domenica 15 aprile 2018

pc 15 aprile - Lotta di classe in Francia: sugli scioperi attuali contro Macron un intervento dei compagni del Partito Comunista maoista Francia

Sugli scioperi attuali
Il governo Macron, eletto a maggio 2017, è in piena continuità con il governo Hollande. Arrivato al potere sulla base dell'opposizione al Fronte nazionale, è immediatamente considerato un governo reazionario al soldo della borghesia imperialista.
Il ritmo delle riforme e l'impopolarità del governo hanno dato vita a scioperi ed episodi di resistenza fin dal momento delle elezioni e l'anno dopo, cosa rara, in rottura con la tradizionale "tregua sociale" che protegge in genere un presidente "in stato di grazia" prima delle riforme più dure e che tradizionalmente arrivano dopo.

La fine dei settori protetti e la crisi dell'imperialismo
Se ciò succede, non è solo a causa di un personaggio particolare, ma a causa di una tendenza generale.
In molte imprese statali esistevano vantaggi materiali rispetto al settore privato per i proletari che vi lavoravano: un salario leggermente più alto, una pensione leggermente vantaggiosa in particolare e un impiego garantito. Ma, con la crisi, questi settori sono stati violentemente attaccati. Per ristabilire il saggio del profitto, i settori pubblici protetti vengono svenduti; lo sfruttamento è intensificato al fine di rendere questi nuovi mercati redditizi. Non è solo una volontà del governo, ma una legge
generale del capitalismo che rende obbligatorio il deperimento dello stato "sociale".
Grandi imprese e monopoli capitalisti di stato, come le ferrovie-SNCF, le poste, ospedali pubblici o case di cura sono venduti a pezzi e il mercato privato si sviluppa sul loro cadavere.
La dinamica capitalista è anche parte del fenomeno di "metropolizzazione" già previsto da Marx ed Engels, teorizzato come la concentrazione del capitale e della popolazione nelle città sempre più grandi a spese della campagna, abbandonata e utilizzata solo come "cortile posteriore" delle città, inquinate, abbandonate.
I governi che si susseguono, infine, agiscono con le stesse dinamiche generali, ed è difficile per esempio vedere la differenza tra i cinque anni di Hollande, che ha chiuso su una riforma della disoccupazione e la legge sul lavoro, e il mandato di cinque anni di Macron, che riprende dalla stessa base. La tendenza generale di ristrutturazione imperialista del capitalismo nello Stato francese se ne infischia del "rinnovamento della politica" o degli "sconvolgimenti nella divisione destra-sinistra" che si dice abbiano avuto luogo durante l'anno scorso.

L'attacco frontale alla SNCF da parte del governo Macron è ovviamente emblematico di questo fenomeno. I ferrovieri considerano in larga misura il gruppo SNCF come una società che non può che essere pubblica per diversi motivi: ci sono ancora molti sussidi o riduzioni nelle ferrovie, linee non redditizie sono ancora aperte per servire l'intero territorio, ecc. Inoltre, ogni stazione e ogni linea è una concentrazione di lavoratori che il governo deve rompere politicamente. In questo senso, l'attacco contro la SNCF non è l'attacco a un particolare settore, ma un attacco contro l'intero proletariato, contro la classe lavoratrice in generale. Rompere la resistenza alla SNCF significa mostrare ai proletari che non è possibile resistere; è il metodo Thatcher di spezzare i più forti per dimostrare che nessuna alternativa è possibile.
Ma non è solo SNCF. Anche i proletari della salute, specialmente nelle case di cura, sono attaccati violentemente: i ritmi aumentano, l'umanità dei lavoratori è totalmente negata. Le pratiche barbare sono tante contro gli anziani che pagano una fortuna per sopravvivere da soli e isolati. Se i proletari del servizio pubblico sono già sfruttati, la privatizzazione è l'intensificazione dello sfruttamento già esistente.
Nel trattamento dei rifiuti, un settore particolarmente difficile per lavoratrici e lavoratori, la CGT chiede di creare uno status unico tra pubblico e privato, cioè di tornare all'intensificazione dello sfruttamento in seguito alla vendita ai privati di molti strumenti produttivi nel settore.
La fine dei movimenti sociali all’antica
Oggi, le grandi centrali sindacali non possono più richiedere uno sciopero generale rinnovabile [quotidianamente con decisione di lavoratori in assemblea, ndt], lo spirito della lotta dei lavoratori è stato diluito e la leadership politica proletaria non ha il controllo. Il trotskismo e la socialdemocrazia, che hanno sempre lavorato mano nella mano, non hanno più la capacità di convocare grandi movimenti di massa, che a volte sfuggivano loro di mano.
Ma la natura ha paura del vuoto. Sono i vicoli ciechi delle direzioni di questi movimenti che li hanno sviliti. Dove c'è oppressione, c'è resistenza. Al di fuori di questi vecchi mezzi, si stanno sviluppando molte nuove cose e nuove lotte. Mentre vengono sviliti dall'alto, i sindacati vedono apparire in molti settori delle cellule combattive, spesso create da lavoratori senza affiliazione politica, contro l'aumento dei ritmi, i salari più bassi, la ristrutturazione. Questi settori conducono spesso lotte prolungate, che oggi si elevano qualitativamente in grandi movimenti di massa.
È interessante ad esempio notare l'apparizione non di uno sciopero duro illimitato, ma di uno sciopero "rotante", 2 giorni alla settimana alla SNCF. Questo può avere aspetti positivi (volontà di sabotare l'apparato produttivo, convincere i colleghi durante i periodi di lavoro, dimostrare che il riavvio del dispositivo è lungo a causa della mancanza di investimenti, ...). D'altra parte, ha anche aspetti negativi: il tempo impiegato al lavoro ruba il tempo necessario per costruire il movimento di sciopero, la repressione quotidiana colpisce gli scioperanti, ecc. Comunque sia, è un fenomeno nuovo.
Alla Carrefour, che non è comunque considerata un bastione della combattività proletaria, il grande lavoro dei sindacalisti ha incontrato la volontà di dignità e combattimento degli impiegati, alle casse, reparti scaffali o magazzini. Questo si esprime in un movimento come non si è mai visto prima: più di 20.000 persone in sciopero (20% della forza lavoro) in un settore in cui i luoghi di lavoro sono molto frammentati, lo sfruttamento feroce, l’inquadramento autoritario. Per le lavoratrici e i lavoratori di queste imprese, lo sciopero è anche un mezzo per recuperare la dignità e le rivendicazioni contro i cattivi quadri sono tantissime. È la testa che si solleva contro lo sfruttamento e tutto ciò che genera: violenza, controllo, molestie, ritmi, orari spostati, vita sociale rovinata.
In tutte queste aziende è importante vedere che le manifestazioni e gli interventi si svolgono all'interno dell'azienda stessa, i cortei di diverse centinaia di persone percorrono gli ingressi dei negozi, le assemblee generali si svolgono nelle stazioni ferroviarie o negli uffici postali, nei centri di smistamento, con l’occupazione di luoghi eccetera. Ciò può solo riscaldare i cuori di tutti coloro che vogliono un cambiamento nella società.
Non sono i funzionari o gli strati superiori del proletariato guidati dalla piccola borghesia che si mobilitano, ma proprio il cuore del proletariato, la classe operaia.
In assenza della cultura di direzione comunista in Francia da più di 60 anni, non ci sono sindacati con posizioni rivoluzionarie; nella migliore delle ipotesi, posizioni combattive e massimaliste, che sostengono forti aumenti salariali, meno fatica e metodi forti per arrivarci. Ma nessuno dice "ci vuole una rivoluzione socialista". Queste posizioni, se seguite ciecamente da rivoluzionari onesti, porteranno solo all'economismo, alla difesa dei salari e alle battaglie perse in anticipo per il "servizio pubblico". Qual è dunque il ruolo dei comunisti?
I comunisti devono cominciare ad abbattere i muri della prigione capitalista
Tra i lavoratori di base nel sindacato, ci sono molte persone che vorrebbero una rivoluzione, ma che, prese dal lavoro quotidiano sindacale, si ritrovano lontane dalla politica rivoluzionaria. Ci sono anche molte persone, fuori dai sindacati o meno, che vogliono una rivoluzione, ma che, senza strumenti, non riescono ad impegnarsi politicamente. Per i rivoluzionari, c'è molto lavoro da fare.
Torniamo ai sindacati. La principale differenza tra i sindacati è principalmente nella "forza di proposizione" di questi ultimi. Tutti sostengono di essere maggiormente in grado di portare benefici materiali alla loro base e di avere una strategia migliore per acquisirli, ma nessuno vuole una vera rottura. Inoltre, anche nel caso dei sindacati più volonterosi, determinati, onesti e dediti, la macchina confederale e il sistema di contrattazione quasi centenario rompe le volontà individuali: alla fine, nessun sindacato rimane indenne da qualche tradimento, dalla firma di accordi indegni, ecc. Non è una questione di volontà, è una questione di pratica e di direzione politica. Senza uno strumento politico, senza un centro ideologico, senza un'organizzazione disciplinata, è impossibile non essere schiacciati dalla macchina.
In questa battaglia, il ruolo dei comunisti è di andare tra le masse, fare inchiesta, trovare ciò che si è fatto di giusto, imparare, sintetizzare e anche organizzare. Ma soprattutto avvisare che la violenza sarà inevitabile per evitare la sconfitta, che bisogna organizzarla, altrimenti i lavoratori saranno schiacciati. I comunisti devono andare nei picchetti, fare inchiesta umilmente e dare il proprio contributo per rafforzare la lotta, rafforzare l'unità e fare un'utile propaganda: fornire le interpretazioni giuste per definire amici e nemici, costruire gli strumenti e mostrare che solo la rivoluzione può cambiare la vita.
In effetti, ci sono un sacco di meccanismi e leve a disposizione dei capitalisti per recuperare ciò che è stato "concesso" dalla socialdemocrazia: lotta violenta o pacifica, mezzi economici (l'inflazione: aumento degli affitti e l'aumento dei prezzi, deflazione o altro).
I comunisti non possono arrivare con aria sprezzante e dare lezioni. Le lavoratrici e i lavoratori hanno imparato dalla lotta di classe, e noi dobbiamo imparare delle lotte di queste aziende prima di dare il nostro parere. Il nostro ruolo è principalmente quello di dire: una rivoluzione è necessaria, senza rivoluzione non ci può essere un vero cambiamento, e senza lavoratrici e lavoratori, non si possono trovare i metodi corretti per la rivoluzione. Mobilitiamo attorno a noi le masse, impariamo a fare la rivoluzione. Le grandi lotte di classe sono la scuola dei communisti e delle masse, ed è solo così che possiamo costruire quegli strumenti del nuovo potere come i sindacati rossi - in qualsiasi forma essi possano esistere – come strumenti necessari per la rivoluzione.
13 aprile 2018

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