martedì 24 novembre 2015

pc 24 novembre - Governo Renzi: «Nella legge di stabilità più risorse per forze dell’ordine e intelligence».

I frutti della politica repressiva anche in Italia si intensificano: alzato il livello di allarme che significa la possibilità di immediati dispiegamenti di militari e forze di sicurezza sul territorio, legittimazione di campagne mediatiche di odio e razzismo, espulsioni indiscrimanate di stranieri, supporto pratico dell'Italia agli interventi di guerra di Francia, etc.,  ma in particolare l'ossessione anche di Renzi per le cosiddette "periferie", intese come malcontento ed esclusione che significa criminalizzazione e contrasto alle lotte (già in piccolo anche a Bergamo la questura ha cambiato passo cercando di impedire una manifestazione di lavoratori  dello Slai cobas).

In pratica la guerra torna a casa anche sotto forma di aumento dello stato di polizia e di repressione, visto che la situazione sociale e del lavoro è sempre più sotto attacco…

Martedí 24 Novembre 2015 sole 24ore

Sicurezza, la stretta di Renzi


«Se c’è un dato di fatto è che la politica estera oggi si fa partendo dal modo con cui si governano le periferie». È un concetto che Matteo Renzi ha ripetuto spesso in questi giorni che hanno seguito i drammatici fatti di Parigi del 13 novembre, e lo ha ripetuto anche ieri durante una direzione del Pd quasi interamente dedicata al tema del terrorismo internazionale e dell’impegno dell’Italia nella lotta all’Isis. «L’Italia non è un Paese che si tira indietro - ha ribadito il premier confermando la linea cauta del governo - ma non possiamo permetterci una Libia bis». L’allarme sicurezza è sempre altissimo, anche riguardo a quelle “periferie” in cui il malcontento e l’esclusione si possono trasformare in odio jihadista. Proprio ieri sono stati presi anche nel nostro Paese i primi provvedimenti dopo la stretta sugli ambienti fondamentalisti decisa dopo gli attentati di Parigi: quattro marocchini che gravitavano nel bolognese sono stati espulsi con un decreto firmato dal ministro
dell’Interno, Angelino Alfano, «per motivi di sicurezza dello Stato». Nel 2015 salgono così a 59 le espulsioni di soggetti legati al jihadismo, tra i quali quattro imam. E nei prossimi giorni ci saranno prevedibilmente altri allontanamenti. E il ministro Maria Elena Boschi ha confermato: «Nella legge di stabilità più risorse per forze dell’ordine e intelligence».

I quattro espulsi erano già indagati in un’inchiesta della Procura di Bologna per «addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale». Si tratta di Abdelali Bouirki, Abdelkrim Kaimoussi, Mourad El Hachlafi e Said Razek. Nel corso di alcune perquisizioni era stato trovato in loro possesso materiale di propaganda jihadista, un libretto tecnico operativo per la guerriglia in città, indicazioni per la fabbricazione di esplosivi e una sorta di manuale scaricato da internet dove si illustra come fare un attentato alla sede della Banca centrale europea. La Procura aveva chiesto una misura cautelare, rigettata però a settembre dal Gip. Ieri l’espulsione. I quattro abitavano nella zona di Casalecchio di Reno e frequentavano un centro di preghiera in via Rigola.
Massima allerta anche a Roma, dove proprio ieri è scattato il piano sicurezza “intensificato” in vista del Giubileo. La Capitale, di fatto, si blinda: più controlli non solo in centro ma anche in periferia, con l’impiego di duemila uomini a presidio degli obiettivi sensibili (oltre mille), di eventi considerati a rischio e di autobus e metropolitane. Sorvegliati speciali, anche dopo gli allarmi lanciati dall’Fbi, saranno piazza San Pietro, la Sinagoga e il ghetto ebraico ma anche i monumenti più importanti come Colosseo e Fontana di Trevi. Un’attenzione particolare, dopo le stragi parigine nella Ville Lumiere, sarà rivolta anche ai luoghi di ritrovo con «controlli serratissimi» nelle piazze della movida romana. Il prefetto Franco Gabrielli ammonisce tuttavia che una militarizzazione della città sarebbe una sconfitta: «La battaglia contro il terrorismo non si vince o si perde per la presenza in strada di agenti e militari ma per il sistema di sicurezza nel suo complesso che vede l’attività non visibile come la principale».
A questo proposito Renzi ha annunciato per oggi pomeriggio un’iniziativa proprio in Campidoglio, simbolicamente nella sala dove si firmò il Trattato di Roma. «Il governo formulerà una proposta a tutte le forze politiche per una risposta al terrore. Sul fronte della sicurezza e dell’intelligence e sul fronte della risposta culturale». Proprio parlando della sfida culturale dell’Occidente il premier, nel suo discorso di ieri in direzion, ha parlato della necessità «di un nuovo umanesimo». L’intervento di oggi in Campidoglio - precisano in serata da Palazzo Chigi - avrà «due filiere»: la sicurezza appunto, con l’annuncio di interventi concreti sul territorio nazionale; e l’identità, con un altro annuncio sul fronte culturale. «Dunque una risposta a 360 gradi. Non la sola risposta. Ma una risposta, “made in Italy”, alla situazione che stiamo vivendo».

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