giovedì 21 novembre 2019

pc 21 novembre - BOLOGNA-UNIBO FA PINKWASHIG: UNA PANCHINA ROSSA PER RIPULIRSI L'IMMAGINE

da Noi Restiamo Bologna


Con una email a studenti e studentesse, Unibo comunica di voler istituire una panchina rossa che sia da monito in zona universitaria contro il femminicidio. Peccato che l'Università di Bologna - "istituzione culturale per eccellenza" (sic!) - eccelle solo quando deve fare pinkwashing mentre non si preoccupa di esprimersi o prendere provvedimenti contro i molestatori che la attraversano.
E' notizia di poche settimane fa quella delle molestie di un docente a una studentessa durante e dopo un colloquio di lavoro come segretaria (offerto peraltro su Bakeka.it e non con un bando pubblico). Così come le molestie a ricevimento di un docente ai danni di un'altra studentessa.

Credete forse che ci serva una panchina rossa per ricordarci quanto siano pesanti le molestie che subiamo ogni giorno? Per ricordarci quanto siamo "forti e resilienti"? Per darci una solidarietà di forma e poi ignorare la sostanza? Oppure è una panchina rossa per far sedere le ragazze che in AlmaMater subiscono molestie da chi è abbastanza potente da garantirsi l'impunità?
Questa panchina rossa sarà ancora una volta il simbolo dell'ipocrisia di un'istituzione che, consapevole dei vermi che strisciano nelle sue stanze, si premura solo di tenersi l'immagine pulita. Anziché rompere con decisione un sistema patriarcale, individualista e competitivo, lo asseconda e punisce chi alza la testa. E come potrebbe l'Unibo rompere il sistema quando è la prima che strutturalmente porta all'individualismo sfrenato fatto di competizione e repressione del dissenso?

In un'università che si struttura per riprodurre i meccanismi di oppressione presenti nella società, dal patriarcato alla normalizzazione della condizione di sfruttamento, la sicurezza non può essere data. Ogni giorno vediamo come la frammentazione e la disgregazione vengano promossi dall'ateneo attraverso competitività e meritocrazia falsata, con il contorno di polizia e militari perennemente in giro per la zona universitaria, in senso repressivo e normalizzante. Quello che è da ribaltare non è un atteggiamento o delle scelte, ma un'intera struttura; e al sistema del nemico si risponde lottando, organizzandoci a nostra volta.

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