Ieri, e
durerà fino a domenica, è iniziato il congresso a Napoli di Medicina
Democratica. Interventi e relazioni importanti si stanno susseguendo,
sia di esperti, medici, operatori impegnati in vari campi, ecc. che
stanno portando un contributo di analisi scientifica, di esperienza di
lavoro, sia di realtà di lotta ambientali/sociali, una tra tutte ieri
quella di rappresentanti della battaglia della "terra del fuoco".
A
questo congresso è stato invitato lo Slai cobas per il sindacato di
classe per parlare dell'Ilva e del processo "ambiente svenduto". E
volentieri venerdì scorsi siamo intervenuti. Riportiamo stralci
dell'intervento.
All'inizio lo Slai cobas per il
sindacato di classe ha salutato il congresso di Medicina Democratica,
sottolineando il legame che ci unisce in questo periodo per la
presenza comune come parti civili al processo Ilva.
Abbiamo quindi spiegato la portata del
processo Ilva, che fa di esso un fatto non solo di Taranto ma di
importanza nazionale, e per questo si è invitato il congresso di
Medicina democratica a darvi il necessario rilievo nazionale.
Il processo "ambiente svenduto" -è stato detto - è la “madre” di tutti i
processi di questo genere, sia per la quantità e tipologia, varietà dei
reati, che danno un quadro di come in Ilva non in un solo ma in tanti
modi si è metta a rischio e venga attaccata la salute e la vita degli
operai e degli abitanti della città; sia per l'alto numero e il
ventaglio degli imputati, che vanno dai padroni, ai capi, agli
amministratori locali, ai responsabili degli organi che doveva
esercitare un controllo, ecc.
Abbiamo spiegato il senso della nostra
organizzazione di parti civili, prima di tutto organizzando gli
operai Ilva e dell'appalto, i lavoratori cimiteriali e chi lavora nei
pressi dell'Ilva, gli abitanti dei quartieri inquinati, perchè è
soprattutto la presenza di queste realtà, con la loro indignazione,
volontà di giustizia, che deve pesare nel processo e può determinarlo. Anche il tipo
di avvocati che ci segue gratuitamente è figlio di questa
impostazione, per esempio gli avvocati di Torino che hanno già
seguito processi simili, come Eternit, Thyssen.
Ma per capire il processo Ilva, occorre
capire la realtà di questa fabbrica: la più grande realtà
siderurgica non solo a livello nazionale, ma europeo; una fabbrica
grande due volte Taranto (che conta 200mila abitanti), tuttora in produzione, in cui
lavorano tuttora circa 11mila operai, più 7mila dell'appalto e
dell'indotto. Una fabbrica che è già stata, e lo è tuttora, in mano
pubblica per ben 35anni, e in mani private per 17 anni. Questa realtà
è bene tenerla presente anche quando si parla, a volte troppo
facilmente, di “soluzioni”.
Quindi è stato fatto il punto del processo, che vede allo stato attuale aspetti negativi e positivi:
Gli aspetti negativi sono dati
soprattutto dal fatto che gli avvocati degli imputati non si
difendono nel processo ma dal processo, e portano avanti
continue di eccezioni, tattiche dilatorie per impedire il processo,
per far andare in prescrizione buona parte dei reati. Ma negativo è
anche l'atteggiamento della Corte d'Assisi che, pur se alla fine sta
respingendo finora tutte le eccezioni, dà tutto lo spazio agli avvocati degli imputati, abusa delle camere
di consiglio e quindi contribuisce ad un allungamento abnorme dei
tempi, che è già una ingiustizia.
Lo Slai cobas poi si è dilungato sugli
aspetti positivi che stanno venendo dalle testimonianze degli
Ispettori Asl, del lavoro e dei periti che hanno fatto gli
accertamenti dell'inchiesta che ha portato al processo, leggendo
anche pezzi dai verbali delle udienze. Aspetti che in sintesi sono:
il legame inconfutabile tra
inquinamento e sua provenienza dall'Ilva; una distruzione ambientale
che ha portato, per esempio, all'abbattimento di 2271 pecore, inquinati
da diossina.
il legame diretto tra ore di
manutenzione ed effetti inquinanti, a meno ore di manutenzione anche
ordinaria corrispondono più emissioni inquinanti, ecc;
il legame tra aumento della
produttività, cioè dello sfruttamento operaio e aumento
dell'inquinamento.
Sempre riportando stralci delle
testimonianze, si è parlato del ruolo, diverso dalla realtà di
altre fabbriche, di una sorta di “governo ombra”, di “fiduciari”
di Riva che facevano il bello e il cattivo tempo, che comandavano,
minacciavano gli operai che non ci stavano ad avallare situazioni di
permanente rischio per la salute e l'ambiente.
La
parte più importante
dell'intervento è stata a questo punto proprio la lettura di
alcune testimonianze degli operai Ilva al processo, che hanno denunciato
tante situazioni di illegalità, ma che proprio per questo venivano
trasferiti, demansionati, mobbizzati dall'azienda. Operai lasciati
soli dai sindacati confederali, con alcuni delegati addirittura
espulsi dal sindacato perchè avevano osato prendere autonomamente
iniziative sulla sicurezza in fabbrica.
Ma questa azione illegale
dell'azienda, è stato detto, è stata coperta dall'azione del
governo. Dal 2012 i vari governi hanno fatto ben 10 decreti in favore
dell'Ilva, per imporre la continuità della produzione nelle condizioni
di rischio, fino a decidere per legge l'impunità, anche a fronte di infortuni mortali, dei commissari messi dal governo.
E' stata anche riportata l'azione delle
segretarie sindacali; le loro stesse testimonianze al processo, non
solo per quello che facevano ma anche per ciò che non facevano,
mettono in luce le loro corresponsabilità che dovevano già
portarli ad essere nel processo, non fuori di esso.
Ma su questolo Slai cobas ha annunciato la prossima presentazione di un esposto.
Infine, per chiarire che a Taranto non
si tratta di una contrapposizione tra operai che penserebbero solo al
lavoro, al loro salario e si disinteressano dell'ambiente, della
salute e cittadini – come pur una parte della città e associazioni
ambientaliste può pensare – sono state ulteriormente utilizzate
alcune testimonianze di operai al processo per smentire questo.
Ogni giorno – è stato detto – gli
operai sia collettivamente, poco, sia individualmente, spesso, hanno
lottato e lottano per la salute e la sicurezza e hanno pagato con la
propria pelle, ma non hanno vinto.
Ma ogni giorno in Ilva c'è una lotta,
c'è una guerra, ogni giorno c'è una scelta da fare, con gli operai
che non solo protestano ma dicono cosa bisognerebbe fare e azienda,
capi, oggi i commissari che invece dicono NO. Se venissero attuate le
cose che suggeriscono gli operai, se gli operai potessero decidere,
già oggi, già nella fabbrica com'è ora, benchè siderurgica, si
potrebbe abbattere il 50% dell'inquinamento. E', quindi, una guerra
che si svolge in fabbrica, una guerra che dimostra che nocivo è il
capitale non la fabbrica in sé.
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