sabato 7 luglio 2018

pc 7 luglio - Onore ai partigiani! Spazzare via questo infame governo razzista fasciopopulista!

Caro Matteo Salvini,
mi chiamo Serena e sono la fiera nipote di Giancarlo Barbieri detto Carlino, classe 1927, combattente della Repubblica Partigiana dell’Ossola.
Mio nonno quando aveva 13 anni è partito per i monti con un fucile in mano. Era un bambino a cui avevano bruciato la casa, un bambino che aveva visto da vicino le atrocità della guerra e che era partito da solo, per i boschi, per unirsi ai partigiani.

Mio nonno ha iniziato a parlarmi della guerra quando ancora ero all’asilo. Probabilmente al giorno d’oggi i genitori non vorrebbero che i proprio pargoli sentissero quei racconti. Mi ricordo che d’estate riempiva il suo bicchiere di latta di vino e si andava a sedere sotto il fico, per riposarsi dal lavoro nell’orto. Dal nulla, iniziava a condividere i suoi ricordi ad alta voce. Mi diceva di non rifiutare il cibo, perché lui aveva dovuto mangiare i topi e i baccelli dei piselli perché non si buttava via nulla,
nemmeno le radici delle piante.

Mi ha raccontato di come i tedeschi entravano nelle case a portare via i neonati e li usavano per il tiro al piattello ridendo.
Quando mi raccontava queste cose i suoi occhi diventavano grigi. Faceva impressione e paura. Ma quei racconti mi sono serviti per sviluppare un sentimento che credo che a te manchi e che si chiama empatia.

Tu ieri hai deriso i ricordi di mio nonno e della mia famiglia deridendo il nostro canto, Bella Ciao. E’ stata la prima canzone che ho imparato, sollevando il pugno sinistro, come mi diceva di fare il mio adorato nonno. Ogni domenica prendeva la poltrona dal salotto, la legava bene al suo apecar, mi ci metteva sopra e giravamo il paese così, con me sulla poltrona usata come trono, il pugno sollevato e Bella Ciao cantata a squarciagola. Se chiudo gli occhi mi vedo in piedi sui tavoli della Casa del Popolo coi vecchi che applaudono e mi prendono le caramelle o il gelato.

Vedi Matteo, tu puoi continuare quanto vuoi con i tuoi stupidi slogan che esaltano le masse per non più di 15 secondi ma noi comunisti radical chic il pugno chiuso ce lo abbiamo nel cuore ed è il timone sul quale si reggono le nostre vite piene di orgoglio, fierezza, fratellanza, rispetto, amore e pietās, parole di cui tu non conosci il significato.

Tu ieri, indossando quella maglietta, hai deriso il sangue dei giovani che sono morti per la patria che tu dici tanto di amare. Tu, e la tua ridicola ossessione per gli “invasori”, il tuo continuo incitamento al “prima gli italiani”, ieri ti sei dimenticato di quando i nostri valorosi giovani l’invasore lo hanno cacciato per davvero.
Dici di amare la tua patria e deridi chi l’ha difesa con la vita.

Qualche mese fa ho chiesto a mia nonna se potevo farle una videointervista in cui mi raccontasse del nonno, che non c’è più, e di cosa le hanno fatto i nazisti quando aveva solo 5 anni nella sua fattoria in provincia di Rovigo. 5 anni, Matteo. Come quei bambini con cui ti piace tanto farti le foto. Lei mi ha detto di sì ma poi la mattina seguente è andata da mia madre e le ha detto di non aver dormito tutta notte perché aveva paura che, dicendo quelle cose, i fascisti la sarebbero andati a prendere.
Una povera donna di 80 anni che dopo 75 anni ha ancora paura di quello che ha visto e subito.

E’ questo che vuoi? Farci vivere nella paura per i prossimi 100 anni?
Io ti dico che non ce la farai. Perché noi non abbiamo paura di te. E io ti giuro che farò tutto quello che posso per mettere fine a questa pazzia.

Tu pensa a vergognarti per aver deriso il sangue versato dai nostri partigiani.

#IoNonHoPaura

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