“Hai conquistato Roma ora conquisterai il paradiso” recita un manifesto all’entrata della chiesa. Il suo volto in primissimo piano, vestito di bianco e con il crocifisso al collo, il Colosseo e la Cupola di San Pietro sullo sfondo, e la scritta “Re di Roma” a caratteri scatolati per omaggiare un pezzo da Novanta del clan che nella Capitale gestisce il racket delle estorsioni e dell’usura nella periferia sud est di Roma. Un funerale in cui la parola d’ordine sembra essere una sola: mettere in scena tutto lo sfarzo possibile. E infatti il feretro del boss Casamonica viene trascinato dalla carrozza per le strade della capitale, quasi fosse un capo di Stato, mentre un elicottero lancia petali rossi sulla folla di presenti, che applaude e lancia grida di commiato verso la bara del defunto. Che alla fine viene caricato su una Rolls-Royce, come uno di quei ricevimenti funebri italo americani resi celebri da Hollywood, mentre la banda musicale suona la colonna sonora di un altro celebre film: “2001 Odissea nello spazio”.  
Siamo alla chiesa Don Bosco, quartiere Tuscolano, la stessa che venne negata per i funerali di Pergiorgio Welby, militante del Partito Radicale, deceduto grazie all’aiuto di sanitari che diedero seguito alla sua volontà di porre fine alla sua lunga agonia. Casamonica però non è morto grazie all’eutanasia: per il boss la chiesa è aperta ed accogliente.Un funerale, quello di Vittorio Casamonica, del quale non era stata informata la prefettura.”Di questa vicenda la prefettura non aveva alcuna contezza. Ne chiederemo conto, per cercare di capire, al di là dei clamori, eventuali responsabilità”, promette il prefetto Franco Gabrielli.”È un episodio, continua, che non va sottovalutato, ma neanche amplificato. Resta il fatto che saranno compiuti degli accertamenti. In base all’esito sarà presa una decisione”.
Coinvolto nell’inchiesta su Mafia capitale, indicato come uno dei quattro clan che regnano su Roma dall’inchiesta del settimanale Espresso (e in seguito alla quale sono arrivate pesanti minacce al giornalista Lirio Abbate) il clan dei Casamonica è composto da famiglie sinti, etnia nomade ormai presente da decenni in Italia, originario dall’Abruzzo. Poi, negli Settanta si trasferiscono a Roma dove iniziano a specializzarsi nel racket e nell’usura nella periferie sudest della Capitale. Negli anni Novanta fanno il salto di qualità, s’inseriscono nel mercato degli stupefacenti, prendono il sopravvento nella zona tra Anagnina e Tuscolano, si alleano con i clan dei Castelli, con alcuni affiliati alla ‘Ndrangheta dei Piromalli e Molè, con uomini della Banda della Magliana.