Lo scorso venerdì un bracciante rumeno di 57 anni, dopo aver accusato un malore mentre lavorava raccogliendo pomodori, è stato trovato privo di vita dai suoi compagni.
La sua morte insieme a quella di molti altri, non rappresenta un banale "tragico incidente" ma è diretta conseguenza delle insostenibili condizioni di lavoro a cui i braccianti sono costretti ogni giorno.
In Capitanata, alla
precarietà della vita nei ghetti e alle costanti aggressioni e violenze
razziste si somma lo sfruttamento, di cui si continua a morire. Non
accettiamo che l'ennesima vittima di questo sistema passi sotto il
silenzio e l'indifferenza.
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