Nei supermercati, se guardiamo sugli scaffali, ci rendiamo conto di come mangiano i poveri, e anche di quanti sono. La carne di pollo e di maiale, la prima a 3 euro e la seconda a 5 euro al chilo, sono ormai le carni scelte di chi non arriva
più a fine mese. Per il filetto di manzo invece bisogna salire a 35 euro al chilo, oltre dieci volte il prezzo del pollo.
Chi ha avuto la fortuna o la sfortuna di vedere un allevamento di polli, sarà rimasto sconcertato per la concentrazione degli animali in pochissimo spazio. Luci sempre accese, musica ad alto volume sono le caratteristiche degli allevamenti intensivi.
Questa società capitalistica, sempre più spinta ad aumentare i profitti, non si fa scrupolo riguardo al trattamento degli animali. Il mangime che viene somministrato agli animali non è certo di prima qualità, ci ricordiamo tutti di carcasse di animali morti che venivano triturati e dati in pasto negli allevamenti. Senza entrare in dettagli medici, un erbivoro che mangia carne, per giunta morta o magari ammalata, non ci si può aspettare che non contragga qualche malattia pericolosa per l’uomo.
Naturalmente per chi se la può permettere c’è sempre la carne di manzo di qualità, tipo la Chianina, dove viene specificato il luogo di allevamento e un certo controllo sull’alimentazione.
Un altro alimento tra i tanti è l’olio d’oliva, che nei supermercati si può trovare a tre euro al litro. Difficile pensare che possa essere prodotto con le olive.
Chi ha vissuto in campagna lo sa bene, ci sono vari sistemi per aumentare la produzione, varie tecniche che vanno dalla raccolta, all’irrigazione, alla spremitura, e che se da una parte aumentano il rapporto tra quantità d’olio e olive, dall’altra aumentano acidità e alterazioni del gusto, oltre ad essere meno salutari per l’organismo. È chiaro che per abbassare il prezzo si vende un prodotto, nel migliore dei casi, più acido, nel peggiore malsano.
Altro alimento fondamentale è il pane. In negozio si trovano prezzi che variano da un paio di euro a sei/sette al chilo. Provate a comprare quello da due euro, vi accorgerete subito della differenza, oltre al fatto che sarà già duro la sera stessa.
Il vino lo troviamo ad un paio di euro al litro. I vecchi dicevano che si fa anche con l’uva, e la battuta è tornata di moda.
Stiamo parlando di generi di prima necessità, alimenti che mangiamo tutti i giorni.
È sconcertante vedere nei piani bassi dei supermercati la scritta “meno costoso” e constatare che il ripiano è spesso vuoto, e non perché di merce ne mettano poca, ma perché va a ruba.
Sbarcano sui cellulari delle applicazioni per poveri e impoveriti della piccola borghesia, e soprattutto per i giovani squattrinati, il cibo che avanza nei supermercati o ristoranti, che per vari motivi, prossima scadenza o prodotti invenduti, viene messo a disposizione ad un prezzo scontato fino al 50% a disposizione appunto dei poveri. Sull’applicazione possiamo trovare il luogo, il tipo di alimento e il suo prezzo. Non solo i poveri mangiano cibi scadenti, ma anche scaduti, altro gioco di parole che sembra fatto apposta.
Come succede da qualche decennio, è sufficiente modificare qualche parola per rendere più digeribile (e non è un gioco di parole), la qualità della vita per alcuni . Lo spazzino è diventato operatore ecologico, la serva, collaboratrice domestica, e via così, fino a spacciare il consumo di generi alimentari di livello scadente come una riduzione allo spreco.
Nel settore dei cellulari vanno molto di moda i siti che vendono i ricondizionati, come se fosse un sistema per ridurre l’inquinamento. Acquistare un cellulare usato contribuisce ad inquinare meno, questa la parola d’ordine.
La cosa buffa è che non succede con le automobili, dove gli incentivi all’acquisto di nuovi autoveicoli, sono pubblicizzati criminalizzando l’inquinamento dei vecchi veicoli circolanti, ma questa è un’altra questione…
Tornando al tema, è chiaro che alle aziende che vendono prodotti quasi in scadenza o cellulari ricondizionati, non frega proprio niente né dell’ambiente, né della salute della povera gente. Il pianeta intero si sta lentamente modificando sempre in peggio e per quanto riguarda la salute della popolazione intera, i padroni della produzione mondiale sono tra i maggiori responsabili.
Da Operai contro
più a fine mese. Per il filetto di manzo invece bisogna salire a 35 euro al chilo, oltre dieci volte il prezzo del pollo.
Chi ha avuto la fortuna o la sfortuna di vedere un allevamento di polli, sarà rimasto sconcertato per la concentrazione degli animali in pochissimo spazio. Luci sempre accese, musica ad alto volume sono le caratteristiche degli allevamenti intensivi.
Questa società capitalistica, sempre più spinta ad aumentare i profitti, non si fa scrupolo riguardo al trattamento degli animali. Il mangime che viene somministrato agli animali non è certo di prima qualità, ci ricordiamo tutti di carcasse di animali morti che venivano triturati e dati in pasto negli allevamenti. Senza entrare in dettagli medici, un erbivoro che mangia carne, per giunta morta o magari ammalata, non ci si può aspettare che non contragga qualche malattia pericolosa per l’uomo.
Naturalmente per chi se la può permettere c’è sempre la carne di manzo di qualità, tipo la Chianina, dove viene specificato il luogo di allevamento e un certo controllo sull’alimentazione.
Un altro alimento tra i tanti è l’olio d’oliva, che nei supermercati si può trovare a tre euro al litro. Difficile pensare che possa essere prodotto con le olive.
Chi ha vissuto in campagna lo sa bene, ci sono vari sistemi per aumentare la produzione, varie tecniche che vanno dalla raccolta, all’irrigazione, alla spremitura, e che se da una parte aumentano il rapporto tra quantità d’olio e olive, dall’altra aumentano acidità e alterazioni del gusto, oltre ad essere meno salutari per l’organismo. È chiaro che per abbassare il prezzo si vende un prodotto, nel migliore dei casi, più acido, nel peggiore malsano.
Altro alimento fondamentale è il pane. In negozio si trovano prezzi che variano da un paio di euro a sei/sette al chilo. Provate a comprare quello da due euro, vi accorgerete subito della differenza, oltre al fatto che sarà già duro la sera stessa.
Il vino lo troviamo ad un paio di euro al litro. I vecchi dicevano che si fa anche con l’uva, e la battuta è tornata di moda.
Stiamo parlando di generi di prima necessità, alimenti che mangiamo tutti i giorni.
È sconcertante vedere nei piani bassi dei supermercati la scritta “meno costoso” e constatare che il ripiano è spesso vuoto, e non perché di merce ne mettano poca, ma perché va a ruba.
Sbarcano sui cellulari delle applicazioni per poveri e impoveriti della piccola borghesia, e soprattutto per i giovani squattrinati, il cibo che avanza nei supermercati o ristoranti, che per vari motivi, prossima scadenza o prodotti invenduti, viene messo a disposizione ad un prezzo scontato fino al 50% a disposizione appunto dei poveri. Sull’applicazione possiamo trovare il luogo, il tipo di alimento e il suo prezzo. Non solo i poveri mangiano cibi scadenti, ma anche scaduti, altro gioco di parole che sembra fatto apposta.
Come succede da qualche decennio, è sufficiente modificare qualche parola per rendere più digeribile (e non è un gioco di parole), la qualità della vita per alcuni . Lo spazzino è diventato operatore ecologico, la serva, collaboratrice domestica, e via così, fino a spacciare il consumo di generi alimentari di livello scadente come una riduzione allo spreco.
Nel settore dei cellulari vanno molto di moda i siti che vendono i ricondizionati, come se fosse un sistema per ridurre l’inquinamento. Acquistare un cellulare usato contribuisce ad inquinare meno, questa la parola d’ordine.
La cosa buffa è che non succede con le automobili, dove gli incentivi all’acquisto di nuovi autoveicoli, sono pubblicizzati criminalizzando l’inquinamento dei vecchi veicoli circolanti, ma questa è un’altra questione…
Tornando al tema, è chiaro che alle aziende che vendono prodotti quasi in scadenza o cellulari ricondizionati, non frega proprio niente né dell’ambiente, né della salute della povera gente. Il pianeta intero si sta lentamente modificando sempre in peggio e per quanto riguarda la salute della popolazione intera, i padroni della produzione mondiale sono tra i maggiori responsabili.
Da Operai contro
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