Milano, CasaPound fa breccia tra le tute blu. E la Fiom apre la scuola antirazzista.
MA QUELLO CHE NON DICE, LA FIOM, E' CHE SONO LE POLITICHE ANTIOPERAIE E DI DIFESA DEGLI INTERESSI PADRONALI, ANCHE DELLA FIOM, CHE HANNO SPIANATO LA STRADA TRA GLI OPERAI AL FASCIO/RAZZISMO M5S/LEGA E ALLA FECCIA DI CASA POUND.
Allarme dopo l’espulsione di una delegata. «In fabbrica anche i nostri delegati stanno perdendo di vista i valori storici» Corsi di formazione su migranti e diritti
MA QUELLO CHE NON DICE, LA FIOM, E' CHE SONO LE POLITICHE ANTIOPERAIE E DI DIFESA DEGLI INTERESSI PADRONALI, ANCHE DELLA FIOM, CHE HANNO SPIANATO LA STRADA TRA GLI OPERAI AL FASCIO/RAZZISMO M5S/LEGA E ALLA FECCIA DI CASA POUND.
Allarme dopo l’espulsione di una delegata. «In fabbrica anche i nostri delegati stanno perdendo di vista i valori storici» Corsi di formazione su migranti e diritti
I
pochi che riescono a scherzarci sopra dicono che «in altri tempi e
ad altre latitudini si sarebbe parlato di rieducazione». Ma quando
ci sono di mezzo antirazzismo e antifascismo alla Fiom non c’è
molto spazio per l’ironia. Perché anche per il più antico
sindacato d’Italia — quello dei metalmeccanici, gli operai per
antonomasia, con una storia fondata sul concetto di solidarietà —
è scattato l’allarme: tra le tute blu legate all Cgil, soprattutto
al Nord, non soltanto ha attecchito la scelta elettorale per
Movimento Cinque Stelle e Lega (nell’ordine), ma addirittura si
avverte il pericolo di incursioni dell’estrema destra. Gli
episodi-spia non mancano: i vertici regionali del sindacato hanno
espulso una delegata che in fabbrica agiva sotto l’emblema della
Fiom e fuori dai
cancelli faceva campagna elettorale per CasaPound. L’altro caso è avvenuto pochi giorni fa fuori dai confini lombardi, a Vercelli, ma ha rafforzato lo stato di allerta: alla protesta degli operai di un’azienda per i ritardi nei pagamenti degli stipendi è arrivato — non rifiutato e forse addirittura caldeggiato da qualcuno — il sostegno di CasaPound. Solo uno striscione, ma molto imbarazzante considerando che la rappresentanza sindacale interna è targata Fiom.
«Abbiamo
un problema», riconoscono i vertici del sindacato,
perché al di là dei pochi casi clamorosi, preoccupa la perdita di
vista di alcuni punti fondamentali del «pensiero Fiom» tra i propri
rappresentanti nelle fabbriche. E la cartina di tornasole, anche in
questo ambito, è la questione dei migranti. «È capitato, per
esempio, che durante un’assemblea ci siamo sentiti dire che non è
una priorità, che il sindacato non deve occuparsene — racconta
Alessandro Pagano, segretario regionale delle tute blu Cgil —.
Anche tra i nostri delegati si stanno facendo strada letture della
realtà preconfezionate e semplificatorie, atteggiamenti di difesa
preventiva che non hanno mai fatto parte della nostra cultura. E qui
in Lombardia notiamo che, sebbene non del tutto nuovi, certi
atteggiamenti nel mondo dei lavoratori, si stanno allargando
velocemente». Poiché
«per la Fiom antirazzismo e antifascismo
rappresentano l’insuperabile linea di confine valoriale», il
sindacato prova a reagire con un progetto nazionale di formazione
(anzi ri-formazione) sui temi d’attualità rivolto a delegati e
iscritti. «Non è un indottrinamento — tiene a sottolineare Pagano
— l’obiettivo è fornire gli strumenti per conoscere la realtà e
poterla affrontare. Infatti oltre ad ascoltare gli stessi lavoratori,
a farci raccontare anche le loro paure, offriamo loro incontri con
esperti di diverse materie per fare in modo che se, per esempio, alla
macchinetta del caffè si parla di barconi nel Mediterraneo i nostri
delegati sappiano cosa è vero e cosa è falso». Si
parte proprio da Milano, martedì mattina,
con un incontro intitolato «Ricominciamo dall’uguaglianza»
all’auditorium «Enzo Baldoni», al Gallaratese. Presenti, oltre ai
vertici Fiom e Cgil, la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami, il
magistrato e docente di filosofia Luigi Ferrajoli, lo scrittore Pap
Khouma, don Virginio Colmegna. E il calendario prevede tappe in tutta
la regione. In precedenza anche la Filcams di Milano, la sigla di
riferimento dei lavoratori del commercio, aveva avviato un analogo
programma per «ravvivare» il sistema di valori e la base di
argomenti per i propri delegati e iscritti. E, sempre a Milano, il
segretario della Camera del lavoro Massimo Bonini aveva disposto
l’allontanamento di rappresentanti sindacali in quota Cgil che sui
social media proclamavano simpatie neofasciste. «In effetti non
escludo che perderemo qualcuno per strada — ammette Alessandro
Pagano della Fiom lombarda — ma l’alternativa è lasciare
praterie a disposizione dei gruppi neofascisti».
cancelli faceva campagna elettorale per CasaPound. L’altro caso è avvenuto pochi giorni fa fuori dai confini lombardi, a Vercelli, ma ha rafforzato lo stato di allerta: alla protesta degli operai di un’azienda per i ritardi nei pagamenti degli stipendi è arrivato — non rifiutato e forse addirittura caldeggiato da qualcuno — il sostegno di CasaPound. Solo uno striscione, ma molto imbarazzante considerando che la rappresentanza sindacale interna è targata Fiom.
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