lunedì 4 novembre 2019

pc 4 novembre - RUINI (RATZINGER) DA' UN FORTE AIUTO A SALVINI E INCITA LA DESTRA CATTOLICA

Nel clima di marcia moderno fascista, non poteva mancare di alzare la voce la destra cattolica e integralista attraverso i suoi massimi rappresentanti: Ruini e dietro di lui Ratzinger - la mala pianta quando non viene estirpata rinasce sempre... 
Nell'intervista di ieri al Corriere della sera - di cui riportiamo gli stralci più significativi - Ruini scende in campo per dare un forte sostegno a Salvini, per dirgli che la Chiesa sta con lui e quindi di andare avanti. Non solo, come una serpe Ruini manda messaggi velenosi verso la cosiddetta "sinistra" cattolica e papa Bergoglio; messaggi che sono di fatto velate minacce (e il passato ci dice come nel luogo di vipere del Vaticano, nella permanente guerra delle sue stanze , le minacce verbali a volte si trasformino in altro). E non a caso Ruini fa una sollecita chiamata ai "cattolici" ad impegnarsi all'interno delle forze di destra, "permeabili" alle istanze catto-integraliste, a riacquistare la loro identità. 

DALL'INTERVISTA 
Ernesto Galli della Loggia ha scritto che il voto in Umbria certifica «l’inconsistenza del richiamo politico di segno cattolico-democratico, nonostante l’impegno diretto della Chiesa». È d’accordo?
«Penso anch’io che il “cattolicesimo democratico”, in concreto il cattolicesimo politico di sinistra, in Italia abbia sempre meno rilevanza. Sarei invece più cauto a parlare di impegno diretto della Chiesa».

In Umbria non c’è stato?
«Ha riguardato solo quella parte di uomini di Chiesa che sono a loro volta orientati a sinistra».

Dopo la fine della Dc e dell’unità politica dei cattolici, lei scelse la strada di influenzare gli schieramenti, in particolare il centrodestra. Non se n’è pentito?
«Non mi sono pentito. Senza mitizzarla, quella strada ha portato dei frutti.

Cosa dovrebbero fare oggi i cattolici per far sentire la propria voce? Con il proporzionale non
potrebbero fondare un loro partito?
«Non è questo il tempo per dar vita a un partito dei cattolici. Mancano i presupposti: per il pluralismo molto accentuato all’interno della Chiesa stessa. I cattolici possono però operare all’interno di quelle forze che si dimostrino permeabili alle loro istanze».

Salvini è così cattivo come lo dipingono? È possibile il dialogo con lui? O deve cambiare linea sui migranti?
«Non condivido l’immagine tutta negativa di Salvini che viene proposta in alcuni ambienti. Penso che abbia notevoli prospettive davanti a sé; e che però abbia bisogno di maturare sotto vari aspetti. Il dialogo con lui mi sembra pertanto doveroso. Sui migranti vale per Salvini, come per ciascuno di noi, la parola del Vangelo sull’amore del prossimo; senza per questo sottovalutare i problemi che oggi le migrazioni comportano».

Sbaglia a baciare il rosario?
«Il gesto può certamente apparire strumentale. Non sarei sicuro però che sia soltanto una strumentalizzazione. Può essere anche una reazione al “politicamente corretto”, e una maniera, pur poco felice, di affermare il ruolo della fede nello spazio pubblico».

Il Sinodo sull’Amazzonia potrebbe consentire ai diaconi sposati di diventare preti. L’impressione è che possa essere il grimaldello per far saltare l’obbligo del celibato. O no?
«A mio parere, però, si tratta di una scelta sbagliata. E spero e prego che il Papa, nella prossima Esortazione apostolica post-sinodale, non la confermi».

Lei come giudica l’attuale pontificato? Sbaglia chi definisce Francesco un Papa «di sinistra», se non «populista»?
«Gesù Cristo ha detto: non giudicate, per non essere giudicati. Tanto meno io posso giudicare Francesco, che è il mio Papa, a cui devo rispetto, ubbidienza e amore. In questo spirito, posso rispondere che papa Francesco ha messo i poveri al centro del suo pontificato».

Il Papa emerito Ratzinger ha affermato che la crisi dell’Europa è antropologica: l’uomo non sa più chi è. Lei è d’accordo?
«Sì. Il principale motivo per cui non sappiamo più chi siamo è che non crediamo più di essere fatti a immagine di Dio; la conseguenza è che non abbiamo più la nostra identità, rispetto al resto della natura».

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