che proprio a questo schieramento e all'avvocatessa legata a Berlusconi, piazzata a presidente della Repubblica, venga dato da Mattarella l'incarico per il governo:
Casellati eletta nel quadro di accordo centro destra-M5stelle, mostra inoltre che il rinnovamento e l'anticorruzione promessa da Di Maio è aria fritta.
Serve ora smascherare tra le masse l'effettivo esito del risultato elettorale e mobilitarle politicamente e socialmente
proletari comunisti/PCm Italia
aprile 2018
Caso Gennuso, il tariffario del clan di Avola: "Cinquanta euro a voto.
Ne abbiamo 500
Le carte che
hanno porta
to ai domiciliari il deputato regionale: "L'unico che può fare
tutto è Pippo"
“L’unico che può fare tutto quello che… è Pippo Gennuso”.
Massimo Rubino, grande amico di Francesco Giamblanco, cognato del boss di
Avolta Michele Crapula, non aveva dubbi. Alle Regionali 2017 bisognava votare
Pippo Gennuso. Giamblanco aderì subito alla proposta: “Vedi che noi lo
votiamo”. Anche perché si diceva che Gennuso avesse messo in campo tante
risorse per la campagna elettorale. “Stanno uscendo con le valigie a soldi”,
diceva ancora Rubino, non sospettando che nella stanza era stata piazzata una
microspia dai carabinieri del nucleo Investigativo di Siracusa. Intercettazioni
che hanno portato ai domiciliari Gennuso.
Giambalvo era entusiasta del progetto. I voti non sono mai
mancati alla famiglia Crapula, la famiglia di mafia più importante di Avola.
“Abbiamo 400-500 voti, ma li abbiamo con i fatti”. Però precisava: “I soldi ci
vogliono”. E Rubino si offriva di andare a parlare con il politico, per
chiudere l’affare.
Adesso, la procura di Catania diretta da Carmelo Zuccaro
contesta il 416 ter a Gennuso e ai suoi referenti elettorali in Cosa nostra.
Voto di scambio politico mafioso. Il tariffario della cosca prevedeva 50 euro a
voto. “Trenta li spendi, venti li tieni”, così dicevano. E prevedevano di
incassare 10 mila euro per 500 voti.
I carabinieri hanno registrato diverse telefonate fra Rubino
e Gennuso. E anche incontri. Rubino, ufficialmente il coordinatore di un gruppo
di ciclisti amatoriali, era attivissimo in campagna elettorale. Ma teneva
contatti anche con gli emissari del clan. Ripeteva, a proposito di Gennuso:
“Non si spaventa dei soldi, gli interessa che dieci gliene devi portare”.
Per la procura di Catania, le intercettazioni sono la prova
dell’accordo elettorale stipulato da Pippo Gennuso con esponenti mafiosi. Il
giornale on line La Spia.it di Paolo Borrometi aveva scritto chiaramente dei
rapporti fra Rubino ed esponenti mafiosi, adesso sarà difficile per Gennuso
dire che non sapeva da dove arrivavano i voti dei ciclisti di Avola.
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/04/17/news/caso_gennuso_il_tariffario_del_clan_di_avola_cinquanta_euro_a_voto_ne_abbiamo_500_-194092319/
Nessun commento:
Posta un commento