martedì 22 maggio 2018

pc 22 maggio - Per gli operai FCA, e non solo, il "nuovo" governo fascio/razzista/populista al servizio del fascismo padronale e la repressione. Dai 5 licenziati Pomigliano


21 Maggio 2018 
FCA: DUE ANNI E MEZZO FUORI DALLA FABBRICA PERCHÉ ABBIAMO DETTO LA VERITÀ
Governi vecchi e nuovi, operai sempre in croce.
I cinque operai ex-licenziati Fca Pomigliano sono stati a Piazza del Quirinale a Roma, a poche ore dal conferimento dell'incarico del nuovo governo anti-operai Lega - Movimento 5 Stelle da parte del presidente della Repubblica Mattarella. Come già durante una delle loro ultime proteste (durante il festival di Sanremo, vedi qui), gli operai sono stati bloccati e sottoposti a fermo, perché volevano portare la loro "croce" davanti ai palazzi del potere. Sfruttamento e condizioni neo-schiaviste, omicidi sui luoghi di lavoro, salari da fame e licenziamenti per
rappresaglia, tutto quello che oggi costituisce la "questione operaia" non interessa a chi si appresta a governare per conto di industriali e banchieri.
Di seguito, il comunicato stampa dei 5 operai: 

FCA: DUE ANNI E MEZZO FUORI DALLA FABBRICA PERCHÉ ABBIAMO DETTO LA VERITÀ
Il Tribunale di Nola diede ragione alla FCA e confermò il nostro licenziamento.
La corte d'appello di Napoli ha ribaltato quella sentenza e ha ordinato alla FCA il reintegro.
Ora siamo in attesa da mesi del pronunciamento della Corte di Cassazione a cui la FCA ha fatto ricorso.
Nel frattempo noi siamo ancora fuori dallo stabilimento.
Pagati, ma tenuti a casa.
Quale enorme delitto abbiamo compiuto per essere trattati così?
Abbiamo denunciato la condizione di insicurezza e di mancanza di prospettive dello stabilimento FIAT di Nola, inventato di sana pianta nel 2008 per confinare 316 operai non più utili, o poco desiderabili per la nuova FIAT, che il piano Marchionne dell'epoca (uno dei tanti), stava preparando.
Quegli operai erano tutti RCL (ridotte capacità lavorative) cioè quella parte fisiologica di operai che i processi produttivi rovinano nella mente e nel fisico dopo anni di lavoro sulle linee; oppure erano sindacalizzati e potenziali elementi di contagio pericoloso per gli altri operai che si preparavano a un decennio di furore sulle linee di montaggio della Panda a ritmi raddoppiati e con meno pause di riposo.
Quella di Nola appariva una fabbrica a tempo, che presto sarebbe stata chiusa.
Tutti lo pensavamo e qualcuno, di questa mancanza di prospettive, si ammalò, suicidandosi, come Maria Baratto e Giuseppe De Crescenzo.
Eravamo degli invisibili e per diventare visibili ci inventammo il finto suicidio di Marchionne e fummo licenziati in cinque.
Da allora lo stabilimento di Nola e la condizione di quegli operai non è più andata nel dimenticatoio.
Avevamo torto?
Eravamo esagerati a criticare la dirigenza FIAT allora?
La risposta migliore ci viene data dalla cronaca di questi giorni: dopo anni in cui hanno lavorato solo la metà circa di noi, a ritmi impossibili e senza nessuna opposizione sindacale di parte operaia in fabbrica, perché tutti i sindacalizzati sono stati fuori per anni, anche la FIOM, oggi le prospettive per il futuro sono ancora peggiori di quelle di ieri.
La produzione di utilitarie sta per essere trasferita all'estero e in Italia rimarranno solo le auto di lusso che senza grandi calcoli già si sa che impegneranno solo una minima parte degli operai attuali.
I fatti quindi, dicono che eravamo noi ad avere ragione e non la direzione FIAT. 
Ci siamo permessi di dire, e a ragione, che il padrone ha torto e per questo siamo ancora fuori.
I 5 operai ex-licenziati FCA Pomigliano

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