Saluzzo, una caserma per i migranti della frutta:
L'edificio messo a disposizione dal Comune, in 200 però restano fuori.
Ci sono almeno cinquecento biciclette appoggiate ai muri, ai portoni e agli alberi attorno al dormitorio. Non c'è lavoratore tra gli africani arrivati a Saluzzo da tutta Italia per la raccolta della frutta che non se ne sia procurata una per muoversi sulle strade di campagna dove in un raggio di venti chilometri si trovano aziende che d'estate hanno bisogno di manodopera. Al mattino presto lo sciame di giovani migranti, tutti maschi, sale sulle due ruote e si accalca attorno al portone che chiude la vecchia caserma alla periferia della città, che da un mese ospita 368 persone. Chi dorme dentro si unisce ai 150-200 lavoratori accampati fuori. Poi rapidamente tutti si disperdono. Chi è stato preso come bracciante torna a sera inoltrata, gli altri nel primo pomeriggio rientrano alla spicciolata. Con la prospettiva di riprovarci il giorno dopo.
Una situazione che va avanti da anni con accampamenti improvvisati e ora alla creazione di alcuni centri di accoglienza, il principale nella vecchia caserma Filippi recentemente acquisita dal demanio. "Abbiamo cercato di dare dignità a persone che arrivano qui per lavorare - spiega il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni - ma naturalmente non possiamo dare un posto letto a tutti". E chi non riesce a ottenere il pass per un posto letto nei letti a castello che riempiono le camerate si accampa fuori, dove lungo la strada si alternano bici e cartoni, bici e materassi.
Una camerata della caserma dove sono ospitati i migranti
Ad attirare qui i migranti è un fabbisogno di lavoratori che esiste da decina d'anni fa, quando il
comparto della frutta ha iniziato a crescere sia aumentando l'estensione delle coltivazioni che allungando la stagione della raccolta che adesso va da maggio con i piccoli frutti, a luglio e agosto con le pesche, che lasciano poi il posto alle mele, mentre si è ridotto il fabbisogno autunnale per i kiwi, quasi sterminati da una malattia. Parallelamente è venuta a mancare la manodopera stagionale di chi abitava in montagna e scendeva per l'estate, che era stato sostituito da una generazione di studenti. E quando questi ultimi hanno smesso di proporsi alle aziende, si è aperto il mercato degli stranieri, che sono 5.500 su circa 7 mila lavoratori di tutto il comparto.
Con i "flussi" le aziende a gennaio si impegnano a chiamare, principalmente dalla Polonia e dall'Albania, le figure professionali di cui hanno bisogno e per legge il datore di lavoro deve anche assicurarsi che abbiano un tetto sotto cui vivere. Ma i "flussi" non riescono a coprire le previsioni ed è per questo che si apre il mercato degli altri stranieri: solo gli africani superano i 2.600. una parte sono ammassati a Saluzzo quasi tutti regolari ma con permessi di soggiorno provvisori - arrivati persino dalla Sardegna con la speranza di sostituire qualcuno che all'ultimo ha dato forfait o per incrementare la mano
Per chi invece il contratto non ce l'ha è prevista una turnazione. Tuttavia le regole del dormitorio, per quanto rigide, prevedono deroghe. E quando piove, per esempio, chi sta fuori entra dentro per dormire al riparo sotto una tettoia. Così come entrano lasciando un documento coloro che vogliono usufruire delle docce e dei fornelli o per guardare le partite dei mondiali nella tv che è stata collegata sotto un gazebo. "
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