Fermiamo il Genocidio in India!
La Revolutionary Writers Association (RWA) ha lanciato questa petizione e l'ha indirizzata ad Amnesty International e a 4 altre organizzazioni umanitarie
Adivasi
e Maoisti sono popolo dell’India
Un
governo che conduce una guerra contro i propri cittadini va
condannato!
La
polizia ha dichiarato che il 22 aprile sulle rive del fiume Indravati
nella regione di Boriya e Kasansur, distretto di Gadchiroli, in
Maharashtra ha avuto luogo uno scontro armato tra polizia e maoisti.
Fu dichiarato che in quello scontro erano morti 16 maoisti. Il 24
maggio altri 15 cadaveri di maoisti sono stati trovati che
galleggiavano nel fiume. I media hanno riferito che in totale sono 40
i
maoisti morti. Anche se la polizia ha dichiarato che si è trattato di uno scontro a fuoco, è chiaro, dall'uso delle armi più moderne da parte dei commando C-60 e delle forze CRPF, che questi hanno circondato le vittime e aperto il fuoco unilateralmente.
maoisti morti. Anche se la polizia ha dichiarato che si è trattato di uno scontro a fuoco, è chiaro, dall'uso delle armi più moderne da parte dei commando C-60 e delle forze CRPF, che questi hanno circondato le vittime e aperto il fuoco unilateralmente.
Potrebbe
essere il primo caso per numero di vittime di massacro pianificato da
parte delle forze di polizia nella storia dell'India moderna. In
effetti, non si sa ancora quanti siano stati uccisi nel massacro. Un
governo che uccide la propria gente è causa di grande preoccupazione
per i democratici di tutto il paese.
Questo
tipo di fatti sono diventati un fenomeno ricorrente nell'India
centrale. Anche il massacro di Gadchiroli va visto come parte di un
piano più ampio portato avanti nell'India centrale. I governi di
quegli stati e quello centrale stanno lanciando questo tipo di azioni
in modo pianificato, con l'obiettivo di annientare tanto gli Adivasi
quanto i Maoisti. Tanto la società civile quanto le organizzazioni
per la difesa dei diritti hanno dichiarato che non si è trattato di
uno scontro, come dichiarato dalla polizia, ma di un fuoco
unilaterale aperto dalle forze di polizia. Il recente comunicato del
Ministro degli Interni centrale Rajnath Singh, che parla di uso
dell'aviazione (droni, elicotteri e bombardamenti a tappeto) per
annientare i maoisti in Chattishgarh, svela l’origine del massacro
di Gadchiroli. Nell’attuare questo piano per stroncare il movimento
maoista, il governo centrale ha riunito tutte le politiche attuate
finora a questo scopo sotto l’ombrello della "Operazione
samdhan-2022". Hanno affermato che il loro scopo è quello di
sradicare il movimento maoista entro il 2022. Sull’altra sponda
lato del fiume Godavari, ij nome del “corridoio Rakshana”, anche
il governo Telangana è responsabile di attacchi con droni ed
elicotteri contro gli Aadivasi che vivono nella cintura fluviale di
Godavari.
Questo
scenario di violenze e stragi di stato è diffuso e visibile in tutto
il paese. Il capo della polizia di Gadchiroli, Avinash Deshmukh, in
un'intervista televisiva ha parlato spudoratamente rivendicando il
massacro, senza alcun timore della società civile democratica. Ha
detto "spazzeremo via i maoisti" e ribadito che "non
fermeremo la guerra in corso, costi quel che costi". Uno
scenario preoccupante. In sostanza, è una questione da cui dipende
il futuro della democrazia nel paese. Governi fortemente
militarizzati che attaccano il proprio popolo rappresentano una
minaccia per i diritti democratici e civili dello stesso popolo. Va
anche detto che dopo i fatti di Gadchiroli, molti Adivasi e
rivoluzionari sono stati uccisi in tutto il paese in cosiddetti
scontri. In questo frangente, chiediamo a ogni cittadino di questo
paese di protestare contro gli assassinii di stato ed esigere che i
governi fermino gli assassini. Facciamo appello alle organizzazioni
internazionali per i diritti umani, alle organizzazioni per i diritti
democratici, alle organizzazioni di massa e progressiste e alla
società civile in generale perché scendano in campo per fermare la
guerra contro gli Aadivasi nel paese e difendere il diritto alla vita
del popolo.
20. 5. 2018
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