Al referendum sull'aborto la maggioranza dei votanti, il 68%, ha scelto di abrogare l'art. 40.3.3 della Costituzione (conosciuto come l’ottavo emendamento) che pone il divieto quasi totale di interrompere volontariamente una gravidanza - una delle leggi più restrittive in Europa sull'interruzione volontaria di gravidanza, secondo cui l''aborto in Irlanda è punibile con quattordici anni di carcere, se non nel caso in cui la donna sia a rischio concreto di vita.
Ora, la battaglia delle donne non è finita.
L'abrogazione dell'articolo va di pari passo con la sua sostituzione con un nuovo articolo che permetta al parlamento irlandese di legiferare sulla questione; inoltre resta il fatto che questo referendum è stato proposto dal primo ministro leader del partito di centrodestra, che l'ha dovuto promuovere a fronte del clamore popolare creatosi per la morte di una donna di origine indiana incinta, la dentista Savita Halappanavar, morta per setticemia dopo che le era stata negata dai medici un'interruzione di gravidanza.
Tutto questo crea una pesante ipoteca su quale nuova legge vorranno far passare.
Ma questo della vittoria del referendum è un primo passo che aiuta la lotta delle donne.
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