Dichiarazioni di Poletti: "...Dovremmo immaginare contratti che non abbiano come unico riferimento l'ora-lavoro". Dopo il Jobs Act, con i contratti a tutele crescenti e la maggiore flessibilità - in entrata e uscita -, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti mette nel mirino direttamente i contratti: "L'ora di lavoro a fronte dei cambiamenti tecnologici è un attrezzo vecchio". Il lavoro, ha spiegato Poletti, è "un pò meno cessione di energia meccanica ad ore, ma sempre più risultato... inserire nei contratti anche altri criteri per la definizione della retribuzione che non siano solo riferimento all'ora-lavoro: l'idea sarebbe quella di misurare anche l'apporto dell'opera e quindi lavorare all'introduzione di forme di partecipazione dei lavoratori all'impresa....
Non solo il capitale paga agli operai solo una parte del loro lavoro, quello strettamente necessario a ricostruire la loro forza-lavoro da sfruttare il giorno dopo; non solo il capitale utilizzando sia lo strumento dell'allungamento puro e semplice della giornata lavorativa sia quello dell'intensificazione del lavoro con l'aumento della produttività, aumenta il tempo di lavoro in cui l'operaio lavora gratis per il profitto del capitalista;
ora il governo più padronale di tutti i tempi, e, al suo interno, il Ministro più "zerbino" degli interessi dei padroni, propone in maniera secca di liberare i capitalisti dal fastidioso vincolo dell'orario di lavoro:
il padrone - dice in sostanza Poletti - può da un lato così utilizzare la forza lavoro operaia quando e come vuole, senza i fastidiosi limiti di orari contrattuali, di numero massimo di ore straordinarie, dei vincoli su riposi giornalieri, settimanali; dall'altro può pagarlo in base al "risultato".
E se il risultato non gli piace? NON TI PAGO...
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