Per sindaco, assessori, consiglieri e dirigenti del Comune di
Napoli alla figuraccia di un provvedimento repressivo e reazionario se ne
aggiunge un’altra sul loro spessore culturale
Dopo anni di
accanimento che hanno portato – direttamente e indirettamente – danni gravissimi
fino alla paralisi, l’odioso provvedimento con cui l’amministrazione del
“rivoluzionario” De Magistris provava ancora a far sgombrare il Centro Culturale
“La Città del Sole” dalla sua legittima sede è stato bloccato: la Soprintendenza
Archivistica e Bibliografica della Campania il 17 gennaio scorso ha emesso
decreto con cui, ai sensi degli artt. 13 e 14 del Decreto Legislativo
22/01/2004, ha dichiarato i nostri fondi librari e archivistici di “interesse
storico particolarmente importante” con i conseguenti obblighi e vincoli di
legge, tra cui la loro inamovibilità.
Ce l’avevano messa
tutta, per anni, con una ostinazione meritevole d’essere impiegata invece sui
veri problemi della città. Lo scopo – per niente istituzionale, ma conforme al
carattere e funzionale alle ambizioni del sindaco e di qualche assessore – era
di “liberare” per intero l’ex Asilo Filangieri in cui “sperimentare”, senza
presenze ingombranti e scomode, la propria interpretazione di “bene comune” e
di “democrazia partecipativa” (due idee molto in voga in certi ambienti
intellettuali e su cui alcuni, con la “Lista Ingroia”, ci hanno messo – e
rimesso – la
faccia).
faccia).
Ci avevano provato
con il Forum Universale delle Culture, che era la vera presenza invasiva
nell’edificio, anche con mezzucci francamente indecorosi, e c’erano riusciti.
Restava da cacciare il Centro dal residuo spazio per “liberare” e disporre
dell’intero Asilo. Ma avevano fatto male i conti con la capacità di resistenza
del Centro. E, alla fine, esasperati, hanno giocato l’ultima carta repressiva e
reazionaria dell’ordinanza di sgombero.
Ha sorpreso anche
che, pur di perseguire la loro allucinazione, tutti costoro hanno lucidamente
rinunciato a ricevere sia la biblioteca che l’archivio del Centro nel circuito
delle biblioteche del Comune al termine del tempo di validità della convenzione
esistente (15 anni, di cui 7 già trascorsi). Ben vero che – altra vergognosa
decisione! – hanno fatto anche perdere al Centro, con consapevole e astiosa
scelta, ben € 222,600,00 e 15 posti di lavoro per giovani, Ma nello sgombero
è insita l’assoluta indifferenza per una biblioteca e un archivio destinati, con
quel provvedimento sciagurato, ad andare dispersi. E non è possibile che un
ex magistrato con la smisurata ambizione di leaderismo politico ben oltre la
cinta muraria di Napoli, filosofi, docenti universitari, intellettuali non
riconoscessero un valore storico e culturale a quei fondi che condannavano allo
smembramento e alla fine e che, invece, in un vicino futuro sarebbero diventati
patrimonio della città. Allora, delle due, l’una: o, conoscendolo, l’hanno
giudicato irrilevante e non meritevole d’essere salvaguardato; oppure non si
sono neppure preoccupati di conoscerlo. In entrambi i casi una vergogna
smisurata per “uomini di cultura” e pubblici amministratori: loro i libri li
“sgomberano”, i nazisti li bruciavano, ma nel fuoco gettavano sia le opere di
Goethe che i romanzi popolari!
Sta di fatto che anche questo disperato e scellerato tentativo è stato frustrato e
lo sgombero non è più possibile.
Ma il provvedimento della Soprintendenza è anche un ceffone sonoro
agli uomini di cultura della giunta e agli intellettualini a cui il sindaco si
compiace – temerariamente – di riferirsi, ma anche a quei “sinistri” che siedono
in consiglio comunale (in qualche caso addirittura in commissione cultura)
soltanto per mostrare impudicamente la propria piaggeria
opportunista.
Spiace che ai margini
di questa nutrita corte del sindaco si collochino numerosi compagni – giovani,
generosi – che hanno però subito la suggestione del “rivoluzionario” De
Magistris. Agli estremi ci sono, da un lato, i giullari e i i profittatori,
dall’altro (con una prudente e comprensibile dose di diffidenza) quelli che che
– per dirla con Totò – volevano “vedere questo stupido dove vuole arrivare” e
quelli che, volendo prioritariamente fare il proprio lavoro nel sociale, hanno
visto in De Magistris la possibilità di farlo più facilmente e anche, magari, di
trarne qualche vantaggio di non poco conto, come uno spazio, che, infatti, il
sindaco, nella migliore tradizione del clientelismo elettorale, ha
concesso. Il che ha una logica ed è perfino giusto. In mezzo la
“moltitudine” degli ingenui e sprovveduti.
Peccato che, intanto,
gli uni per sciatto servilismo o, gli altri, per necessario attendismo o furbo
utilitarismo, abbiano fatto – con eccezioni sul piano personale – come le tre
scimmiette.
Non è grave, non ne vogliamo a nessuno: perché l’acuirsi delle
contraddizioni macina tutto (demagogia, doppiezza, arroganza, ignoranza,
servilismo, opportunismo) e mano mano fa emergere la verità agli occhi di chi
non è né stupido né cortigiano. E le tre scimmiette, infatti, cominciano a
sentire e a vedere, ma anche a parlare. Siam certi che presto
urleranno…
Da domani comincia un’altra storia
Nessun commento:
Posta un commento