venerdì 6 luglio 2018

pc 6 luglio - Claviere/Alassio/Torino - la società delle bestie razziste alimentate dal governo fascio/populista a guida Salvini!

Insulti nel metrò di Torino alla donna col velo, "così ho visto il razzismo da vicino”


Il racconto in prima persona di un episodio avvenuto ieri mattina: "Quell'uomo gridava: chissene frega se sei italiana, dovete morire tutti, ti faccio sbranare dal mio cane. E nessuno è intervenuto"
Martedì, mattina. Sono le 11. Salgo in metropolitana a Torino Porta Nuova, direzione Fermi. Il vagone è mediamente affollato. Ragazzi, ragazze, c’è anche qualcuno in giacca e cravatta, signore con i pacchi della spesa. Ci sono alcuni posti vuoti. Mi siedo e vicino a me c’è una donna con il foulard colorato che le copre la testa e le avvolge le spalle. Ha una gonna semi lunga e scarpe da ginnastica. Il viso è rotondo, quasi paffuto, occhi scuri. Avrà una cinquantina d’anni.
Dopo un paio di fermate sale un uomo, capelli bianchi, piuttosto in carne, apparentemente intorno alla settantina. Ha un cane al guinzaglio: il Lassie che tutti conosciamo. Si avvicina a noi. La signora con il foulard che mi sta accanto, è a disagio per il cane, si alza e si allontana, quasi scusandosi: sono allergica. A quel punto, l’uomo con il cane, senza nessuna ragione, inizia ad apostrofarla, a voce alta:
"Cosa vuoi tu? Ti fa schifo il cane? Stai zitta, ora lo sguinzaglio e ti faccio sbranare. Ha ragione Salvini. Io sono un leghista convinto. Che cazzo ci fate qui in Italia?".
La signora, scioccata e spaventata ,si allontana e si rivolge pacatamente all’uomo con il cane: "Guardi che io sono italiana", e mostra la sua carta d'identità". Ma lui continua, anzi, si guarda intorno come per cercare consenso tra gli altri passeggeri e inizia ad urlare: "E chissene frega. Io ci vado a Porta Palazzo e vedo tutta quella gente come te che gira senza far niente. Chi lavora? Nessuno. Vi manteniamo noi. Dovete andarvene tutti fuori. Dovete morire. Viva Salvini. Sempre".
A questo punto mi alzo anch’io, giacché nessuno, ma proprio nessuno, si è preso la briga di intervenire, chi faceva finta di niente, la maggior parte con la faccia dentro il proprio smartphone. Alcuni si sono girati da un’altra parte: nessun consenso all’uomo del cane, ma nemmeno una minima solidarietà alla donna aggredita. Mi avvicino a lei che mi mostra la sua carta di identità: "Guardi, guardi qui, sono italiana e lavoro io, faccio la sarta. C’è scritto che vengo dal Marocco. Sì, sono marocchina. ma c’è anche scritto che sono italiana". È agitata. Mi giro verso il signore con il cane: "Perché? Si vergogni". Ma lui insiste: "Stai zitta tu, collaborazionista".
Sono arrivata, scendo e la signora marocchina mi segue. Si mette a piangere e mi guarda dritta negli occhi: "Per me e per la mia famiglia è diventato un inferno. Quasi ogni giorno veniamo insultati. Ma perché?".

Clavière, residenti contro i migranti che occupano la chiesa: urla e spintoni, "Andate via"


Intervengono i carabinieri, tolte le tende montate in piazza. Il sindaco: "Non è una convivenza facile"
Sale la tensione a Claviere dove da quest'inverno è in corso l'occupazione di uno dei locali sotto la chiesa nella piazzetta principale del paese, al confine con la Francia. Qui trovano rifugio i migranti  intenzionati a tentare la traversata verso Briançon dal Monginevro. Ieri pomeriggio gli occupanti e un gruppo di residenti si sono fronteggiati tra insulti e qualche spintone. Sono intervenuti i carabinieri. L'esperienza di Chez Jesus, come è stato ribattezzato lo spazio occupato da un gruppo di antagonisti italiani e francesi sostenuti da diverse realtà tra cui il movimento No Tav,  nei giorni scorsi aveva cominciato ad ampliarsi fuori dagli spazi del sottochiesa. Nella piazzetta erano comparse alcune tende.
Ieri pomeriggio la discussione è nata per alcune bandiere appese a un palo pericolante. Un gruppo di cinque o sei residenti ha iniziato a protestare e la discussione è finita a spintoni: "Hanno spaccato la nostra roba" è la denuncia degli occupanti  di Chez Jesus. Davanti alla chiesa Ieri pomeriggio è arrivato anche il sindaco di Claviere Franco Capra: "Alla fine - spiega - abbiamo concordato che le bandiere e il palo venissero tolti e lo stesso abbiamo chiesto per alcune tende comparse nei giorni scorsi". Già ieri sera le tende sono state rimosse. "Non è una convivenza facile - aggiunge Capra - ma vogliamo renderla il più vivibile possibile. Abbiamo anche dei residenti tolleranti, altrimenti la situazione sarebbe già scoppiata".
Nel "sottochiesa" di Clavière oggi ci sono circa una dozzina di migranti: alcuni non hanno ancora tentato la traversata, altri sono già stati respinti al confine e sono tornati indietro. Il sindaco tiene il conto a spanne "perché - spiega - io non posso entrare, ma ormai non possono più farlo nemmeno le organizzazioni riconosciute: l'ingresso è viatato anche a loro".

LA REPUBBLICA LIGURIA

Alassio, il cane "razzista" che ringhia ai neri è l'idolo della spiaggia


La proprietaria: "Sì, li riconosce dall'odore". La vicenda raccontata in un post su Facebook
Un cagnolino che ringhia solo “quando passano i negri - come spiega la sua proprietaria - perché li riconosce dall’odore, no non quelli ricchi solo quelli che hanno odore”. Se qualcuno dovesse sorridere sappia che in questa vicenda che accade ad Alassio c’è davvero poco da ridere. Un tempo c’è chi si sarebbe vergognato di aver un cane "razzista” anche se a sua insaputa, ma oggi abbaiare contro i “negri” è peculiarità da rivendicare. Caratteristica che a qualcuno, tra l’altro, piace parecchio.
Tutto inizia qualche giorno fa, quando una signora racconta con un post su Facebook quanto le è accaduto: “Un cagnolino che abbaiava contro un ragazzo di colore sulla spiaggia di Alassio, alcuni bagnanti che ridono e applaudono e lo incitano, io che non credo ai miei occhi e li invito a fermarsi. Loro sghignazzano e una signora mi offende pesantemente con i soliti riferimenti sessuali a me e ai migranti”. Il racconto su Facebook genera molta solidarietà - e ne scrive per primo l'Espresso - ma anche una raffica di insulti e Giovanna, è un nome di fantasia, decide addirittura di cancellarsi dal social network ma solo dopo aver fatto degli screenshot degli insulti che saranno oggetto di querele.

La proprietaria del cane al centro dell’episodio è uno dei gestori dell’hotel Milano che affaccia sui bagni dove è accaduto l’episodio. “Si – racconta è vero che la signora è stata offesa ma da clienti non del nostro hotel. Però il mio cagnolino non c’entrava niente. E’ un Jack Russell e si chiama Speed. Si, è vero che lui riconosce i negri dall’odore e gli ringhia, ma non ha mai azzannato nessuno”.

Ma avrete avuto clienti di colore? “Sì, proprio ieri un signore svizzero di colore, molto distinto e a lui Speed non ha mai abbaiato. Lo sa… dipende dall’odore. Razzista? Ma come fa un cane a essere razzista? Io? Macchè, , è solo che quando vengono i marocchini a vendere Speed li riconosce subito e li manda via…”.
Alassio è la città italiana il cui ex sindaco (da poche settimane ci sono state le elezioni) Enzo Canepa era stato condannato per razzismo a seguito di un’ordinanza ritenuta discriminatoria con cui vietava l’ingresso in città a stranieri privi di documento sanitario.

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