza coronavirus, questa l'ha solo intensificata; non può invece AM far passare questa cig addebitando le difficoltà tutte al Covid e scaricandola subito e come sempre sulle spalle degli operai. Così AM non perde niente.
Sono sempre gli operai a pagare la crisi dei padroni
Questa cassaintegrazione copre per i lavoratori una miseria del salario perso - solo il 58% - non ce la fanno a vivere!
Il Ministero/l'Inps non può autorizzare la cig per Covid - lo Slai cobas sc ha diffidato a darla.
Vi deve essere una integrazione alla Cig perchè copra il 100% del salario.
Su la tempesta di polveri in città
I magistrati della sezione Ambiente, guidati dal procuratore aggiunto e procuratore capo facente funzioni Maurizio Carbone, hanno affidato le indagini ai carabinieri del Noe per svolgere gli accertamenti del caso e comprendere cause ed eventuali danni e responsabilità rispetto a quanto accaduto sabato scorso
Condividiamo una parte delle dichiarazioni fatte da Marescotti, sulla
tempesta di polveri che la città e il quartiere Tamburi hanno
vissuto nella giornata di sabato, quando dice: “Sembrava
impossibile che potesse accadere una volta coperti i parchi minerali,
ma è accaduto. Questo dimostra che la copertura dei parchi minerali
non è ancora risolutiva… chiediamo di darci una risposta avviando
un’indagine conoscitiva sulle ragioni di quanto è successo”.
Primo,
ci chiediamo noi, ma è davvero avvenuta la copertura dei parchi
minerali? Da tempo non se ne parla più. L’opera su cui sono
impegnati governo e azienda è davvero conclusa? Si stanno
rispettando i tempi? Così come è valida la denuncia che dice che
fuori dai parchi ci sono tante polveri.
La
verità è che siamo di fronte ad un blocco della copertura dei
parchi, finora realizzata solo in due su sette.
Aggiunge
Marescotti: “I tempi della messa a norma sono diventati flessibili
al punto di non essere più credibili… Non avete erogato neppure
una sanzione così come per gli scarichi in mare, altiforni e cokeria
che dovevano essere messi a norma entro la fine di giugno 2020”.
Siamo
alle solite dei piani di padroni e governo per quanto riguarda la
vicenda Ilva. fanno piani che essi stessi non rispettano, sia in
materia ambientale, sia in materia di tutela di posti di lavoro –
vedi la vicenda in corso di cassintegrazione Covid per tutti i
lavoratori.
Ma
noi siamo che su questo non ci si lamenti, né ci si limiti alla
denuncia, ne nella ricerca dell’alibi che il problema è chiudere
l’Ilva.
Operai e masse popolari in particolare dei Tamburi devono rivendicare c on la lotta la tutela reale di lavoro e salute. La cultura del lamento, della ricerca degli scoop mediatici non hanno portato nessun risultato concreto, ne agli operai ne alle masse popolari dei quartieri, ma diventano solo autopromozioni e sostegno alla politica dell’attuale Sindaco e Regione, con Emiliano impegnato in una campagna elettorale permanente e Melucci nello spingere verso attività economiche di altra natura.
Operai e masse popolari in particolare dei Tamburi devono rivendicare c on la lotta la tutela reale di lavoro e salute. La cultura del lamento, della ricerca degli scoop mediatici non hanno portato nessun risultato concreto, ne agli operai ne alle masse popolari dei quartieri, ma diventano solo autopromozioni e sostegno alla politica dell’attuale Sindaco e Regione, con Emiliano impegnato in una campagna elettorale permanente e Melucci nello spingere verso attività economiche di altra natura.
Lo
Slai cobas per il sindacato di classe per ora “predica nel
deserto”, ma certo questo non ci ferma nell’indicare una strada
alternativa a padroni, governo, inquinatori, alle attuali Istituzioni
locali, all’attuale stato del movimento, o meglio del falso
movimento, in fabbrica e in città.
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