Questa situazione costituisce di
fatto un’opportunità, una sfida, per l’attualità della
battaglia fatta già nel periodo della pandemia dilagante, in cui si
è gridato forte in alcune enclave proletarie: “Non siamo e non
vogliamo essere carne da macello!”.
Ma non possiamo essere coloro che si
limitano a gridare quando i buoi sono scappati dalla stalla.
La seconda ondata della pandemia è
in corso e assume un carattere di classe sempre più
accentuato,
e quindi è necessario condurre questa battaglia con la chiarezza
necessaria che non è un terreno di contrattazione o affidata alle
“illuminati decisioni” delle prefetture.
La nuova ondata come la prima a quanto
pare ha un “paziente zero”, ed è ancora una volta un “paziente
tedesco” piuttosto che cinese. Anche qui è partito dal macello in
Germania che ha messo in luce tutta la gravità delle potenzialità
del dilagare del virus.
Misure sanitarie e lotta di classe
devono andare insieme. E
questo è un problema molto ma molto più serio dei ‘patti sociali’
in cui sono impegnati i sindacati confederali con i padroni, ma anche
dell’autopropaganda mediatica in cui sono impegnati anche pezzi del
sindacalismo cosiddetto di base.
Ne la lotta dei lavoratori contro
sfruttamento, schiavitù e pandemia può essere parte del circo
mediatico (vedi “Stati popolari”), anzi ad esso di deve
sottrarre.
L’altro fronte è quello che
aggredisce i migranti di ritorno dai loro paesi e migranti del
Mediterraneo. Qui oltre che la pericolosità di questi nuovi focolai,
molto fusi col tessuto urbano della grandi città e delle famiglie,
non sta solo nell’aspetto sanitario ma anche e soprattutto nella
speculazione razzista che non vede l’ora, con in prima linea i
fascio-populisti, di trasformare i migranti in “untori”. E siamo
in un’estate in cui è richiamato al lavoro un esercito di
braccianti schiavizzati e non tutelati.
Anche qui lotta di classe contro
padroni e le loro leggi, compresa la falsa sanatoria, è l’impegno
che abbiamo. E quando diciamo “noi” intendiamo tutto l’arcipelago
di compagni e realtà organizzate che operano o sono in grado di
operare.
Anche da questo vediamo che non si
può parlare di un’ordinaria lotta sindacale. Che anzi
l’ordinaria lotta sindacale oltre che manifestamente impotente è
parte del problema e non della soluzione.
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