L'appello
ribalta la sentenza di primo grado sul processo per le morti da esposizione
alla fibra tossica
Un’immagine di alcuni anni fa dell’Olivetti, dove c’è stata l’esposizione da amianto dei lavoratori
Pubblicato il 18/04/2018
giampiero
maggio
ivrea
(torino)
Tutti assolti perché il fatto non sussiste. L'appello
ribalta la sentenza di primo grado sul processo per le morti da esposizione
all'amianto. I giudici della terza sezione penale della Corte d'Appello hanno
letto la sentenza alle 13 di oggi, mercoledì 18 aprile. Nella terza udienza in
Corte d'appello a Torino, lo scorso 21 febbraio, la Procura generale di Torino
aveva chiesto la conferma delle sentenze di primo grado per tutti gli imputati,
compresi i nomi eccellenti, per le morti da esposizione all'amianto alla
Olivetti, in un periodo compreso tra gli anni Settanta e i primi del
Duemila. Conferme con alcune variazioni, rispetto ad alcuni reati che
andrebbero prescritti. La sentenza di primo grado, ora annullata in
appello, era del luglio 2016 quando il Tribunale di Ivrea aveva pronunciato 13
condanne, infliggendo quelle più pesanti a Franco e Carlo De Benedetti (5 anni
e 2 mesi). Nessuna richiesta di modifica per l'altro imputato eccellente,
Corrado Passera, condannato ad 1 anno e 11 mesi in primo grado.
Comitato
per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Operai morti per amianto
all’Olivetti; nessuno è stato. I padroni ancora una volta assolti.
Oggi 18 aprile 2018 I giudici della Corte d’Appello ribaltando la sentenza di primo grado del luglio 2016 emessa dal tribunale di Ivrea che aveva condannato 13 imputati per la morte degli operai, hanno assolto i padroni, De Benedetti, l’ex ministro Passera e tutti gli imputati. Le tredici condanne si sono trasformate in altrettante assoluzioni. Il processo riguardava casi di dipendenti dell'azienda eporediese che si erano ammalati o erano deceduti per il contatto con sostanze nocive sul luogo di lavoro a Ivrea come in altri stabilimenti Olivetti del Canavese. La Corte d'Appello è andata contro la Procura Generale di Torino, che invece, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado per tutti gli imputati. Inoltre come ormai succede spesso, i giudici non solo hanno assolto i padroni della fabbrica, ma hanno condannato le parti civili, Associazioni e famigliari, compreso il Comune di Ivrea, al pagamento delle spese processuali mandando un segnale chiaro a chi si ribella alle morti sul lavoro e di lavoro. Nella società capitalista attuale, in cui lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è legale e regolato dalle leggi fatte dai politici al loro servizio, questi processi non si devono più da fare perche ricercare la verità e la “giustizia” in una società che mette il profitto prima della salute e della vita umana, può costare caro anche in termini economici. Ora la Procura nel gioco delle parti della democrazia borghese annuncia ricorso in Cassazione, intanto gli operai e i lavoratori continuano a morire, mentre i malati e i famigliari aspettano una “giustizia” che non arriverà mai. Abbiamo perso un’altra battaglia ma la lotta contro lo sfruttamento e le morti “innaturali” continua.
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