ArcelorMittal Taranto - giovedì 7 presidio alla port A ore 6
Nella giornata di ieri ArcelorMittal ha inviato ai commissari
straordinari Ilva una comunicazione di recesso dal contratto o
risoluzione dello stesso per l’affitto, affermando che “la
cancellazione dell’immunità penale, provvisoria, e i provvedimenti
del Tribunale penale di Taranto che obbligano i commissari
straordinari a completare talune prescrizione entro il 13 dicembre
2019, pena lo spegnimento dell’altoforno 2… prescrizioni che
dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche
ad altri due altiforni… che quindi potrebbero (secondo sempre
questa interpretazione di ArcelorMittal) anch’essi essere spenti”,
renderebbe impossibile ad AM di attuare il suo piano industriale e il
piano ambientale conseguente.
Per
questo AM chiede ai commissari di assumersi entro 30 giorni le
responsabilità di questa operazione e dei dipendenti.
Si
tratta innanzitutto di un inaccettabile ricatto con cui ArcelorMittal
intende imporre ad operai, lavoratori e città i suoi diktat circa la
produzione, le condizioni della produzione, il disimpegno dal piano
ambientale e di conseguenza i livelli di organico che vuole.
La
crisi di mercato mondiale dell’acciaio viene scaricato sugli operai
con licenziamenti, cassintegrazione permanente, intensificazione
dello sfruttamento e le conseguenti ricadute sul piano della
sicurezza sul lavoro e dell’inquinamento.
Questa
minaccia di AM è rivolta agli operai, innanzitutto, per
costringerli, tramite i buoni uffici dei sindacati confederali
complici, a far fronte comune con l’azienda, secondo gli interessi
dell’azienda che poi si sostanziano in meno salari, più profitti,
più produzione a costi bassi, meno posti di lavoro.
Non
facciamoci ingannare! E non accettiamo la riunione di emergenza
al Mise convocata dal governo che ha un solo e unico scopo: dare ad
ArcelorMittal quello che vuole.
Contro
padroni e governo non si cede ai ricatti, ma si lotta, per
imporre a padroni e governo la difesa dei posti di lavoro, del
salario, delle condizioni di lavoro, della sicurezza e salute in
fabbrica e sul territorio.
Naturalmente non va accettato anche l’altro "ricatto", quello dell’ambientalismo piccolo borghese e antioperaio che non vede l’ora di chiudere l’Ilva, cancellando lavoro e possibilità di lotta effettiva per la salute e l’ambiente.
Agli
operai diciamo: è la lotta di classe! E nella lotta di classe solo
l’autonomia operaia, il sindacato di classe e la lotta generale
sono armi per resistere ora, per vincere poi.
L’esperienza
in corso alla Whirlpool di Napoli dimostra che resistere si può e si
può costringere i padroni a fare un passo indietro e aprire in
prospettiva una strada alternativa.
Ad ArcelorMittal si può fare? Lo Slai cobas sc dice SI!
TA.
5.11.19
SLAI
COBAS per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com
– 3475301704
via Livio Andronico, 47 Taranto
Nessun commento:
Posta un commento