Che gli attacchi dei nazionalisti e fascisti turchi contro la popolazione kurda siano ricorrenti da decenni non è una novità, né è una novità che questi attacchi spesso vedano come complici le forze dell’ordine. Ma da un paio di settimane a questa parte gli attacchi fascisti contro la popolazione kurda in Turchia e contro le sedi del partito filo-kurdo HDP hanno cominciato a crescere esponenzialmente.
A partire dalla notte tra il 23 e il 24 agosto quando, con la collaborazione della polizia, è stato assalita la sede dell’HDP ad Alanya, nel distretto di Antalya.
Il 31 agosto, la casa della famiglia di Figen Şahin, la donna arrestata e torturata dalla polizia di cui abbiamo parlato qui, è stata presa di mira da un vicino all’urlo di “Tua sorella è una terrorista” e “Dobbiamo annientarvi quanto più possibile”.
Con l’inizio di settembre si sono moltiplicati i casi di aggressioni di gruppo contro singole persone. Ibrahim Ch., “colpevole” di aver indossato abiti kurdi, è stato ferocemente picchiato e poi costretto a baciare il busto del dittatore nazionalista Ataturk, mentre il ventunenne Sedat Akbaş è stato accoltellato a morte da un gruppo che lo aveva sentito parlare in kurdo al cellulare.
Negli ultimi giorni, i fascio-nazionalisti hanno organizzato, tramite i social network, numerosi attacchi durante i quali sono stati presi di mira in molte città della Turchia la popolazione kurda, interi quartieri, negozi e abitazioni di kurdi e aleviti e diverse sedi dell’HDP. Aggressioni, fiamme e distruzione, il tutto sotto lo sguardo compiacente delle forze dell’ordine.In Germania, i fascio-nazionalisti turchi hanno raggiunto con dieci auto ragazzi e ragazze kurdi che stavano facendo una marcia da Wuppertal a Düsseldorf per denunciare il massacro in corso nel Kurdistan del nord e chiedere la fine dell’isolamento di Öcalan – a cui non permettono nemmeno che vengano consegnati i libri scritti da lui stesso, col pretesto che conterrebbero “propaganda per un’organizzazione illegale”.
Non c’è da stupirsi di questo crescendo di violenze contro la popolazione kurda, visto che il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha dichiarato che il PKK va sradicato a tutti i costi.
Ma il vero costo di questa guerra genocida, oltre alle decine di civili e di guerriglieri/e uccisi in combattimento, è la crescente violenza contro le donne in Turchia, dove in otto mesi ne sono state uccise 200.
D’altra parte, un numero crescente di giovani kurdi/e in Iraq si sta unendo alla guerriglia – circa cento ogni mese, secondo Zagros Hiwa, portavoce del PKK.
Dopo questo ennesimo bollettino di guerra, concludiamo con una notizia che ci apre il cuore: una donna yezida rapita da ISIS ha ucciso, sparandogli, il comandante Abu Anas, che l’aveva costretta alla schiavitù sessuale nella zona di Mosul.
daKobaneanoi.noblog.org
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