Il governo Macron, eletto a
maggio 2017, è in piena continuità con il governo Hollande. Arrivato al potere
sulla base dell'opposizione al Fronte nazionale, è immediatamente considerato
un governo reazionario al soldo della borghesia imperialista.
Il ritmo delle riforme e
l'impopolarità del governo hanno dato vita a scioperi ed episodi di resistenza fin
dal momento delle elezioni e l'anno dopo, cosa rara, in rottura con la
tradizionale "tregua sociale" che protegge in genere un presidente
"in stato di grazia" prima delle riforme più dure e che
tradizionalmente arrivano dopo.
La fine dei settori protetti e la crisi dell'imperialismo
Se ciò succede, non è solo a
causa di un personaggio particolare, ma a causa di una tendenza generale.
In molte imprese statali
esistevano vantaggi materiali rispetto al settore privato per i proletari che
vi lavoravano: un salario leggermente più alto, una pensione leggermente
vantaggiosa in particolare e un impiego garantito. Ma, con la crisi, questi
settori sono stati violentemente attaccati. Per ristabilire il saggio del
profitto, i settori pubblici protetti vengono svenduti; lo sfruttamento è
intensificato al fine di rendere questi nuovi mercati redditizi. Non è solo una
volontà del governo, ma una legge
generale del capitalismo che rende obbligatorio il deperimento dello stato "sociale".
generale del capitalismo che rende obbligatorio il deperimento dello stato "sociale".
Grandi imprese e monopoli
capitalisti di stato, come le ferrovie-SNCF, le poste, ospedali pubblici o case
di cura sono venduti a pezzi e il mercato privato si sviluppa sul loro
cadavere.
La dinamica capitalista è anche
parte del fenomeno di "metropolizzazione" già previsto da Marx ed
Engels, teorizzato come la concentrazione del capitale e della popolazione
nelle città sempre più grandi a spese della campagna, abbandonata e utilizzata
solo come "cortile posteriore" delle città, inquinate, abbandonate.
I governi che si susseguono,
infine, agiscono con le stesse dinamiche generali, ed è difficile per esempio vedere
la differenza tra i cinque anni di Hollande, che ha chiuso su una riforma della
disoccupazione e la legge sul lavoro, e il mandato di cinque anni di Macron,
che riprende dalla stessa base. La tendenza generale di ristrutturazione
imperialista del capitalismo nello Stato francese se ne infischia del
"rinnovamento della politica" o degli "sconvolgimenti nella
divisione destra-sinistra" che si dice abbiano avuto luogo durante l'anno
scorso.
L'attacco frontale alla SNCF da
parte del governo Macron è ovviamente emblematico di questo fenomeno. I
ferrovieri considerano in larga misura il gruppo SNCF come una società che non può
che essere pubblica per diversi motivi: ci sono ancora molti sussidi o
riduzioni nelle ferrovie, linee non redditizie sono ancora aperte per servire
l'intero territorio, ecc. Inoltre, ogni stazione e ogni linea è una
concentrazione di lavoratori che il governo deve rompere politicamente. In
questo senso, l'attacco contro la SNCF non è l'attacco a un particolare
settore, ma un attacco contro l'intero proletariato, contro la classe
lavoratrice in generale. Rompere la resistenza alla SNCF significa mostrare ai
proletari che non è possibile resistere; è il metodo Thatcher di spezzare i più
forti per dimostrare che nessuna alternativa è possibile.
Ma non è solo SNCF. Anche i
proletari della salute, specialmente nelle case di cura, sono attaccati
violentemente: i ritmi aumentano, l'umanità dei lavoratori è totalmente negata.
Le pratiche barbare sono tante contro gli anziani che pagano una fortuna per
sopravvivere da soli e isolati. Se i proletari del servizio pubblico sono già
sfruttati, la privatizzazione è l'intensificazione dello sfruttamento già
esistente.
Nel trattamento dei rifiuti, un
settore particolarmente difficile per lavoratrici e lavoratori, la CGT chiede
di creare uno status unico tra pubblico e privato, cioè di tornare
all'intensificazione dello sfruttamento in seguito alla vendita ai privati di molti
strumenti produttivi nel settore.
La fine dei movimenti sociali all’antica
Oggi, le grandi centrali sindacali
non possono più richiedere uno sciopero
generale rinnovabile [quotidianamente con decisione di lavoratori in
assemblea, ndt], lo spirito della lotta dei lavoratori è stato diluito e la
leadership politica proletaria non ha il controllo. Il trotskismo e la
socialdemocrazia, che hanno sempre lavorato mano nella mano, non hanno più la
capacità di convocare grandi movimenti di massa, che a volte sfuggivano loro di
mano.
Ma la natura ha paura del vuoto.
Sono i vicoli ciechi delle direzioni di questi movimenti che li hanno sviliti.
Dove c'è oppressione, c'è resistenza. Al di fuori di questi vecchi mezzi, si
stanno sviluppando molte nuove cose e nuove lotte. Mentre vengono sviliti dall'alto,
i sindacati vedono apparire in molti settori delle cellule combattive, spesso
create da lavoratori senza affiliazione politica, contro l'aumento dei ritmi, i
salari più bassi, la ristrutturazione. Questi settori conducono spesso lotte
prolungate, che oggi si elevano qualitativamente in grandi movimenti di massa.
È interessante ad esempio notare
l'apparizione non di uno sciopero duro illimitato, ma di uno sciopero
"rotante", 2 giorni alla settimana alla SNCF. Questo può avere
aspetti positivi (volontà di sabotare l'apparato produttivo, convincere i
colleghi durante i periodi di lavoro, dimostrare che il riavvio del dispositivo
è lungo a causa della mancanza di investimenti, ...). D'altra parte, ha anche
aspetti negativi: il tempo impiegato al lavoro ruba il tempo necessario per
costruire il movimento di sciopero, la repressione quotidiana colpisce gli
scioperanti, ecc. Comunque sia, è un fenomeno nuovo.
Alla Carrefour, che non è comunque
considerata un bastione della combattività proletaria, il grande lavoro dei
sindacalisti ha incontrato la volontà di dignità e combattimento degli
impiegati, alle casse, reparti scaffali o magazzini. Questo si esprime in un
movimento come non si è mai visto prima: più di 20.000 persone in sciopero (20%
della forza lavoro) in un settore in cui i luoghi di lavoro sono molto
frammentati, lo sfruttamento feroce, l’inquadramento autoritario. Per le
lavoratrici e i lavoratori di queste imprese, lo sciopero è anche un mezzo per
recuperare la dignità e le rivendicazioni contro i cattivi quadri sono
tantissime. È la testa che si solleva contro lo sfruttamento e tutto ciò che
genera: violenza, controllo, molestie, ritmi, orari spostati, vita sociale
rovinata.
In tutte queste aziende è
importante vedere che le manifestazioni e gli interventi si svolgono
all'interno dell'azienda stessa, i cortei di diverse centinaia di persone percorrono
gli ingressi dei negozi, le assemblee generali si svolgono nelle stazioni
ferroviarie o negli uffici postali, nei centri di smistamento, con l’occupazione
di luoghi eccetera. Ciò può solo riscaldare i cuori di tutti coloro che vogliono
un cambiamento nella società.
Non sono i funzionari o gli
strati superiori del proletariato guidati dalla piccola borghesia che si mobilitano,
ma proprio il cuore del proletariato, la classe operaia.
In assenza della cultura di
direzione comunista in Francia da più di 60 anni, non ci sono sindacati con
posizioni rivoluzionarie; nella migliore delle ipotesi, posizioni combattive e
massimaliste, che sostengono forti aumenti salariali, meno fatica e metodi
forti per arrivarci. Ma nessuno dice "ci vuole una rivoluzione socialista".
Queste posizioni, se seguite ciecamente da rivoluzionari onesti, porteranno
solo all'economismo, alla difesa dei salari e alle battaglie perse in anticipo
per il "servizio pubblico". Qual è dunque il ruolo dei comunisti?
I comunisti devono cominciare ad abbattere i muri della prigione
capitalista
Tra i lavoratori di base nel
sindacato, ci sono molte persone che vorrebbero una rivoluzione, ma che, prese
dal lavoro quotidiano sindacale, si ritrovano lontane dalla politica
rivoluzionaria. Ci sono anche molte persone, fuori dai sindacati o meno, che
vogliono una rivoluzione, ma che, senza strumenti, non riescono ad impegnarsi
politicamente. Per i rivoluzionari, c'è molto lavoro da fare.
Torniamo ai sindacati. La
principale differenza tra i sindacati è principalmente nella "forza di
proposizione" di questi ultimi. Tutti sostengono di essere maggiormente in
grado di portare benefici materiali alla loro base e di avere una strategia
migliore per acquisirli, ma nessuno vuole una vera rottura. Inoltre, anche nel
caso dei sindacati più volonterosi, determinati, onesti e dediti, la macchina
confederale e il sistema di contrattazione quasi centenario rompe le volontà
individuali: alla fine, nessun sindacato rimane indenne da qualche tradimento, dalla
firma di accordi indegni, ecc. Non è una questione di volontà, è una questione
di pratica e di direzione politica. Senza uno strumento politico, senza un
centro ideologico, senza un'organizzazione disciplinata, è impossibile non
essere schiacciati dalla macchina.
In questa battaglia, il ruolo dei
comunisti è di andare tra le masse, fare inchiesta, trovare ciò che si è fatto
di giusto, imparare, sintetizzare e anche organizzare. Ma soprattutto avvisare
che la violenza sarà inevitabile per evitare la sconfitta, che bisogna
organizzarla, altrimenti i lavoratori saranno schiacciati. I comunisti devono
andare nei picchetti, fare inchiesta umilmente e dare il proprio contributo per
rafforzare la lotta, rafforzare l'unità e fare un'utile propaganda: fornire le
interpretazioni giuste per definire amici e nemici, costruire gli strumenti e
mostrare che solo la rivoluzione può cambiare la vita.
In effetti, ci sono un sacco di
meccanismi e leve a disposizione dei capitalisti per recuperare ciò che è stato
"concesso" dalla socialdemocrazia: lotta violenta o pacifica, mezzi
economici (l'inflazione: aumento degli affitti e l'aumento dei prezzi,
deflazione o altro).
I comunisti non possono arrivare
con aria sprezzante e dare lezioni. Le lavoratrici e i lavoratori hanno
imparato dalla lotta di classe, e noi dobbiamo imparare delle lotte di queste
aziende prima di dare il nostro parere. Il nostro ruolo è principalmente quello
di dire: una rivoluzione è necessaria, senza rivoluzione non ci può essere un
vero cambiamento, e senza lavoratrici e lavoratori, non si possono trovare i
metodi corretti per la rivoluzione. Mobilitiamo attorno a noi le masse,
impariamo a fare la rivoluzione. Le grandi lotte di classe sono la scuola dei
communisti e delle masse, ed è solo così che possiamo costruire quegli
strumenti del nuovo potere come i sindacati rossi - in qualsiasi forma essi
possano esistere – come strumenti necessari per la rivoluzione.
13 aprile 2018
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