Non è questione di solidarietà ma di lotta permanente comune
Andare verso il sindacato unico di classe
Slai cobas per il sindacato di classe - coord. nazionale
Da SiCobas nazionale
Contro sfruttamento, condotte antisindacali e repressione: non ci fermerete!
lunedì 18 novembre un presidio molto partecipato ha manifestato la propria
solidarietà a Simone, Karim, Eleonora, Pietro, Camara e
Marian sotto il tribunale di Bologna in occasione
dell'udienza in cui il giudice è stato chiamato a esprimersi
sulla richiesta di applicare la misura cautelare del divieto
di dimora per i nostri sei compagni. Se fosse convalidato, i
sei compagni verrebbero "esiliati" dalla provincia di
Bologna, dove abitano, lavorano, e svolgono la loro attività
sindacale.
Come già specificato in vari
comunicati, ci troviamo di fronte all'ennesimo salto di
qualità da parte delle procure e dei piani alti dello Stato,
teso a colpire al cuore il nostro sindacato.
I teoremi repressivi puntano il
mirino in particolare contro i nostri dirigenti nazionali e
locali, al fine di sbarazzarsi di un movimento che in questi
anni ha imposto con la lotta il rispetto di quei diritti
fondamentali dei lavoratori che, sebbene fossero sanciti dai
contratti nazionali e dalle leggi e dalla stessa
Costituzione della Repubblica, sono stati e vengono tuttora
calpestati in migliaia di posti di lavoro nel più totale
silenzio e, spesso, con la complicità delle Istituzioni e
dei sindacati confederali.
I compagni sotto attacco della
magistratura bolognese sono "colpevoli" semplicemente di
aver partecipato a uno sciopero nello scorso giugno alla
Logista, la multinazionale spagnola del Tabacco che nel
mercato italiano si occupa della distribuzione in condizioni
di monopolio. Lo sciopero scaturiva dall'arroganza della
società interinale Elpe: quest'ultima infatti, all'atto del
subentro nell'appalto per le attività di facchinaggio,
ordinava decine di esuberi e si rifiutava di avviare una
trattativa col SI Cobas, che rappresentava l'80% dei
lavoratori, preferendo discutere unicamente coi sindacati
confederali e filopadronali.
Uno sciopero che fu represso
brutalmente da un reparto di agenti in assetto antisommossa
a cui fu dato ordine di manganellare e picchiare persino chi
era seduto a terra...
Si tratta di uno schema oramai
trito e ritrito, che ha come suo unico fine quello di
eliminare ogni presenza "scomoda" nei luoghi di lavoro in
modo da permettere ai padroni di fare il bello e il cattivo
tempo e imporre condizioni di lavoro e salariali
semi-schiavistiche.
A questo schema il SI Cobas si è
opposto sin dalla sua nascita e continuerà a farlo,
indipendentemente dalle manovre padronali e dai teoremi
repressivi che in queste settimane stanno piovendo sulle
nostre teste in tutta Italia, forti dell'esperienza concreta
di migliaia e migliaia di lavoratori che solo grazie agli
scioperi hanno potuto liberarsi dalle più odiose forme di
sfruttamento, dai ricatti e dal caporalato imposto dai
padroni con la complicità di uno Stato asservito ai loro
interessi.
A chi tenta di liquidare le
nostre lotte i lavoratori hanno già dato una prima risposta
stamattina, scandendo uno slogan chiarissimo: "Non ci
fermerete".
Le misure cautelari contro i
compagni di Bologna non possono e non devono passare: per
questo motivo il SI Cobas è pronto fin da ora ad attivare
iniziative di sciopero e di mobilitazione su scala nazionale
qualora si verifichi quest'ennesima e grave ingiustizia e fa
appello a tutte le realtà solidali di sostenere tali
iniziative.
Intanto in tutta la provincia di
Bologna è già aperto uno stato d'agitazione con
proclamazione di sciopero!
Lo sciopero è un diritto, non è
un reato!
Riconquistiamo dal basso una vera
democrazia sindacale nei luoghi di lavoro!
Solo la lotta Paga!
Se toccano uno, toccano tutti!
18/11/2019
SI Cobas nazionale
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