Dichiarazione di Georges Abdallah – 23 giugno
2018
Care/i compagne/i, care/i amiche/amici.
Sapete, quando si è in questi luoghi sinistri da una “piccola eternità” si
è travolti da una grande emozione in occasione delle iniziative solidali… Ciò
detto, a voi tutti i miei più calorosi saluti introducendo il mio breve
intervento…
Compagni, in questo periodo di grandi lotte sapervi riuniti oggi a Parigi
mi dà forza, riscalda il cuore e soprattutto mi conforta, convincendomi che
assumendo sempre più il terreno delle lotta anticapitalista/ antimperialista
si apporta la solidarietà più significativa a quelli/e che da decenni stanno
resistendo dietro queste abominevoli mura.
Certo, compagni, non è cercando astuzie giudiziarie qua e là che si riesce
ad affrontare
l’accanimento criminale dei “procuratori del capitale” cui sono sottoposti i prigionieri che resistono, bensì affermando una determinazione risoluta nella lotta contro il loro criminale sistema moribondo. Tutti noi compagni ben sappiamo che in ultima analisi è in base a un certo rapporto di forza che si riesce a strappare i nostri compagne alle grinfie del nemico. Questi consente la liberazione solo quando si rende conto che tenere detenuti questi rivoluzionari pesa nel processo della lotta in corso * maggiormente della minaccia conseguente alla loro liberazione. Non è questione di fare come se fossimo ignari che la cosiddetta giustizia è sempre giustizia di classe al servizio di una politica di classe che rientra nella dinamica globale di una guerra di classe su scala nazionale e internazionale. Sicuramente, esistono conquiste sociali che ci permettono di condurre battaglie sul terreno legale ed è inutile ricordare che dobbiamo portarle a compimento: ciò non toglie, compagni, che giunge il momento di doversi rendere conto che la cosiddetta “ragion di Stato” fa sempre in modo che la borghesia si regga sulle proprie leggi quando i suoi interessi sembrino richiederlo. Ciò detto, ogni approccio che possa lasciar presumere che si abbia l’interesse a fingere è decisamente controproducente, anche se animato da ogni buona intenzione. Di sicuro, dopo tanti anni di detenzione nelle nostre fila sono e saranno amici/amiche e compagni che esortano a ricorrere ancora sul piano legale e che forse questa volta, ecc., ecc…
l’accanimento criminale dei “procuratori del capitale” cui sono sottoposti i prigionieri che resistono, bensì affermando una determinazione risoluta nella lotta contro il loro criminale sistema moribondo. Tutti noi compagni ben sappiamo che in ultima analisi è in base a un certo rapporto di forza che si riesce a strappare i nostri compagne alle grinfie del nemico. Questi consente la liberazione solo quando si rende conto che tenere detenuti questi rivoluzionari pesa nel processo della lotta in corso * maggiormente della minaccia conseguente alla loro liberazione. Non è questione di fare come se fossimo ignari che la cosiddetta giustizia è sempre giustizia di classe al servizio di una politica di classe che rientra nella dinamica globale di una guerra di classe su scala nazionale e internazionale. Sicuramente, esistono conquiste sociali che ci permettono di condurre battaglie sul terreno legale ed è inutile ricordare che dobbiamo portarle a compimento: ciò non toglie, compagni, che giunge il momento di doversi rendere conto che la cosiddetta “ragion di Stato” fa sempre in modo che la borghesia si regga sulle proprie leggi quando i suoi interessi sembrino richiederlo. Ciò detto, ogni approccio che possa lasciar presumere che si abbia l’interesse a fingere è decisamente controproducente, anche se animato da ogni buona intenzione. Di sicuro, dopo tanti anni di detenzione nelle nostre fila sono e saranno amici/amiche e compagni che esortano a ricorrere ancora sul piano legale e che forse questa volta, ecc., ecc…
Certo, compagni, le buone intenzioni non mancano: solo che malgrado tutte
le sofferenze dovute alla lunga prigionia, non c’è e non ci sarà possibilità di
evitare lo sforzo necessario per cambiare i rapporti di forza, se si desideri
ardentemente (come sostengono alcuni miei parenti) liberare i nostri compagni.
Sviluppiamo la solidarietà assumendo ancor più il terreno della lotta
anticapitalista/ antimperialista e “la nostra vecchia amica…” questa
“vecchia talpa che sa ben lavorare sotto terra” non rimarrà indifferente ai
nostri sforzi. Proprio per questo, compagni, assume grande importanza sapere ed
essere in grado di far rientrare l’azione solidale nella dinamica globale della
lotta in corso.
La crisi del capitalismo moribondo nella sua fase di putrefazione avanzata
è già davanti a noi e investe l’intero pianeta, sia i centri del sistema che le
sue periferie… Quanto avviene in questi giorni in generale nel mondo arabo e in
Palestina in particolare (dall’Yemen al Bahrein, alla Siria e alla Libia pure…)
risulta più che emblematico a questo proposito. Le forze imperialiste di ogni
dove si lanciano in una guerra pluridimensionale, rispecchiando da un lato le
contraddizioni interimperialiste e dall’altro una guerra imperialista di
saccheggio e distruzione. La borghesia araba in gran maggioranza ha scelto il
suo campo senza trucco… Quotidianamente la Palestina impartisce a noi tutti
lezioni d’abnegazione e coraggio di portata eccezionale. Come non mai le masse
popolari palestinesi, malgrado ogni tradimento della borghesia, assumono il loro
ruolo di effettivo garante in difesa degli interessi del popolo. I martiri
giovani e meno giovani muoiono a centinaia, combattendo anche a mani nude. Gli
imperialisti d’ogni risma non si offendono neanche davanti al loro amico Bibi
[Netanyahu], il distinto ospite dell’Eliseo.
Ciò non toglie che, tradimento della borghesia o meno, interventi
imperialisti diretti o indiretti, la Resistenza continua e sicuramente
proseguirà finché durerà l’occupazione. Naturalmente le masse popolari
palestinesi e le loro avanguardie combattenti prigioniere possono contare più
che mai sulla vostra solidarietà attiva.
Che mille iniziative di solidarietà fioriscano a favore della Palestina e
della sua Resistenza promettente.
La solidarietà, tutta la solidarietà a quelli/e che resistono nelle
prigioni sioniste e nelle celle d’isolamento in Marocco, Turchia, Grecia, nelle
Filippine e altrove nel mondo!
La solidarietà, ogni solidarietà ai giovani proletari dei quartieri
popolari!
La solidarietà, tutta la solidarietà ai ferrovieri e agli altri proletari
in lotta!
Onore ai martiri e alle masse popolari in lotta!
Contro l’imperialismo e i suoi cani di guardia sionisti e altri reazionari
arabi!
Il capitalismo è solo barbarie, onore a tutti coloro che gli si oppongono
pur nella diversità delle loro espressioni!
Insieme compagni e solo insieme noi vinceremo!
Compagni, amici e amiche a voi tutti i miei più calorosi saluti
rivoluzionari.
Il vostro compagno Georges
Abdallah
Resoconto a cura della delegazione italiana
Importante manifestazione internazionale a Parigi per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah.
Circa 300 compagni e compagne sono scesi in piazza in un lungo e popolare corteo per le vie di Parigi per gridare forte e chiaro: “Libertà per Georges Ibrahim Abdallah! Palestina vincerà”.
Il corteo è stato convocato nel quadro della lunga campagna unitaria che si svolge da anni in Francia e in tante altre parti del mondo che ha reso Georges un compagno riconosciuto e sostenuto da tante realtà organizzate, antimperialiste e rivoluzionarie d'Europa, del Mondo Arabo e di tanti altri paesi del mondo.
34 anni ingiusti di prigione non hanno assolutamente piegato G.I. Abdallah, né fermato la campagna in suo favore.
34 anni in cui l'imperialismo Usa e l'imperialismo francese hanno tentato di mettere a tacere una voce rivoluzionaria a sostegno della Palestina e delle masse arabe.
La campagna in questi anni ha avuto diversi momenti e diverse facce con ogni forma di
manifestazione, ora d'avanguardia ora di massa. E sempre G.I. Abdallah è stato al fianco delle masse oppresse in rivolta e in armi, così come non ha fatto mai mancare la sua voce a sostegno dei prigionieri politici rivoluzionari nel mondo.
manifestazione, ora d'avanguardia ora di massa. E sempre G.I. Abdallah è stato al fianco delle masse oppresse in rivolta e in armi, così come non ha fatto mai mancare la sua voce a sostegno dei prigionieri politici rivoluzionari nel mondo.
La manifestazione di Parigi è stato un segnale forte che questa campagna non si fermerà fino alla vittoria: la scarcerazione di Georges Ibrahim Abdallah.
Questa manifestazione ha portato insieme alle caratteristiche di sempre delle novità importanti che possono e devono influenzare lo sviluppo di questa campagna.
Insieme alle forze che sostengono da sempre la campagna e che guidavano la manifestazione in un quadro solidale, unitario, vi è stata questa volta la presenza di un forte contingente, un blocco rosso maoista, guidato dallo striscione della Jeunesse communist revolutionary, che ha portato in forma compatta e determinata nella manifestazione la battaglia per Georges, a difesa della lotta armata delle masse palestinesi e che ha raccolto nelle sue fila compagni francesi, tedeschi, austriaci, norvegesi e di altri paesi e una folta delegazione italiana, la più numerosa tra le delegazioni, formata da compagni, da operai, donne proletarie, impegnati negli organismi di massa del Soccorso rosso proletario, del Movimento femminista proletario rivoluzionario, dello Slai cobas sc, guidata dalla rappresentanza di proletari comunisti-PCm Italia. Questa forte presenza ha portato nella manifestazione la battaglia a difesa di tutti i prigionieri politici comunisti, rivoluzionari nel mondo, con ritratti del presidente Gonzalo, di Ajith, con uno striscione per la prigioniera politica Nadia Lioce, per la quale è in corso in Italia una forte campagna con l'Mfpr in prima fila, e, la prima volta in una manifestazione di questo tipo, uno striscione per i prigionieri politici rivoluzionari in India, Saibaba e altri, portato da compagni e compagne facenti parte del Comitato di sostegno alla guerra popolare in India.
Il contingente ha lanciato slogan a sostegno della guerra popolare e Viva Marx-Lenin-Mao.
Questa novità in questa manifestazione rafforza notevolmente la campagna, la amplia, la arricchisce e la inserisce nello scontro globale tra imperialismo e lotte di liberazione dei popoli oppressi, nella contesa tra rivoluzione e controrivoluzione.
Stanno anche in questo le ragioni di fondo dell'ostinata persecuzione contro Georges Ibrahim Abdallah. E questa battaglia rappresenta una battaglia per tutti i popoli oppressi che sviluppano la lotta armata e la guerra popolare; così come oggi più che mai la sorte dei prigionieri politici rivoluzionari è legata all'avanzamento delle masse popolari e della rivoluzione proletaria.
Resoconto a cura della delegazione italiana
26.6.18
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