lunedì 2 luglio 2018

pc 2 luglio - LA JOINT-VENTURE THYSSENKRUPP/TATA: PROFITTI PER IL CAPITALE, LICENZIAMENTI E PIU' SFRUTTAMENTO PER GLI OPERAI

La tedesca Thyssenkrupp e l’indiana Tata Steel hanno infatti firmato venerdì sera l’accordo finale per la creazione di una joint-venture, secondo gruppo europeo dell’acciaio dopo ArcelorMittalre.
Questa fusione delle attività europee avrà una capacità produttiva di 21 milioni di tonnellate di acciaio, un fatturato annuo di 17 miliardi di euro, e genererà sinergie fino a 500 milioni di euro e una buona ottimizzazione del capitale. Come ha detto l'Ad di ThyssenKrupp: "sarà capace di creare un valore aggiunto di 5 miliardi euro per entrambe le società".

"In termini occupazionali, per i prossimi anni sono previsti fino a 4mila esuberi". Ma questi tagli nel linguaggio del capitale si chiamano "razionalizzazione della forza lavoro". 
Nel linguaggio, o meglio, nella realtà dura degli operai, vogliono dire: più profitti per i padroni, licenziamenti, più sfruttamento per gli operai. 

Si aggiunge subito che nell’ambito di questi esuberi - ne sono previsti 2 mila nelle unità operative (il resto fra il personale amministrativo) - l’organizzazione della produzione sarà rivista radicalmente nel 2020, che vorrà dire altri dolori per i lavoratori. Per l'Italia questa operazione potrebbe portare anche alla cessione di Acciai speciale Terni, controllata dalla ThyssenKrupp.

Con la fusione, il capitale da un lato taglia alcuni costi di capitale costante: luoghi di lavoro, impianti, macchinari, materiali, ecc.; dall'altro aumenta la produttività; questo porta a ridurre il numero complessivo degli operai pur aumentando la produzione e ad aumentare contemporaneamente l'intensità del lavoro per ogni operaio e complessivamente, il salario degli operai relativamente diminuisce, perchè aumenta la parte di lavoro gratis che gli operai fanno per i padroni.

Il parallelo con l'operazione ArcelorMittal/Ilva - che fa la stampa - non è solo nell'operazione di rafforzamento delle multinazionali nella produzione dell'acciaio in Europa, ma anche nei numeri degli esuberi e delle conseguenze di attacco alle condizioni di lavoro degli operai. 
Entrambe le operazioni sono all'interno del controllo esclusivo del mercato europeo dell'acciaio - Non dimentichiamo che sempre una multinazionale indiana, la Jindal, ha recentemente acquisito la ex Lucchini.

Su questo riportiamo stralci dal capitolo "La spartizione del mondo tra i complessi capitalistici" del libro tratto dalla Formazione operaia "Lo studio rivolto agli operai de L'imperialismo fase suprema del capitalismo di Lenin"- Questo studio ha l’obiettivo chiaro e semplice di dare ai proletari che vogliono capire e lottare contro il mondo esistente, l’arma per leggere i processi che sono sotto gli occhi di tutti e che producono gli eventi generali e particolari delle condizioni di vita e di lavoro delle masse.
*****

"Scrive Lenin:“Le associazioni monopolistiche dei capitalisti - cartelli, sindacati, trust - anzitutto
spartiscono tra loro il mercato interno e si impadroniscono della produzione del paese. Ma in regime capitalista il mercato interno è inevitabilmente connesso col mercato esterno. Da lungo tempo il capitalismo ha creato il mercato mondiale. E a misura che cresceva l’esportazione di capitali, si allargavano le relazioni estere e coloniali e le “sfere di influenza” delle grandi associazioni monopolistiche, “naturalmente” si procedeva sempre più verso accordi internazionali tra di esse e verso la creazione di cartelli mondiali.
Questo è un nuovo gradino della concentrazione mondiale del capitale e della produzione, un gradino molto più elevato del precedente”...

...Con i progressi nella tecnica del capitalismo, i “cartelli” si concentrano sempre più e, grazie alla funzione che svolgono le banche, diventano concentrazioni industriali e finanziarie, e nelle crisi, in realtà, lungi dall’andare in rovina, accelerano quei processi che portano all’aumento della potenza di fuoco dei grandi cartelli industrial-finanziari, che possiamo chiamare, per semplificare, multinazionali...

"... nell’età del capitale finanziario, i monopoli statali e privati s’intreccino gli uni con gli altri e tanto gli uni quanto gli altri siano semplicemente singoli anelli della catena della lotta imperialistica tra i monopolisti più cospicui per la spartizione del mondo”...
... “I cartelli internazionali mostrano fino a qual punto si siano sviluppati i monopoli capitalistici, e quale sia il motivo della lotta tra i complessi capitalistici... Infatti può mutare. e di fatto muta continuamente la forma della lotta, a seconda delle differenti condizioni parziali e temporanee; ma finchè esistono classi non muta mai assolutamente la sostanza della lotta, il suo contenuto di classe”...

...Lenin dice: “I capitalisti si spartiscono il mondo non per la loro speciale malvagità, bensì perchè il grado raggiunto dalla concentrazione li costringe a battere questa via, se vogliono ottenere dei profitti. E la spartizione si compie “proporzionalmente al capitale”, “in proporzione alla forza”, poiché in regime di produzione mercantile e di capitalismo non è possibile alcun altro sistema di spartizione”.
I riformisti invece quando un imperialismo è minore in proporzione al capitale o è minore in proporzione alla forza, combattono l’imperialismo maggiore, e sostengono coscientemente o incoscientemente, a parole o spesso coi fatti, l’imperialismo minore.
E’ questo che c’è dietro nei giorni nostri all’appoggio alla Russia di Putin rispetto agli Usa in alcuni scacchieri internazionali, è questo che c’è dietro al sostegno ai paesi europei nei confronti dell’”impero americano” ed è questo che c’è dietro i cosiddetti “no euro” nei singoli paesi imperialisti e capitalisti europei nella contesa rispetto alla Germania, ecc.
Essi esaminano la forma della lotta, quindi di questa contesa, ma non la sostanza, direbbe Lenin. Lotta, come dice Lenin, che “oggi può essere pacifica, domani bellica, dopodomani nuovamente pacifica”.
Tutte queste lotte si muovono dentro la spartizione del mondo, la spartizione economica del mondo e la spartizione territoriale del mondo, la lotta per le colonie, la “lotta per il territorio economico”.

Quello che serve oggi ai proletari è innanzitutto la chiarezza semplice del mondo in cui vivono, chiarezza su chi sono i nemici, chiarezza del perchè gli operai di tutto il mondo, i popoli e le classi oppresse dall’imperialismo devono unirsi, e che solo da questa unità internazionale può scaturire la forza materiale per combattere questo sistema.

Nessun commento:

Posta un commento