venerdì 20 aprile 2018

pc 20 aprile - “Operaio di 69 anni” muore sul lavoro, ma si fa finta di niente


I lanci di agenzia sono sempre un po’ prudenti. E i giornali che li ricopiano si guardano bene dal cogliere aspetti sgraditi all’editore, per quanto evidenti.
Prendiamo dunque questa notizia di ieri:
Un operaio di 69 anni, Emanuele Di Paola, è morto in via Fortuna a Palermo cadendo da un’altezza di 8 metri. L’uomo, insieme al figlio, stava lavorando sul tetto in una palazzina quando ha perso l’equilibrio ed è caduto sull’asfalto. E’ morto sul colpo. Le indagini sono condotte dai carabinieri.
Notate niente di strano? Nessun particolare che dovrebbe far scattare nella testa di un
giornalista l’allarme tipico del mestiere (“cazzo, questa è grossa!”).
Beh, a noi sembra proprio che “un operaio di 69 anni” sia una frase che contiene un problema gigantesco, visto che persino con la “riforma Fornero” si va in questo momento in pensione a 66 anni e 7 mesi.
Che ci faceva un operaio di quell’età in cima ad un tetto? Non stava lavorando per se stesso, a quanto pare. Non è insomma il classico incidente di un padrone di casa anziano che si mette a riparare da solo qualcosa nella o sulla sua abitazione.
E’ certo, a legislazione vigente, che il povero Di Paola stessa lavorando in nero, come accade in larga parte dell’edilizia e non solo nel Sud. Chi lo ha “assunto” (parola grossa, senza contratto e con salarioa giornata) ha commesso svariati reati. E’ presumibile quindi che l’operaio stesse cercando di arrotondare il reddito rappresentato da una pensione particolarmente magra, perché a quell’età non si va in giro per tetti se non costretto dal bisogno più stringente. Ma per l’informazione mainstream è tutto “normale”; una notizia così la si relega in taglio basso nelle pagine di cronaca locale, a fianco degli incidenti stradali occasionali.
Quando scriviamo che il progetto delle classi dominanti è “dovete morire prima, possibilmente sul lavoro” non scherziamo affatto. Non è una battuta esagerata scritta o detta per fare un po’ di scena.
E’ proprio così. Noi ci limitiamo a registrarlo. E a lavorare – con l’informazione e l’intervento sociale/politico – per mettere fine a questo progetto.

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