(da un articolo di Marco Bascetta)
Germania, le ragioni della svolta
"...L’egemonia tedesca sull’Europa sembra essersi trasformata d’incanto in una luminosa guida morale. I «valori della cultura europea» mettono in ombra quelli della borsa, la responsabilità storica prende il sopravvento su quella contabile, dall’ultimo rifugiato siriano fino alla cancelliera Merkel tutti insieme intonano l’«Inno alla Gioia»... ...Questa correzione di rotta è stata determinata da quattro fattori ben più razionali che emotivi. Il primo, decisivo, è la consapevolezza che la pressione migratoria era ormai inarrestabile. Il governo di Berlino ha dovuto infine prendere atto che non esiste barriera materiale o legislativa in grado di arginare la moltitudine in movimento.Si tratta, dunque, di una vittoria dei migranti, ottenuta a carissimo prezzo, di un risultato della loro straordinaria determinazione. Le frontiere non sono state semplicemente aperte dalla benevolenza dei «padroni di casa», ma travolte da decine di migliaia di persone che esercitavano, prima che qualcuno glielo avesse riconosciuto, il loro «diritto di fuga» e rivendicavano la libertà di movimento. Inoltre bisognava fare in fretta poiché tutto poteva accadere in quell’Ungheria dai tratti sempre più marcatamente fascisti che l’Europa tollera nel suo seno. Aprire la frontiera più che una scelta è stata una necessità.
Il secondo elemento è la scoperta che i sentimenti xenofobi e razzisti non sono affatto maggioritari e neanche così ampiamente diffusi come si credeva. La straordinaria mobilitazione spontanea a sostegno dei rifugiati da Vienna a Monaco a Berlino ha dissipato le ombre disseminate in Germania dai patrioti antislamici di Pegida (ridotti a sparuti gruppuscoli assediati in ogni città tedesca) e dai nazionalisti solo un po’ meno impresentabili di Alternative fuer Deutschland. Di conseguenza il timore che l’apertura agli stranieri dovesse comportare un cospicuo costo elettorale a favore della destra è stato fortemente ridimensionato. Alla fine potrebbe addirittura tradursi in un guadagno per la Cdu di Angela Merkel.
Il terzo fattore era la necessità di restaurare l’immagine della Germania in Europa, grandemente danneggiata dalla gestione della crisi greca... nel sottolineare più volte il fatto che la Germania è un paese forte e sano, Angela Merkel lascia intendere che solo l’esercizio ordinario del rigore permette l’esercizio straordinario della solidarietà. Severa o sollecita che sia la leadership continua risiedere a Berlino. In ogni modo l’operazione di immagine, a giudicare dagli osanna che si levano in mezza Europa e tra le file più fotografate dei profughi, è perfettamente riuscita...
Il quarto fattore è la consapevolezza del fatto che, debitamente governata, l’immigrazione, se a breve termine rappresenta un costo, sul lungo periodo costituisce una formidabile risorsa, soprattutto per un modello economico come quello tedesco. Si tratta allora di mettere a punto gli strumenti e i filtri necessari a questo governo e dunque un diritto di asilo europeo secondo schemi funzionali alla politica migratoria della Bundesrepublik...
...ci sono da stabilire i criteri di ammissione e di esclusione... non è ancora chiaro chi avrà diritto allo status di rifugiato. Di certo non chi proviene dai paesi balcanici (Albania, Serbia, Kosovo, Bosnia) dichiarati sicuri. Il criterio è semplice: una volta dichiarato un paese «sicuro» il rimpatrio sarà immediato. Ma questa definizione si presta alle più arbitrarie e interessate semplificazioni. Tanto più che in molti paesi la «sicurezza» garantita alla maggioranza, spesso non lo è altrettanto per le minoranze...
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