Un drone dell'aeronautica italiana è stato abbattuto a Tarhouna, nord-ovest della Libia, zona ‘caldissima’ del conflitto e avamposto strategico delle milizie del generale Khalifa Haftar.
La posizione del governo Conte è stata per "il sostegno dell'Italia al governo dell'Accordo nazionale" e allo stesso tempo aveva dichiarato che l'Italia "continuerà a svolgere un ruolo attivo nel ritorno a un processo politico attraverso mezzi virtuosi e pacifici": la realtà odierna, invece, è smentita dai fatti.
Il ministero della Difesa italiano ha parlato di un “guasto tecnico” che ne avrebbe provocato la caduta. Ma a smentire la versione di Roma è arrivata la rivendicazione delle forze di Haftar. Il generale della Cirenaica ha chiesto spiegazioni alle autorità italiane circa la presenza di un mezzo non autorizzato nello spazio aereo libico. Roma ha fatto sapere che il drone “effettuava una missione a sostegno dell'operazione Mare Sicuro” - il "supporto e sostegno" alla Guardia costiera libica- di cui la Libia era a conoscenza.
Il drone, un MQ-9 Predator dell'aeronautica militare italiana, è uno dei velivoli fabbricati dalla General Atomics americana che l’aviazione italiana utilizza per attività di intelligence e che partono solitamente dalla base di Sigonella, allo scopo di monitorare l’evolversi della guerra civile.
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